CONFRONTI va né al discorso dominante, né all'industria culturale ufficiale della Rdt (a differenza per esempio dell'opera di Christa Wolf e Cristoph Hein). La ragione della pubblicazione dei testi di Anderson fu dunque sia politica sia letteraria: intendevamo promuovere sia la dissidenza sia l'avanguardia estetica e, in particolare, all'Est, dove essa, a differenza dell'Ovest, guadagnò il proprio significato, se si vuole anche politico, dalla frammentazione linguistica dei significati ufficiali. In altre parole si trattava di un'avanguardia il cui formalismo non era dissociato da una certa moralità. La collaborazione con Anderson e la sua "Factory", l'attività che si sviluppò intorno a lui è infatti, nella propria polivalenza, paragonabile alla cosiddetta "Warhol' s Factory", si rivelò fruttuosa. Decidemmo, così, insieme ai suoi amici pittori Ralf Kerbach e Conny Schleime, di pubblicare altri quattro libri e di elaborare numerosi progetti, alcuni dei quali furono ben accolti dalla nostra editrice. Da questa collaborazione nacque, per esempio, il libro d' arteeditodaHeiner MuellereA.R. Penckdal titolo Wolokolamsker Chaussee. Non solo, nacque anche il rapporto di consulenza con Adolf Endler, allora non legato ad alcuna casa editrice. Non realizzammo altri progetti: per ragioni economiche non osammo infatti pubblicare, nonostante alcuni primi tentativi, i poeti di Prenzlauer Berg Papenfuss-Gorek e Stefan Doering. D'altro canto non tutte le proposte ci piacquero, come è normale tra editori. (La fondazione della casa editrice Galrev, una editrice di testi di poesia finanziata da Anderson, fu da noi accolta con simpatia e ci parve l'unico contributo culturale genuino lasciatoci dalla vecchia Rdt dopo la riunificazione, tanto che suscitò persino l'interesse di poeti dell'Ovest affermati, quali Jochen Klink, Gerhard Falkener e Peter Waterhouse. Abbiamo dato una mano a Galrev dal punto di vista pratico, cioè con consulenze sulla formazione lavoro e a livello tecnico. Non credevamo che Galrev avesse molta opportunità dal punto di vista economico: come può, infatti, sopravvivere in pieno capitalismo una casa editrice che pubblica solamente testi poetici? Tuttavia le qualità imprenditoriali di Schedlinsky e Anderson (i quali, oggi è ormai sicuro, furono confidenti della Stasi) davano adito a un moderato ottimismo). Bisogna inoltre aggiungere che la collaborazione con Anderson, finché egli visse all'Est, fu ostacolata nella maniera più assoluta ed evidente dalla Stasi. Per quanto mi riguarda subii perquisizioni corporali al confine, brevi fermi di polizia (uno mentre conducevo alla Factory il poeta americano Allen Ginsberg); frequenti erano anche i cosiddetti pedinamenti, a piedi o in auto, e i picchetti per bloccare l'ingresso del pubblico in appartamenti privati (utilizzati per manifestazioni culturali non autorizzate). È tuttavia necessario menzionare a questo proposito che, come era tipico di quell'epoca, le persone coinvolte sia all'Est che ali' Ovest, hanno sempre tentato di minimizzare questi interventi per dimostrare la propria indifferenza nei confronti del potere (autonomia) e la propria distanza, in chiave antiautoritaria, dal discorso dominante del potere. Questo il carattere che ha contraddistinto la ribellione estetica, a differenza della cosiddetta opposizione politica, la quale si accertava del proprio significato politico in un confronto con la Stasi che si potrebbe dire di natura ritualistica. In breve, la Stasi non fu a Prenzlauer Berg un usuale argomento di conversazione: ero al corrente, per esempio, che Anderson veniva occasionalmente interrogato, ma non chiesi mai informazioni più precise. La combinazione di elementi quali l'avanguardia estetica (in contrapposizione al realismo ufficiale), il dissenso (non necessariamente da intendersi come confronto con il potere di stato, quanto come apparente rifiuto disinteressato) e l'evidente persecuzione (I' ostentazione della persecuzione visibile e del!' attività 34 della Stasi) ha convinto me e molti altri di