Linea d'ombra - anno X - n. 75 - ottobre 1992

CONFRONTI Poesie Uwe Kolbe C'ero C'ero. Avevo tempo. Sedevo di fronte al televisore. Ho visto. C'ero. Volevo comprendere. Non ho capito. Avevo tempo di imparare. Due milioni di anni invano: niente di niente. Ma la lingua. Perché parlo? C'ero. Morii a Babele. Attraversai lo specchio del televisore. Mi sento ancora parlare. - Non si parla con la bocca piena. - Hai ragione, mamma. La metafisica di Robinson (1983) Senza compagnia, quasi un asociale, fai il primo passo, come se nulla fosse accaduto, come se ogni contatto non fosse stato rotto definitivamente. Di contro si rotola nel pensiero ad un altro livello, pensa davvero con la sua stirpe. Senza donna, polo opposto, appendice, come se egli stesso fosse femmina o bambino, come se egli stesso fosse il suo uomo e il suo comportamento, come se nulla fosse accaduto e ancora tutti quelli della partita, che però è l'ultima, fossero ancora con lui. Le bevande sono a portata di mano. Un paio di birre, di scatolette di mortadella e salsiccia. Tutto così come se intorno ci fosse il mare, voto di grandezza e unicità: per il cittadino bramoso. L'isola una zona dello spirito e terra degli spiriti non eletti. Il cosiddetto ultimo inebriamento che in realtà non lo è, poiché ogni contatto è debole in confronto al desiderio. Comporta la perdita delle abitudini. L'ultima estasi è- ah prendimi - e poi il bang. Qui egli gracchia, canta, osa dare un nome alle fantasie, le solite. Il piacere infinito, cioè, il più elevato possibile: isola fiorente del ricordo. Solamente adesso, qui è evidente: il desiderio avuto finora della vita nel ricordo, ma solamente ora, qui: tu te lo sei procurato giornalmente. Ogni giorno trovava la propria fine e così l'esistere era di sola fine. (1983) Ringraziamento In questo paese esistono forse tre case dove gli ospiti, tacendo o ad alta voce, in fuga, in viaggio, senza pace, alla fine, all'inizio, nel punto morto, innamorati, rapiti da idee, in profonda illegalità, carichi di armi, ormai prostrati, impotenti davanti alla ragione, con lo sguardo fisso, da tempo allineati trasandati, deboli, ipocriti persino nel riso, che si comportano con signorilità alla maniera di sudditi, puzzolenti o profumati - conosco tre case, un punto dove qualsiasi ospite si sente accolto, sa senz'altro: anch'io mi sento a casa. Precoce tramontare Tramontare precocemente e giorni banali, procedono così leggeri, così senza l'attesa resistenza, verso l'incolore, nella premontana notte berlinese. Cosa ostentano con i loro ritorni; in cosa crediamo e poi, per sempre? Il sigillo impresso nella mia essenza che quanto mi consentirà di vivere, fino a quando di non irrigidirmi nella morte; da quando vive la mia stirpe di uomini dalla pallida mediocrità? Riesumatelo! A me mancano gli strumenti e la pazienza. Scoprite! da dove questo sangue sulle mie mani? Non certo da questa vita. Lettura dei poeti, amburghese E quando anche io fui giunto ad Amburgo e, come Biermann, avevo anche trent'anni, là trovai, come mi aspettavo, di fronte a me nello specchio un folle che mi ero portato appresso dalla Prussia da cui ce l'eravamo squagliata entrambi. Qui sarebbe che è tutto lo stesso, ecco il pericolo (1979) I , (1986) per un poeta che viene proprio di là, che è appena scampato alla sindrome del muro. Così mi sentii dire dalle signore chic quando orgoglioso mi riferii alla parola libertà ed anche acconsentii all'impossibilità di un confronto tra i due mondi con "deutsch" nel nome. Sarebbe giusto che qui uno si lamentasse a chiari termini e si ritirasse senza pretese (1989) 41

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