Linea d'ombra - anno X - n. 75 - ottobre 1992

I CONFRONTI I Umwetts~huti.. machtdocb nur Arbeit\ Foto di Eligio Paoni (Agenzia Contrasto). di fronte al trono dei potenti, coraggio che ormai non gli costava poi troppo. La sovversione estetica del circolo di Prenzlauer Berg si può dire che rappresentasse l'elemento illuminante per entrambi i gruppi di intellettuali: la potenza della parola disgrega il potere. Gettando nel discredito morale il gruppo di Prenzlauer Berg si è colpita al cuore questa forma di "identità nella resistenza" e si è fatto cadere il sospetto che la dissidenza del gruppo fosse messa in scena con lo scopo della manipolazione. Questo spiega l'ostinazione e lo smarrimento, la mancata volontà di presa d'atto dimostrata per spirito corporativo (una posizione che alcuni di noi possono in fondo riconoscere come propria), l'indulgenza, la comprensione, tutti atteggiamenti che ritrovo in me stessa. In secondo luogo bisogna aggiungere che Anderson ha misconosciuto la cassa di risonanza occidentale in cui gli sono state mosse le accuse. Integrati in una società quasi premoderna, dove ancora si tenta di dar validità a qualcosa di così storicamente antiquato come il discorso assoluto, al singolare, gli intellettuali di Prenzlauer Berg avevano stabilito la pratica dell'antidiscorso, della frammentazione della lingua e del senso. Il rifiuto della moralità e anche della immoralità guadagnava in significato in questo contesto. Di conseguenza Anderson non si è rifatto ad alcun principio morale che potesse far luce sulle sue intenzioni. I molti discorsi riconducibili alla comunità postmoderna occidentale suggeriscono, tuttavia, che questa, in momenti di crisi, dà via libera ai fondamentalismi salvando il perduto senso di orientamento nel ricorso alle "certezze" morali. Anderson prendendo sul serio la propria postmodernità e fraintendendo il pensiero occidentale (riteneva che noi fossimo già giunti allo stesso punto in cui si muoveva il suo circolo di artisti, punto tra l'altro raggiunto mediante le categorie del socialismo [capitalismo=cinismo]), non ha capito in tempo che all'Ovest l'etica in caso di necessità ritorna ad essere un concetto fondamentale. Ha tralasciato di chiarificare la sua condotta, contrariamente a quanto, ad esempio, ha fatto Schedlinski che ha dato come ragione della sua collaborazione con la Stasi nell'ultimo periodo, il fatto che voleva garantire l'uscita della sua rivista "Ariadnefabrik". SeAnderson avesse offerto una spiegazione delle sue azioni certo questo non avrebbe tramutato la sua condanna in innocenza, ma ciò avrebbe permesso allo spettatore dell'Ovest di applicare il proprio concetto etico sul caso particolare, ossia avrebbe concesso di prendere in considerazione tutte le circostanze attenuanti. Anderson, però, non voleva attenuanti. Si è irrigidito finora in una posizione paradossale, da un lato volendo sostenere di non essere stato un collaboratore volontario e dall'altro riconoscendqsi colpevole universalmente. Ha negato ogni possibile contatto. Avrebbe avuto a sua disposizione per discolparsi una grande quantità di argomenti: l'immoralità della postmodernità del tipo: "La Stasi ci era comunque indifferente e dunque con essa si poteva anche parlare"; oppure il ruolo di vittima ricattata "A un certo punto mi avevano inchiodato e non avevo vie di uscita"; o ancora il giocatore d'azzardo al di sopra delle parti pronto a puntare tutto sull'autonomia dell'arte: "Volevo che la produttività del gruppo non fosse inquinata dall'interferenza dello stato e perciò ho preferito trafficare in forza della mia stessa autorità". Avrebbe persino potuto intraprendere il ruolo del convinto sostenitore del sistema: "Forse vi farà ridere, ma sono un vero comunista con tanto di tessera". Negando, invece, qualsiasi plausibile spiegazione la sua persona si è trasformata in uno schermo bianco. Coinvolgendo su punti comuni tendenze di pensiero e sensibilità 37

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