SAGGI/ ANDERSON aggiunge, nel suo stile: "Può essere che mi giocherà dei brutti scherzi, che mi farà cadere in fallo, ed è per questo che la terrò ben d'occhio". Lo manderà in confusione lo stesso, ma lui era solito, una volta colto sul fatto, ammettere i propri errori con disarmante bonarietà. Al termine del secondo libro racconta che in una conferenza a Gottinga non gli avevano passato la sua tesi sulla maggiore varietà della Francia, e che alle obiezioni avanzate circa una pari varietà anche in Germania lui non aveva saputo cosa rispondere. Poco prima di morire, egli si rassegnerà con grande rincrescimento a una più modesta valutazione della continuità genetica sul territorio francese: benché talvolta creatura di una propria immagine nazionale, egli infatti non ne fu mai schiavo. Nell'ultima e più estesa parte del suo lavoro, Braudel sviluppa un altro tipo di approccio al problema, più serio e meno congeniale ali' amour propre collettivo. Il titolo di questa parte ne riassume il contenuto: "Una economia contadina fino al XX secolo". Qui Braudel si sofferma sulla straordinaria stabilità della vita agricola francese, con il suo invariato avvicendarsi di coltivazione e bassi tassi di produttività, la scelta precoce di un controllo delle nascite per rallentare la crescita della popolazione nelle campagne, il modello di urbanizzazione periferica - tutte le maggiori città tranne Parigi e Toulouse sono disseminate lungo i confini del paese, lasciando una "area interna vuota", senza tuttavia stimolare un maggior commercio con l'estero -, la mancanza di nuovi complessi industriali paragonabili alla Ruhr o alle Midlands, la scarsità di investimenti e la debolezza del credito nazionale, il fatto di non aver mai tentato l'avventura delle rotte oceaniche. La Francia, conclude Braudel, restò ai margini della storia del capitalismo che si sviluppò con moto circolare attorno a lei, dal medioevo in avanti, dall'Italia ai Paesi Bassi all'Inghilterra alla Germania, senza mai alterare il lento metabolismo dell'esagono che si trovava nel mezzo. La particolare identità della Francia deriva da questo suo destino, o fortuna. "Non è forse stato il fatto di non essere mai stata vinta - per così dire - dal capitalismo il dramma ma anche il segreto del fascino della Francia?" La rivoluzione francese, contrariamente ali' opinione comune, non fu responsabile del fallimento economico del paese, così come non lo fu della sua unificazibne politica. Il dado era stato tratto molto prima. La Francia conobbe un breve periodo di leadership economica nel XIII secolo, quando le fiere della regione dello Champagne rappresentavano il fulcro commerciale del continente. Da allora in poi, aggirata dalle rotte marittime che collegavano il Mediterraneo e il mare del Nord, "la Francia non fu più un interlocutore per gran parte delle attività economiche europee più avanzate": da quel momento sarebbe rimasta solo una partecipe spettatrice del successo degli altri popoli, con qualche occasionale tentativo di annessione - nel XV secolo l'Italia o nel.XVII secolo l'Olanda - intraprendendo delle vane incursioni guerresche che bilanciassero la tranquillità contadina di casa propria. Questa è una descrizione memorabile, ma quali furono le cause dell'immobilismo che avvolse come una ragnatela Cidentità della Francia? Braudel non ha granché da dire in proposito, e il rigoglio della documentazione ricopre un esile tronco di spiegazione. Il momento in cui più si avvicina a una ipotesi comparativa è quando in alcuni punti egli si chiede se la grandezza della Francia ali' inizio 50 dell'epoca moderna non abbia in sostanza ostacolato uno sviluppo economico integrato, impedendo l'insorgere di un mercato nazionale e creando uno stato esorbitante che tenesse insieme il paese, laddove l'Inghilterra, al contrario, era abbastanza piccola sia per creare un mercato con al centro Londra sia per mantenere una unità politica senza tante pretese.L'osservazione è di per sé ragionevole, difficile è però farne il cardine dello sviluppo della Francia. Quello che significativamente l'analisi di Braudel della "economia contadina" francese ignora è la dinamica peculiare della sua proprietà spezzettata. L'omissione è ancora più singolare in quanto era proprio questo il punto in cui Mare Bloch individuava l'originalità della storia agricola francese. Il fulcro del suo importante lavoro sull'argomento è il confronto tra i diversi destini dei contadini quando, nell'Europa del tardo medioevo, i loro signori cercarono di risolvere la crisi delle rendite feudali. Nell'Europa orientale il risultato fu la diffusione del latifondo e una nuova servitù della gleba - la perdita della libertà e della sicurezza personale; in Inghilterra la trasformazione di locazioni perenni in affitti a termine - libertà personale e insicurezza. Solo in Francia fu molto diffusa la conversione degli abituali affitti in proprietà ereditarielibertà personale e sicurezza. Il consolidarsi di questa agricoltura di piccola taglia, fenomeno mai affermatosi completamente ma nemmeno caduto in disuso, diventò la chiave della stabilità sociale e della arretratezzà tecnologica delle campagne francesi all'epoca di Bloch. Circa cinquant'anni più tardi Robert Brenner avrebbe sviluppato il nocciolo dell'intuizione di Bloch in una magistrale analisi comparata dei vari rapporti di proprietà disseminati su tutto. il territorio europeo dalla lotta di classe, e delle loro conseguenze nello sviluppo del capitalismo agrario - con Io schieramento dei tre blocchi contrastanti di Europa orientale, Inghilterra e Francia in un struttura completamente integrata. Il lavoro di Brenner venne da tutti visto come un punto di riferimento, e stimolò il dibattito internazionale forse più importante tra gli storici del dopoguerra. La mancanza di qualsiasi riferimento ad esso nell'opera di Braudel è quindi stupefacente e va interpretato come qualcosa di più di una personale debolezza. La controversia, infatti, centrata principalmente sulla Francia, e cui avevano partecipato i maggiori storici francesi, non venne mai tradotta in francese. Forse l'illustre figura di Emmanuel Le Roy Ladurie temeva un confronto diretto delle sue idee con quelle degli altri personaggi in questione, ma potrebbe essere sufficiente questo per giustificare un embargel? La spiegazione sembra essere un'altra, e riguarda la tradizione degli Anna/es stessa. Uno degli aspetti più stupefacenti del suo sviluppo recente riguarda la sistematica disattenzione nei confronti di due dei temi centrali dell'opera di Bloch: l'accento su una storia interamente comparativa, e l'importanza dei rapporti sociali di proprietà e dipendel\za. L'incombente mole della recente produzione di Anna/es è dedicata quasi esclusivamente plla Francia, il divario con la produzione anglosassone è evidentissimo. In questa letteratura più recente la proprietà è stara via via sostituita dalla demografia, spesso posta in alternativa ad essa. Gran parte del dibattito di Brenner ruota attorno all'importanza diversamente attribuita a questi due principi esplicativi. Nella versione resa famosa da Le Roy Ladurie, la lettura demografica della storia agricola francese ricalca il lento ciclo
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