Linea d'ombra - anno X - n. 75 - ottobre 1992

LA RIVOLUZIONE DELL'EVOLUZIONE Incontro con James Moore a cura di Lindsey German e Chris Harman traduzione di Alberto Cristofori James Moore ha studiato per vent'anni la vita di Darwin e, prima di scriverne insieme a Desmond la biografia, ha curato un testo di consultazione, Religion in Victorian Britain e pubblicato una serie di saggi, tra cui History, Humanity and Evolution (1989). Insegna storia della scienza alla Open University. Qualche settimana fa parecchi giornali hanno ripreso la notizia del1' ennesimo tentativo di confutare la teoria dell'evoluzione di Charles Darwin; autore un giornalista scientifico inglese, Richard Milton, con il suo libro / fatti della vita. Questi periodici e un po'patetici tentativi (quando non tocca a Darwin tocca in genere a Einstein) lasciano il tempo che trovano, nonostante il chiasso della stampa. Ben diverso è il caso della nuova e monumentale (771 pagine) biografia (Darwin: the life of a tormented evolutionist, Michael Joseph), scritta da A. Desmond e J. Moore e la cui edizione italiana dovrebbe uscire in novembre da Bollati Boringhieri. Si tratta di un 'accuratissima biografia, uscita in Inghilterra l'autunno scorso (e naturalmente passata da noi sotto silenzio), che hail pregio di illuminare l'uomo, le sue motivazioni e le sue preoccupazioni, più che lo scienziato e la sua teoria: insomma più "Charles" che "Darwin".· Basandosi sugli innumerevoli manoscritti darwiniani (lettere, diari, taccuini) che registrano puntualmente speranze e timori, gioie e dolori, intuizioni ed esperimenti, e sull'analisi che di questi manoscritti hanno fatto scienziati e storici, gli autori riescono per la prima volta a porre Darwin nel suo corretto contesto storico, a inserirlo sullo sfondo degli eventi sociali, politici, religiosi e industriali dell'Inghilterra vittoriana. Ci offrono così "un vivido ritratto di un uomo tormentato in un punto di svolta della storia", ci spiegano perché il brillante naturalista della Beagle si sia trasformato in un gentiluomo di campagna malaticcio (anche se visse 73 anni e generò 10 figli). È il tormento di uno scienziato profondamente borghese che arriva a formulare la teoria dell'evoluzione proprio quando le idee evoluzionistiche sono pubblicamente associate all'inquietudine politica, alle agitazioni dei lavoratori e allo sconvolgimento sociale dell'Inghilterra agli inizi dell'era industriale. (Emanuele Vinassa) Che cosa l'ha spinta a scrivere questo libro con Adrian Desmond? Adrian e io ci conosciamo da anni e apprezziamo a vicenda il nostro lavoro sia da un punto di vista politico che professionale. Adrian è uno scrittore di professione, io un accademico. Io ho lavorato su Darwin per circa vent'anni, a più riprese. Lo affrontai innanzitutto da una prospettiva religiosa, essendo cresciuto nel centro degli Stati Uniti, e Darwin rappresentava tutti gli aspetti del mondo moderno che il mio ambiente criticava - la sinistra, il comunismo, l' establishment liberale - tutti, dalla pornografia alla pedofilia, alle cospirazioni cosmiche. Darwin, capisce, ha portato l'umanità sullo scivoloso crinale rappresentato dalla convinzione che noi non siamo altro che animali. Quando raggiunsi la maturità intellettuale, volli tentare una revisione di quell'idea. L'influenza politicamente più importante per me è stata la guerra del Vietnam, dato che rischiai di essere richiamato e di diventare un emarginato nella Grande Società di Johnson. Venni in Inghilterra nel 1972, durante il governo Heath, e uno della mia famiglia mi scrisse chiedendo: "Com'è la vita in uno stato socialista totalitario?" Questo a causa del serv1z10 sanitario pubblico, della nazionalizzazione delle ferrovie eccetera. Quando arrivai in Inghilterra per la prima volta rimasi a bocca aperta, ma adesso mi sento molto più realista, anche se è pur sempre una società per molti aspetti decisamente più umana di quella statunitense. Devo aggiungere che la mia formazione politica nacque da un evangelismo molto chiuso-è difficile non essere evangelici negli stati centrali degli Usa - e proseguì sottolineando alcune delle implicazioni più radicali del cristianesimo - quelle sulla guerra e la pace, la povertà e la razza - che non sfioravano neanche i miei professori di teologia. Presi la laurea in teologia prima di venire qui a studiare storia, e fu questa incapacità di affrontare le questioni difficili che mi spinse verso una posizione sempre più decisamente marxista. Il risultato è che per me il socialismo è qualcosa a cui è facile arrivare essendo evangelici, nel senso che il fervore morale è una virtù - o a volte un vizio - facilmente trasferibile dall'uno all'altro. Non posso parlare per Adrian, ma so che la diffusa adorazione di Darwin nella nostra società lo fa uscire dai gangheri. Scherzando, egli dice che aveva evitato Darwin perché era necessario odiarlo per poterlo capire. Sono stato io, quindi, a proporre di scrivere insieme su Darwin. 59

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