Linea d'ombra - anno X - n. 75 - ottobre 1992

CONFRONTI MEMORIA Lospazio del teatro. Ricordodi FabrizioCruciani Ferdinando Taviani Fabrizio Cruciani foto di Maurizio Buscorino. Il 31 agosto scorso Fabrizio Cruciani senza aver neppure compiuto i 51 anni è morto a Roma all'Ospedale San Filippo Neri dove dodici giorni prima i medici avevan dovuto asportargli un polmone affetto da carcinoma. Ha passato il periodo fra l'intervento e la morte in una stanza di terapia intensiva dalla quale poteva vedere la moglie i figli e i compagni attraverso un vetro per non più d'un' oretta al giorno, e comunicare per interfono. L'ininterrotta presenza della moglie nel corridoio lo rassicurava. Non ha mai ceduto alla paura. Quando forse ne avvertiva i morsi involontari e organici si limitava a chiedere ai medici un blando ansiolitico, come moltissimi fanno per il semplice nervosismo d'un esame. Per quanto mi riguarda ci siamo salutati l'tiltima volta a pugno chiuso di qua e di là dal vetro, forse con ironia, soprattutto in segno di resistenza e d'unità. Detto questo, passiamo ai libri. Il suo più recente è Lo spazio del teatro, Roma-Bari, Laterza, 1992, uscito nel marzo scorso, 220 pp., 32.000 lire. Le pp. 181-212 sono "Tracce grafiche" a cura dell'architetto e scenografo Luca Ruzza: una trentina di schizzi efficacissimi con ampli commenti sui diversi assetti spaziali e attenzionali del teatro. Per il resto non ha illustrazioni (c'è un'enorme differenza fra studiare e illustrare il teatro). Confezione di manuali e demoralizzazione degli studi vanno spessissimo di pari passo, e Lo spazio del teatro appartiene al genere dei manuali. D'altra parte, per chi non ne approfitta, un manuale può essere una sfida molto feconda: obbliga a condensare l'idea storiografica senza appoggiarsi alle frastagliature. Il bello di questo libro di Cruciani è proprio il modo in cui il profilo storico viene affilato fino a trasformarsi in un impulso a pensare il teatro in altro modo. In realtà è un antimanuale. Evita le scalette cronologiche e tipologiche, il falso ordine che esse regalano alle storie. Non parte dall' architettura ma dal teatro che abbiamo inmente (èil titolo del primo capitolo). Se uno infatti dice "teatro", anche se è cinese o indiano, oggi gli si forma in mente l'immagine d'una sala che corrisponde grosso modo alla cosiddetta sala ali' italiana. Anche nella storia questo spazio compare innanzi tutto sotto forma d'idea: idea architettonica d'avanguardia che si realizza nei progetti e nelle corti prima ancora che vi siano gli spettacoli adatti ad abitarla; diventa poi l'immagine del teatro di prestigio; infine si stempera nella comoda ovvietà dello spazio frontale con palchetti e scena illusionistica. Per molto tempo s'è creduto che il teatro fosse solo questo e nient' altro. Basta essere cinquantenni per ricordarsi gli anni in cui gruppi di giovani intenzionati a far teatro reputavano di non poterlo fare solo perché non disponevano d'una sala con palcoscenico. A volte la vaga notizia che qualcuno-(in Polonia) lo faceva sul pavimento, in una stanza, a pochi centimetri dagli spettatori, fu sufficiente per scatenare il teatro nelle più impensate e spoglie periferie. Stabilita la storia della norma, Cruciani si dedica a relativizzarla e corroderla:reimposta•il problema cambiando punto di·vista, ora esaminando le diverse soluzioni di differenti gruppi produttori (lo spazio delle feste cittadine o quello delle compagnie professionistiche), ora inventariando modelli spaziali codificati, diver:- si:dallo schema architettonico poi divenuto egemone: teatri del lontano passato o di civiltà non europee, oggetti, sembrerebbe; d'archeologia teatrale, ma che Cruoiani invece raccoglie sotto il titolo "Il magazzino del nuovo", presentandoli come il ventaglio di scelte alternative che ha nutrito le invenzioni di tutti i moderni riformatori. Cambia ancora prospettiva ed osserva il travaglio dello spazio teatrale dalle innovazioni tecnologiche ottocentesche alle visioni radicali dei teorici della regia del primo Novecento. In controcampo vede poi le proposte di riforme che sorgono sull'altro versante: non quello dei teatranti, ma dei pittori e degli architetti. A questo punto la trama della sua storia ha raggiunto il culmine dell'intrico, ci sono linee di tendenza, fasi o correnti ordinate, non vi è più un'egemonia culturale, e le sole egemonie sono di tipo commerciale. Di esse Cruciani non s'interessa. A ragion veduta: perché il teatro che fa storia nel Novecento è quello che in cronaca per molto tempo sembra marginale o invisibile. È una prospettiva storiografica che ha ribadito in un libro che ha avuto successo (Civiltà teatrale nel XX secolo, in collaborazione con Clelia Falletti, Bologna, Il Mulino, 1986), in un libro raro e militante anch'esso in collaborazione con la Falletti (Promemoria del teatro di strada, Bergamo-Brescia, Teatro Tascabile e Teatro Telaio, 1989) e nella raccolta di saggi Teatro nel Novecento. Registi pedagoghi e comunità teatrali nel XX secolo, Firenze, Sansoni, 1985. "Non c'è bisogno di capir bene l'italiano per rendersi conto dell'importanza di questo libro - mi CHI LEGGE TROVA BoriVs ian BORIVSIAN Laschiumdaei Laschiumadeigiorni giorni pp. 244, tire 25.000 Il Sogno, l'Artel',Amore, inunmondmo esi restringe od ogni pagina: ilcapolavosruorrealista di Vi111. RAINEMRARIA RILKE Il librod'ore Chest• Himes Soldni eri & ladrbi ianchi pp. 280,tira 24.000 Un truffatotrreavestito dareverendmoettein motounamocchina infernale. Il più durodai •gialli* di Himes. GIANLUCAFAVEITO Chiunqueva a piedi ' tto f ~ ~i:···== ,.._ ... MARCOSY MARCOS VirginiWa ooff Volarseu Londra pp. 128, tira 18.000 "Lemeraviglie di Lond.r.a. sono lecose che amo più deg•ulivei dellemontag.n.e". ~ RaineMrariRailke Il&brdo'ore pp. 224, hra 26.000 Iltentativdo'iooalzare dgestoartisticmoo al divinoeDgarande operdaiRi1ke. 'CHF.STEHRIMES Soldineri & ladribianchi GiaLnucFaavetta Chiun9vuaea piedei sospetto pp. 128, hre 14.000 lnvnersienvicendfrea "noire""rosa"n,ove figurinaecacàadel colpo di vitaverroonporese in contropiede al proprio naràsismo. VIRGINWIAOOLF VolaresuLondra MARC()S Y MARC<)S Via Settala 78 - 20124 Milano tel. 02-29517420/22 fax 29522906

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