quanto fossero assurde le accuse di delazione rivolte ad Anderson. Non fui l'unica a difendere Anderson pubblicamente, durante trasmissioni televisive o sui giornali, e ad attaccare Wolf Biermann e Gerd Fuchs accusandoli di essere "giudici prevenuti" e soprattutto del fatto che la procedura dell'infamia senza prove per oltre tre mesi segna il tramontare delle consuetudini democratiche (della società civile) e che la riunificazione ci fa precipitare in una nuova cultura della "denuncia". Con la fine dell'anno anche la supposizione di innocenza è venuta a mancare. Nel frattempo ho avuto la prova, leggendo gli atti, che Sascha Anderson ha raccolto informazioni e riferito alla Stasi anche fatti che mi riguardano. Come altri 700.000 tedeschi anche io ho fatto domanda per la visione degli atti. Ecco ciò che mi premeva dire in merito al mio coinvolgimento personale da cui nasce il seguente discorso, dettato da un forma di percezione e di comprensione ancora incerta e confusa. E ora passo ai vari modelli di percezione da parte dell'intelligh_enziatedesca sia orientale sia occidentale. Dal punto di vista puramente speculativo c'era da attendersi che, al più tardi dopo la prova del!' avvenuto tradimento (innegabili le citazioni dagli atti delle vittime), gli intellettuali avrebbero optato per una chiara presa di distanza da Anderson la quale, invece, ha avuto luogo solamente nelle due province dello spirito polarmente opposte. Da un lato in quella neoconservatrice che, già l'anno precedente, aveva dato il via, coniando il termine "estetica delle norme esistenziali" ( Gesinnungsaesthetik), al cosiddetto "dibattito Christa Wolf' che era stato inaugurato nello "Zeit" e nel "Frankfurter Allgemeine Zeitung". Dall'altro, nel circolo del- !' opposizione "fondamentalista" alla Rdt di area letteraria e politica a cui appartengono sia i fuoriusciti all'Ovest, quali Wolf Biermann - a suo tempo privato della cittadinanza della Rdt - sia alcuni tra i rivoluzionari dell'89, ad esempio i membri della Lega 90 e Neues Forum. Frank Schirrmacher del "Far" si trasforma, dopo aver preso in considerazione i primi atti pubblicati, da difensore liberale contro accuse infamanti e sterminatorie di un'intera tendenza letteraria: "il mito di Prenzlauer Berg è tramontato", "l'ultima fede in un'arte genuina della Rdt è andata distrutta", tutti gli "archivi sovversivi" sono stati trasformati in una "simulazione creata dalla Stasi" che ha scatenato una guerra civile psichica contro l'opposizione bibliofila (come veniva correntemente chiamata per le sue numerose pubblicazioni d'arte). E per continuare a parlare di spirito e dell'infelice inclinazione che hanno i tedeschi a discutere della realtà in termini metafisici, si può qui menzionare l'espressione drammatica utilizzata da Juergen Fuchs - fuggito nella Rft in seguito a minacce di imprigionamento da parte della Rdt - per definire la mastodontica cultura della delazione che egli ha scoperto studiando attentamente gli atti della Stasi: "Auschwitz dello spirito". Le motivazioni di entrambi i gruppi sono diverse. Alla critica letteraria neoconservatrice, che ha coniato il concetto in voga di Gesinnungsaesthetik, interessa che la storia della letteratura del dopoguerra venga riscritta privilegiando il punto di vista dell'estetismo, a tutto svantaggio di ogni qual forma di letteratura ispirata da principi politici o morali (tra cui viene annoverato il Gruppo 47 per il suo impeto antifascista di stampo pedagogico). Questo gruppo di critici non vuole compromettere, nel caso specifico del dibattito su "Anderson e conseguenze", una letteratura d'avanguardia formale con il rimprovero di corruzione morale (proprio la corruttibilità politica della letteratura realistica era infatti stata nel mirino della loro polemica) e preferisce sacrificare l'intero circolo di Prenzlauer Berg piuttosto che dibattere la questione del rapporto tra estetismo e immoralità. Il gruppo di letterati fuoriusciti dalla Rdt soprattutto per
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