Linea d'ombra - anno X - n. 75 - ottobre 1992

MENESETEUNG Un fiume e una poesia Alice Munro traduzione di Giovanni Pillonca La canadese Alice Munro è nata nel 1931 a Wingham nell'Ontario, dove ha vissuto un'infanzia relativamente povera nel pieno della depressione economica negli anni tra le due guerre mondiali. Nel 1949 ottenne una borsa di studio per l'università del Western Ontario, dove studiò letteratura e incontrò il suo futuro marito; con lui si trasferì nella British Columbia, dove divenne madre di tre figlie. Divorziata dal primo marito contrasse nel 1976 un secondo matrimonio e tornò a vivere nel nativo stato dell'Ontario dove tutt'ora risiede. La narrazione in prima persona, che AliceMunro usa frequentemente potrebbe indurre a pensare che il materiale dei suoi racconti sia di natura autobiografica, ma in realtà si tratta solo di un espediente letterario tendente ad avvicinarla di più all'universo sociale e psicologico dei suoi personaggi, quasi invariabilmente femminili. L'universo tematico che emerge dalle sette raccolte dei suoi racconti non è tuttavia lontano dal reale vissuto dell'autrice, è fedele insomma alla sua biografia-vista in senso lato come una vita di donna, una vita canadese nello scorcio degli ultimi trent'anni; nella loro minuziosità e precisione le singole storie rappresentano istantanee separate di un grande collage tematico della vita di provincia che potrebbe allargarsi all'infinito (stile e temi hanno portato i critici a collegarla con grandi autori di racconti statunitensi, come Flannery O'Connor e James Agee, ma anche con Marce! Proust). Non si può parlare di una netta evoluzione di stile nel caso dei racconti di Alice Munro né di sostanziali svolte tematiche, ma è riconoscibile la diversità di linguaggio dei suoi primi racconti da quello dei più recenti; riguardo a ciò vale la pena di notare che i criteri di raggruppamento delle storie rispecchiano solo in certi casi - Dance of the Happy Shades ( 1968), Lives of Girls and Women ( 1971), The Beggar Maid (1978)- un momento determinato nella vita della scrittrice. ln altre raccolte - Something /'ve Been Meaning to Teli You (1974), The Moons of Jupiter ( 1982), The Progress of Love (1986), traduzione italiana Il percorso dell'amore, Serra & Riva, 1989 - sembra che l'intento dell'autrice sia stato proprio quello di variare di proposito i temi e le storie alternando periodi e interessi tra loro eterogenei. È di questi ultimi anni la tendenza di Alice Munro a condensare nella forma breve, come in Meneseteung il racconto qui tradotto e tratto dall'ultima raccolta, Friend of My Youth (1990), il materiale di un romanzo potenziale, e quello di guardare con gli occhi di una donna matura al passato - l'amore, la vita dei figli, il matrimonio, l'infanzia, le figure della famiglia originaria. (Alessandra Contenti) I Aquilegia, sanguinaria E menta acquatica, Raccogliendone abbracciate Ce ne andiamo spensierati. Il libro si intitola Offerte. Caratteri d'oro sull'azzurro scuro della copertina. Sotto, il nome dell'autore, Almeda Joynt Roth. Il giornale locale, la "Vidette", la definisce la "nostra poetessa". Pare di scorgervi un misto di rispetto e disprezzo, e per la professione e per il sesso-o per la loro prevedibile combinazione. Sulla prima pagina, una fotografia, con il nome del fotografo in un angolo e la data: 1865. Il libro fu pubblicato dopo, nel 1873. La poetessa ha un viso lungo; un naso piuttosto lungo; tristi occhi scuri, gonfi, che sembrano sul punto di rotolare lungo le guance come lacrime gigantesche; una massa di capelli scuri, raccolti intorno al viso in crocchie molli e veli. Una striscia di grigio in evidenza, benché, nella foto, abbia solo venticinque anni. Non una ragazza carina, ma quel genere di donna che può invecchiare bene, senza ingrassare. Porta un vestito, o una giacca, con le pince, guarnita di nastri e con una profonda scollatura riempita da un insieme cascante di pizzi bianchi - un fiocco e dei fronzoli. Porta anche un cappellino, forse di velluto; di un colore scuro che s'accorda con il vestito. È il cappellino, sobrio e informe, qualcosa di simile a un basco morbido, che mi lascia intravedere intenzioni artistiche, o almeno un'eccentricità riservata e testarda in questa giovane donna, il cui collo lungo e il capo teso in avanti indicano anche che è alta e magra e un po' goffa. Dalla vita in su assomiglia a un giovane nobile di un altro secolo. Ma, forse, questa era la moda. "Nel 1854," così scrive nella prefazione al libro, "mio padre ci portò-mia madre, mia sorella Catherine, mio fratello William e me - nelle regioni selvagge (così erano allora) del Canada occidentale. Mio padre faceva il sellaio, ma era un uomo colto, in grado di citare a memoria la Bibbia, Shakespeare e le opere di Edmund Burke. Il successo gli arrise in questa terra nuova e potè aprire un negozio di finimenti e pellami e costruirsi, dopo un anno, la bella casa in cui abito (sola). Quando siamo arrivati qui da Kingston, le cui belle strade non ho più rivisto, ma che ricordo spesso, avevo quattordici anni, ero la figlia più grande. Mia sorella ne aveva undici e mio fratello nove. L'estate del terzo anno, si ammalarono entrambi di una febbre epidemica e morirono nel giro di pochi giorni. Da questa tragedia familiare, la mia cara mamma non si riprese più. La sua salute andò peggiorando e morì tre anni dopo. Da allora ho badato io a mio padre, e sono stata felice di fargli da governante per dodici anni, fino alla sua morte, avvenuta all'improvviso un mattino, nel negozio." "Sin dall'infanzia, mi sono dilettata di poesia - alleviando, a volte, le mie pene che, lo riconosco, non sono state superiori a quelle che deve incontrare qualsiasi ospite di passaggio su questa terra - e mi sono cimentata spesso nella composizione. Le mie dita, infatti, sono sempre stata maldestre ali' uncinetto, e quegli splendidi prodotti dell'arte del ricamo che si vedono spesso - i cestini ricolmi di frutta e fiori, i piccoli olandesi, le ragazze con la cuffia e l'innaffiatoio - anch'essi sono sempre stati fuori dalla mia portata. Al loro posto, invece, come prodotto del mio tempo libero, offro questi umili mazzetti di fiori, queste ballate, distici, riflessioni." Questi i titoli di alcune poesie: "Bambini che giocano", "La fiera degli zingari", "Visita alla mia famiglia", "Angeli nella neve", "Champlain alla foce del Meneseteung", "La scomparsa della foresta antica", "Un guazzabuglio di piante". Ve ne sono altre, più brevi, su uccelli, fiori selvatici, tormente. Altri versi irregolari, burleschi, su quel che la gente pensa mentre ascolta il sermone in chiesa. "Bambini che giocano": la scrittrice, bambina, sta giocando con il fratello e la sorella - uno di quei giochi in cui i bambini, in squadre diverse, cercano di catturarsi a vicenda. Continua a giocare, mentre cala il crepuscolo, fino a che non si accorge d'essere sola e molto più grande. Ode ancora le voci (spettrali) del fratello e della sorella che la chiamano. Raggiungici, raggiungici, lasciate che Meda ci raggiunga. (Forse Almeda era chiamata Meda in famiglia, o forse abbreviò il nome per ragioni metriche). 73

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==