Linea d'ombra - anno X - n. 75 - ottobre 1992

INCONTRI/VINTURI della storia, ché degli altri non posso parlare. Oggi c'è una forte tendenza verso la cosiddetta microstoria. Sì, Cavoretto o Moncalieri sono paesi che amo molto: ci andavo a remare, quando ero bambino, nel Po. Però la storia di Cavoretto non mi appassiona affatto, cosa volete che vi dica! E invece appassiona enormemente il mio amico Giovanni Levi che scrive sopra Sàntena, che per me è un ottimo paese con dei magnifici asparagi ma la cui storia mi interessa pochissimo. Cioè, rispondo, l'università italiana non è sufficientemente cosmopolita. A Torino non c'è nessuno che insegni storia francese. La stessa conoscenza della lingua francese ...Mia nonna, appunto di origine ginevrina, diceva: Torino è una città simpatica perché si entra in qualsiasi negozio e si può parlare francese. Provateci ora, non vi farete mica capire. Perciò sono convinto che che la mancanza strutturale di cosmopolitismo sia molto grave. L'esempio più tragico che vedo, vicino a noi, è naturalmente quello della Jugoslavia. Gli slavi del sud sono venuti a vivere accanto agli italiani nell'anno di grazia 565, insomma qualche annetto fa. Ebbene, non c'è oggi un solo professore di storia dei paesi slavi da quando Tamborra è andato in pensione. Non c'è nessuno che la studi ..... C'era il mio allievo e poi assistente Torcellan, morto a soli ventisette anni. Si era messo a studiare e aveva imparato il serbo-croato. Oggi di storici che studiano il serbo-croato non ne conosco. Noi manchiamo di cosmopolitismo. Luciano Guerci l'ha definita maestro d'inquietudine e Massimo Salvadori la dice incessante seminatore di dubbi e di inquietudini ... Sulle inquietudini, ognuno ha la pelle sufficientemente forte per tenere le proprie inquietudini o quelle degli altri. Quanto ai dubbi ... Scusate: uno storico che non semini e che non viva di dubbi e di problemi, che storico sarebbe? Se non avessimo dubbi, cosa fabbricheremmo? dei manuali a partire dai libri che già sono stati scritti? Ma a cosa servirebbe? Ce n'è una gran quantità in circolazione, ma non è questo il mestiere dello storico. Il mestiere dello storico è ovviamente quello di dubitare delle soluzioni, delle realtà, delle conoscenze che abbiamo di una realtà storica qualsiasi e di rinnovarla attraverso nuovi studi e nuove ricerche. Seminatore di dubbi, sì, l'accetto ben volentieri. Probabilmente ci si riferiva alla situazione italiana di oggi, dove ritorna un bisogno di certezze e di definire le cose e non di lasciarle così immobili. Sì, io sono convinto che c'è effettivamente stata la tendenza a rifugiarsi in conoscenze prefabbricate proprio perché non si aveva più il coraggio di fabbricarne di nuove. Penso che invece noi dobbiamo riprendere la grande tradizione, che è quella della discussione. C'è anche una questione di mezzi. Noi, parlo degli storici italiani, dobbiamo effettivamente prender sempre maggiori contatti con il resto del mondo. Non c'è dubbio che la conoscenza, per esempio, di una biblioteca americana è una lezione di organizzazione che auguro a tutti i colleghi, giovani e non più giovani. Ancora due domande, professor Venturi. Come si può oggi conciliare la libertà e il socialismo, una delle grandi idee sue come del Partito d'Azione? Anche il Partito d'Azione andrebbe visto ormai storicamente. 68 Denis Diderot. Ritrattodi A Néraudain (da "Magazine littéraire", 1991 ). Se per socialismo s'intende il comunismo marxista dell'epoca staliniana o legato al mondo della Russia staliniana, non c'è che una risposta alla sua domanda: queste due cose sono inconciliabili. Abbiamo fatto questa esperienza tragica, l'hanno fatta i russi, l'abbiamo fatta tutti e dobbiamo trarne le conseguenze con estrema chiarezza ... Dal punto di vista dello storico credo che la soluzione o perlomeno una delle vie è quella di vedere quand'è che nasce l'idea comunista e l'idea socialista e come si siano combattute l'una con l'altra, come in realtà non abbiano mai coinciso. In Buonarroti c'è l'elemento comunista, invece in Saint-Simon c'è l'elemento socialista, eccetera. Sono convinto che dobbiamo rifare la storia del socialismo e del comunismo distinguendo profondamente. L'idea che Occhetto possa dire di fronte a un grande congresso, com'è successo in questi giorni, che mantiene il nome di comunista perché è glorioso, questa mi è parsa una delle cecità più forti che si possano immaginare, è come chiudere gli occhi di fronte alla realtà. Se dovessero controbattere che l'idea comunista è buona, è giusta, ha un significato, spiegatemi allora concretamente cosa vuol dire... È l'idea di un nome, di un passato ... glorioso ... Glorioso? La gloria lì assolutamente non c'entra. Non stiamo dando medaglie a nessuno. Gli storici le medaglie devono tenerle in tasca! Invece, vedere effettivamente come dal Settecento, con lo studio del Settecento si crei questo mito del bene comune delle cose ecc. e come questo poi si differenzi e diffonda ... L'errore fondamentale, il punto di rottura più grave è stato dato da Marx, il quale dichiarò che lui non aveva nessuna intenzione di spiegare come sarebbe stata la società futura. Troppo facile! Se tu non mi spieghi come sarà, io non ti credo! La nostra generazione spesso non rifiuta abbastanza queste genericità, non ha combattuto abbastanza con-

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