Linea d'ombra - anno X - n. 75 - ottobre 1992

CONFRONTI Spie post-moderne Gli intellettuali tedeschi e la Stasi: l'affare ~nderson a cura di Cecilia Novero La prima settimana di maggio di quest'anno si è tenuta presso la University of Chicago una conferenza, organizzata dal Goethe Institut e dai dipartimenti di storia e letteratura tedesca, sul tema della responsabilità politica e sociale degli intellettuali tedeschi. Ragione di tale interesse sono stati gli avvenimenti di rilievo culturale e politico che hanno occupato le pagine delle principali testate tedesche nei mesi che vanno dall'ottobre 1991fino pressappoco all'aprile del 1992.La Stasi (Ministero per la Sicurezza Nazionale) e gli scrittori, tra i preminenti all'interno dei gruppi dell'avanguardia estetica giovanile dell'ex Rdt, coinvolti nelle sue maglie come informatori, sono stati assunti a simbolo del dibattito sul ruolo della letteratura tedesca dal dopoguerra ad oggi. Si è riaccesa una polemica, questa volta nel campo letterario, simile a quella cui abbiamo assistito nel 1986 tra storici. Come si evince dall'articolo di Gabriele Dietze che segue, gli argomenti dibattuti e le fazioni in cui gli intellettuali si sono divisi, non sono poi molto diverse da quelle di allora. Il caso che ha suscitato scalpore nei media della Germania riunificata è stato quello dello scrittore Sascha Anderson, noto al pubblico occidentale e orientale, come ideatore del gruppo alternativo identificato poi col nome di Prenzlauer Berg, quartiere di Berlino Est in cui la maggior parte dei partecipanti viveva e lavorava. La prima accusa pubblica ad Anderson è stata mossa da WolfBiermann in ottobre nel corso del suo discorso di ringraziamento per il premio Buechner. Il cantautore esiliato dalla Rdt nel 1976 si scatenò con violenza contro Sascha Anderson per il quale coniò il nome di Sascha "Arschloch" (buco di culo) e discreditò l'intero gruppo di Prenzlauer Berg che definì "l'orticello di casa della Stasi"1 • Questo attacco, in un primo tempo, apparve gratuito poiché Biermann non presentò alcuna prova a suffragio delle sue accuse. Continuò a ripetere che ben presto avrebbe portato un testimone dall'autorità indiscussa soprattutto perché vittima riconosciuta della Stasi. Fu così che "Der Spiegel" - su cui si può seguire l'intera controversia dagli inizi ("Der Spiegel", 21 ottobre 1991) fino alla conclusione ("Der Spiegel", 2 marzo 1992)-pubblicò una serie di articoli dello scrittore, imprigionato ed esiliato dalla Rdt, Juergen Fuchs, dal titolo Landschaften der Luege (Paesaggi della menzogna). Qui l'autore, settimana per settimana, rivela informazioni e presenta documenti scritti provenienti dagli archivi della Stasi da cui risulta in tutta chiarezza il ruolo di informatore, con tanto di nome in codice e di matricola2 , di Anderson. Gabriele Dietze, attualmente giornalista freelance e precedentemente lettrice presso la casa editrice Rotbuch di Berlino Ovest, e Uwe Kolbe, giovane poeta dissidente di Berlino Est, sono intervenuti, insieme a molti altri intellettuali e storici, tedeschi e americani, alla conferenza. I loro interventi sono indicativi di una delle posizioni assunte nel dibattito dai giovani intellettuali di sinistra che in un primo tempo hanno creduto fino in fondo all'assurdità delle accuse di delazione rivolte ad Anderson, amico e compagno di lavoro di entrambi. Gli articoli, molto diversi tra Idro, sono complementari: Gabriele Dietze offre una panoramica della controversia degli ultimi mesi in una forma molto personale in cui sottolinea la propria partecipazione-emotiva. Ciononostante di tratta di un articolo di stampo "giornalistico". Kolbe, invece, reagisce allo smascheramento definitivo di Anderson in chiave polemica. Il suo è un attacco feroce all'ex compagno di lavoro per cui egli non prova alcuna pietà. Bisogna qui sottolineare che Kolbe non si è mai identificato nel gruppo di Prenzlauer Berg, sebbene abbia partecipato ad alcuni progetti comuni. La sua presa di distanza dal gruppo più volte ribadita è dovuta al grado di intellettualismo "postmoderno" del gruppo, in particolar modo di Sascha Anderson. Nel suo intervento Kolbe assume una posizione sprezzante e ironica, tra l'altro, nei confronti dei media occidentali che colgono l'occasione del caso Anderson per cantare le lodi di una condotta estetica e morale coerente, quella postmoderna. I) Cfr. "Der Spiegel'' del 18 novembre 1991, n. 47, p. 280. Qui si riporta quanto proclamato da Biermann contro il circolo di Prenzlauer Berg. Biermann opera, con le sue accuse, un'inversione di valori: ciò che fino allora si credeva essere un gruppo di dissidenti diventa ai suoi occhi "ein bluehender Schrebergarten der Stasi". 2) Cfr. "Der Spiegel" del 25 novembre 1991, n. 48, p. 72. la riunificazione stentata Gabriele Dietze Sugli equivoci sistematici della intellighenzia tedesca occidentale e orientale e più specificamente su quelli nati in seguito alla controversia sul poeta delatore Anderson. Prima di presentare la mia tesi sulla "riunificazione stentata" (termine che si riferisce al concetto di "antifascismo stentato") nel quale tratto di equivoci, mancati intendimenti e incomprensioni sulla riunificazione degli intellettuali dell'Est e dell'Ovest, desidererei accennare alla prospettiva del mio discorso e al grado della mia partecipazione emotiva nel dibattito sui poeti della Stasi. Per dirla come Habermas, anch'io, infatti, sono mossa da una "conoscenza interessata" e sono, quindi, un esempio dei limiti posti al conoscere da condizionamenti storici, sociali e biografici. Ero lettrice presso l'editrice Rotbuch quando, nel 1980, "scoprii", come si è soliti dire in editoria, Sascha Anderson grazie a piccole edizioni manufatte, del genere dei samizdat, in circolazione nel "giro" di Berlino Est. Nello stesso anno abbiamo pubblicato la sua prima collezione 'di poesie: Ogni satellite ha un satellite assassino. Questa piccola casa editrice di sinistra ha una linea editoriale assolutamente non dogmatica, cioè non legata né a una affiliazione politica, né al socialismo, sia esso di matrice maoista o moscovita, come è evidente dalle pubblicazioni tra gli altri di testi di Reiner Mueller, Peter Schneider, Dario Fo e di un gran numero di dissidenti dell'Est europeo, per esempio degli ungheresi Gyorgy Dalos e Miklosz Haraszty e del polacco Adam Michnick. Il dissenso e il coraggio mostrato specialmente contro le dittature comuniste si può dire che rappresentassero il programma della casa editrice: la responsabilità degli intellettuali di fronte al bene e al male della società ne costituiva il fondamento. La maggior parte dei libri di autori dell'Est, inclusi naturalmente anche quelli di Sascha Anderson, da noi pubblicati non uscirono mai nel paese d'origine. Grazie a Sascha Anderson la casa editrice Rotbuch riuscì a suscitare nei mass media della Repubblica Federale Tedesca l'interesse per il circolo di Prenzlauer Berg. Il gruppo fu ben presto contraddistinto nelle opere pittoriche, nelle performances, nelle ceramiche e nella musica, dal marchio di un'arte sovversiva, separata dallo stato, la quale non partecipa33

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