Linea d'ombra - anno X - n. 75 - ottobre 1992

INCONTRI/VENTURI cento, e nipote d{Adolfo Venturi, altro grande storico dell'arte, ed è padre di uno storico, Antonello Venturi. Ormai siete alla quarta generazione, e non solo, sua moglie Gigliola Spinelli ha tradotto libri dal russo efatto molte altre cose. Ecco, parliamo di questa famiglia ... cosa le ha dato questa famiglia, il nonno e il padre soprattutto? Per quel che riguarda mio nonno e mio padre, credo di poter dire che è stata una grande eredità, e come per tutte le grandi eredità è un passato che non sempre è facile da portare, né io vorrei considerarmi troppo degno di questa tradizione. Ma certo è una grande tradizione. Mio nonno è stato il primo vero storico dell'arte in Italia, il primo ad avere, a mettersi in una cattedra universitaria. Quando mio padre fece la sua tesi di laurea non c'era nessun altro professore all'infuori di suo padre. È una cosa che fa pensare ... l'elemento di pionierismo, di novità che questi uomini ... Mio nonno era un uomo per il quale, come è stato della generazione formata alla fine del secolo scorso, la politica non aveva quell'importanza che ha avuto per noi. Una volta gli chiesi: "Ma cosa vai a fare al Senato?" Ero un ragazzino, un bambino, e lui rispose: "C'è un caffè magnifico!". Effettivamente quest'uomo aveva l'ideologia di Carducci, del Risorgimento italiano, un amore per la patria sentitissimo e del tutto sincero ma era certamente privo di quel rovello che porta alla politica moderna. C'era invece in lui una straordinaria capacità di vedere l'Italia. I pittori, gli scultori, la vita culturale e artistica italiana attraverso i secoli: per lui era una grande vita. Quanto a mio padre, era in realtà un uomo di tutt'altro genere. Intanto era un uomo di un coraggio eccezionale ... Fu uno dei pochi a rifiutare il giuramento al fascismo ... Precisamente. Furono una dozzina e non era certamente facile. La famiglia non è mai stata ricca, non abbiamo mai avuto terre, castelli ... E questo comportava un elemento di rischio che egli ha affrontato. Questo coraggio l'aveva sempre dimostrato. È stato volontario nella prima guerra mondiale. Era stato nominato· sì e no da un anno alla cattedra di Torino di Storia dell'arte e si trovò di fronte al problema della guerra e disse sì. Nel '15 abbandonò la cattedra, la famiglia (io avevo un anno), abbandonò tutto per partire per il fronte ed ebbe una medaglia d'argento. Fu un ottimo combattente. Anche lei fu un ottimo cqmbattente, e durante la seconda guerra mondiale provò come molti altri antifascisti il carcere in Spagna, poi il confino in Italia e poi militò nelle formazioni partigiane di Giustizia e Libertà. Anche questa è stata una scuola, per lei? Ah, certamente una grande scuola! Gli uomini della mia generazione non hanno potuto non porsi il problema del fascismo. E in genere nei paesi totalitari è impossibile concepire una persona che si occupi di storia, dei grandi problemi, il problema del crocianesimo, dell'illuminismo e di cose simili e che non si trovi di fronte alla realtà politica. Quanto ali' esperienza, io penso sempre che quando si parla della Resistenza nelle sue varie forme, prima e dopo la guerra aperta, combattuta insomma apertamente, alla guerra partigiana, bisogna sempre pensare a quelli che sono scomparsi, a quelli che ci hanno rimesso la vita. 64 Il fatto di sopravvivere a un'esperienza di questo genere è già un tale privilegio che è dovere nostro, parlo della mia generazione, pensare a quelli che sono scomparsi, e sono tanti. A parte Rosselli, pugnalato dai cagoulards francesi su ordine di Ciano, di Mussolini. Quando si vede questo, e quando si vede il numero di partigiani caduti! E quanti! Duccio Galimberti, per esempio, con il quale, pochi giorni prima che venisse preso dai fascisti e ucciso, avevamo collaborato a un lavoro comune ... È di loro che bisogna anzitutto parlare. Dicendo Giustizia e Libertà bisogna per forza ricordare anche che era una emanazione del Partito d'Azione, un partito che è durato pochissimo ma ha portato grandi fermenti e avuto grandi uomini e poi, però, dopo la Liberazione, si è sciolto rapidamente. Come mai? Come mai, se aveva queste energie intellettuali e morali dalla sua? Discutendo con mio padre, spesso lui mi diceva: "Ma tu lascia stare gli altri studi, tu devi fare uno studio sulla storia della Resistenza italiana. Devi spiegarcele tu, queste cose!". Lui non era di Giustizia e Libertà, si è sempre proclamato socialista democratico e amico di Saragat, ma naturalmente eravamo molto vicini malgrado queste differenze, e forse aveva ragione lui, forse avrei dovuto abbandonare tutto per cercar di spiegare questo problema, questo che rimane tutt'oggi un problema. Lei ha ragione: perché l'Italia non ha saputo farsi seguire, in qualche modo guidare da persone come Lussu, Levi e tanti altri che possiamo ricordare. Io sono in genere meno pessimista nel giudizio sul PdA di quello che spesso si sente dire in Italia. E cioè, è vero che il Partito d'Azione si è dissolto, che non ha avuto la capacità di mantenere una continuità politica, che abbiamo dovuto cedere il potere alla Democrazia Cristiana ecc. Questo è certamente vero, ma la trasformazione dell'Italia, quello che indebitamente si chiama il miracolo economico italiano, la trasformazione dell'Italia dal '45 al - mettiamo - '70, o se vogliamo al '68, ebbene, questa è una trasformazione che è dovuta in parte notevole agli uomini del Partito d'Azione ed è molto più profonda e importante di quello che non si pensi. Pensiamo all'aspetto economico. Per esempio, La Malfa ... Lei ha molta simpatia per La Malfa. Sì, La Malfa era un uomo politicamente molto seducente, anche se era poi di carattere molto difficile. Ma certamente un uomo di grande talento. Ebbene, guardavamo insieme le folle, la gente uscita dalla guerra, la gente che si affollava intorno ai treni su cui viaggiavamo per andare a Roma a cercare di far qualcosa nel governo. E c'erano questi miserabili che non avevano da mangiare, e noi dicevamo: "Cosa si potrà fare per trasformare l'Italia delle plebi, l'Italia dei disgraziati, in un'Italia moderna?" Beh, oggi questo non esiste più. L'jtaliano miserabile esiste ma è un'eccezione. Fra gli uomini d'oggi, fra i leader politici d'oggi, per chi prova simpatia, può indicarci un nome? Mah, è difficile dire un nome perché se avessi un nome effettivamente sarei poi del suo partito. Devo dire che personalmente sono, ancora una volta, forse troppo ottimista. Per esempio

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