Linea d'ombra - anno X - n. 75 - ottobre 1992

passando per Soldini, è sempre più spesso il bravissimo direttore della fotografia Luca Bigazzi, a suo modo un vero "autore" in una concezione più sana che non identifichi 1'autoresoltantoconi1regista.ConManilaPaloma Bianca, Daniele Segre compie un importante passaggio verso una fiction eterodossa e originale. Più che una storia il film è un personaggio, un ex-attore passato attraverso esperienze psichiatriche per "eccesso di sensibilità", e è un attore, Carlo Colnaghi, bravissimo perché ha una faccia e un fisico non da replicante, ma su cui si può leggere un vero vissuto. La forza dell'uno e dell'altro è quella di avere una grandezza tragica, insolita nel cinema italiano così spesso minimalista. I dilemmi posti sono quelli assoluti, primari, del!' arte e dell'esistenza; o forse ancor più, mediate dal teatro, sono le ragioni profonde dell'esistere. Di qui, la sua forza angosciosa, inquietante le coscienze. Perché a Segre è riuscita una doppia operazione di segno opposto che gli ha permesso di fare una vera fiction senza snaturarsi, senza rinunciare a una sua idea di "realismo forte", di comunicazione aggressiOrlandoe altri stranieri Federico Varese "Per dire tutto di una vita, l' autobiografo deve scoprire un sistema in grado di registrare i due livelli dell'esistenza - il rapido passaggio di eventi ed azioni; il lento dischiudersi di isolati e solenni momenti di concentrazione emotiva'. Queste parole di De Quincey devono aver a lungo ossessionato l'animo di Virginia Woolf; il tentativo di isolare dalla crudele sequenza temporale di giorni, mesi e anni i "momenti di essere" atemporali, gli stati di comunione empatica che rendono una vita degna di essere vissuta, fu uno dei crucci poetici della Woolf. Questa preoccupazione è stata raccolta dal1'esordiente Sally Potter, regista di Orlando, passato alla 49° Mostra del Cinema di Venezia e inspiegabilmente dimenticato dalla giuria. In Orlando - la storia di un uomo che diventa donna nel corso dei secoli e invecchia di un solo giorno -, Sally Potter segue abbastanza fedelmente il romanzo omonimo della Woolf, pubblicato nel 1928: getta il personaggio nel flusso dei · secoli, preoccupandosi però di isolare alcuni momenti esemplari della vita di Orlando, consapevole che il tempo della narrazione è costruzione e geometria. Il film è diviso in sette capitoli, i primi sei scanditi da altrettante date: 1600 Morte, 1610 Amore, 1650 Poesia, 1700 Politica, 1750 Società, 1850 CONFRONTI va. L'uso dilatato del video, anticipato in quella prova generale che era il m.m. Tempo di riposo, è un elemento determinato di uno stile, di un rapporto con la metria scabro, duro, "sporco", non conciliato, come nei suoi film-documento; dall'altro lato coi testi alti che propone, da Pinter a Shakespeare, al "Woyzek", cancella ogni connotazione di referto di marginale per dargli una più vasta risonanza culturale, un senso di più universale lacerazione o condizione schizoide dell'uomo. Ciò grazie anche a Colnaghi che riesce nell'impresa di non dare mai l'impressione di recitare la propria storia, ma quella di un grande attore che reciti la sua e la nostra condizione. I limiti del film sono quelli dei suoi mezzi ridottissimi, visibili nonostante la bravura dell'intera troupe, e sonoquelli di una costruzione a una sola voce, a un solo personaggio, rispetto a cui tutto il resto, tutta una serie di figure e di elementi, è funzionale, ma non ha autonomia, non "lavora" espressivamente. Ma, quella di Segre, resta una strada estrema che merita, come poche, di essere seguita. Sesso. L'ultimo, intitolato Nascita, è senza tempo. Un forte senso di morte segna l'inizio del racconto, con il giovane Orlando (Tilda Swinton) adottato e sedotto da una decrepita Regina (Quentin Crisp) che gli ingiunge di rimanere per sempre giovane. L'aristocratico protagonista attraversa i secoli, si innamora tra i ghiacci del Tamigi di una principessa russa (Charlotte Valandrey), diventa ambasciatore in Asia, guerriero contro voglia, si tramuta in donna, ha un rapporto d'amore nel XIX secolo con un avventuriero (Billy Zane) che l' abbandonerà, è ragazza-madre nel Ventesimo secolo. Insieme alla Potter, gli scenografi Van Os e Roelfs hanno ideato un 'codice di colori' per la narrazione di ogni singola epoca: oro e rosso per l'Inghilterra di Elisabetta, grigio e argento per quella di Giacomo, blu cipria per il diciottesimo secolo ... Fisico e gesti di Orlando invece non mutano nel passaggio da uomo a donna, solo i costumi, il travestimento stabiliscono le convenzioni del sesso. Il film è tutt'altro che un manifesto per aspiranti transessuali, ma un apologo sulla natura fluida ed arbitraria dell'identità, narrazione del tentativo di emancipare il proprio io da istanze esteriori, come il Potere o i ruoli sociali. In questo senso sono da intendersi le parole conclusive: torlando, da quando aveva smesso di cercare l'altra metà, aveva incominciato a trovare se stessa'. Il film è un forte richiamo alla responsabilità di essere sé stessi, responsabilità che si afferma e si nega nel corso di una vita durata per Orlando quattrocento anni! Se Sally Potter tramuta i vincoli produttivi in sfide espressive, molti cineasti dell'Est, liberi dai vecchi vincoli ideologici, sembrano aver perso la bussola. Spicca per confusione e prolissità Il poliziotto sentimentale di Kira Muratova, seguito - in ordine crescente di noia per lo spettatore - da Hotel de lux del rumeno Dan Pita, inspiegabilmente premiato dalla giuria, e Parata moscovita del russo Ivan Dychovicnyj, Uno scena di Orlando di Sally Potter. 9

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