Foto di Ivo Soglietti (Agenzia Contrasto/Reo). classe medio-alta e la classe alta peruviana, e gli diceva che la sua storia collettiva - di lui come membro della comunità giapponese - aveva molti più punti di coincidenza con l'esperienza della comunità dei poveri che non con quella dei ricchi o medio-ricchi peruviani. È questo che ha permesso l'elezione di Fujimori ed è ancora questo a sostenerlo nei sondaggi. E questo, naturalmente non ha niente a che vedere con il neoliberalismo. Come valuta il ruolo dei partiti politici? Non ho fiducia in nessuno dei partiti politici insediati nel parlamento e nel potere giudiziario. Questa "intellighenzia organica" è notoriamente inadeguata ad affrontare analisi pertinenti. Per questo non posso attribuire ai quadri politici dei partiti l'informazione, la conoscenza necessaria per poter prendere decisioni necessarie. Oggigiorno esistono nel paese solo due istanze sufficienti di analisi in termini di intellighenzia politicomilitare: le Forze armate e Sendero Luminoso. Qualsiasi tipo di elucubrazione di Patria Roja, PPC, Apra, PUM ecc. non è mai corretta, ratificata da un'azione pratica, mentre questo invece accade con le Forze armate o Sendero. Le analisi dell'intellighenzia militare o senderista hanno un atteggiamento intellettuale o una base empirica totalmente diverse dalla casualità o provvisorietà delle linee governative dal 1980 in poi. Un errore di ipotesi di Sendero o dell'Esercito significa la morte di molti peruviani, e questo non è certo il caso per l'Apra o il PUM. Il presidente Fujimori non si basa su un sistema partitico proprio che gli fornisce informazione politica o analisi indipendente oltre quella che possono fornirgli i servizi d'informazione ufficiali. Ritiene che Fujimori possa essere una specie di miccia in questo confronto tra Sendero e Forze armate? Ci sono vari tipi di micce e forse la più debole non è Fujimori come persona o entità politica ma il programma liberale, non tanto nella sua applicazione riferita al Perù, quanto nella sua credibilità continentale o mondiale. Mentre i governi dei paesi poveri hanno credito nella necessità di un riadattamento neoliberale, con enormi sacrifici economici e sociali per le loro classi popolari e politici per le loro élites politiche, che sacrificio fa il mondo ricco? Fujimori chiude il Parlamento perché non aveva altro modo di continuare a governare a partire dalla congiuntura del '92. Le domande che dobbiamo fare sono: in cambio di cosa si chiedono i sacrifici? Per quanto tempo? Tre anni, dieci anni, il tempo che è durata la rivoluzione industriale inglese (75 anni)? Chiederei per IL CONTESTO esempio agli economisti: a quanto ammonta il prodotto interno lordo? Il capo dell'Istituto nazionale di statistica ha detto che c'erano vari metodi e calcoli ma non ha detto qual era il suo. Altri evocano lamancanza di una tavola di Consumo-Prodotto. In ogni caso, si è affermato che il prodotto lordo a marzo del '92 era di 68 miliardi di dollari. Di recente ci sono stati incontri tra destra, sinistre e governo al fine di ottenere un accordo con gli organismi internazionali perché quanto più alto è il prodotto interno lordo tanto maggiore sia la pressione fiscale. In altre parole, se i I prodotto lordo interno è di 40 mila, avremmo già raggiunto il doppio della pressione fiscale esercitata dall'Apra prima del '90 e sarebbero oltrepassate le esigenze del Fondo monetario internazionale. Crede che un programma liberale possa risultare efficace? Per un paese come il nostro un programma neoliberale funziona solo se accompagnato da una globale rettifica delle strutture e delle strategie del commercio internazionale. Quando si dice che dobbiamo aspirare . non tanto alla conquista dei mercati interni quanto ad accedere al mercato internazionale, e che l'esportazione sarà la locomotiva che trascinerà gli altri vagoni, dovremmo farci delle domande sulla validità del modello in un mondo in cui gli eventuali compratori adottano misure protettive che a noi viene raccomandato di non adottarne. Inoltre, come vari specialisti hanno messo in luce, ci troviamo in una fase di smaterializzazione del prodotto industriale, che incorpora una quantità ogni volta minore di materia prima. Di conseguenza, il nostro apporto sarà molto minore di quello degli inizi di questo secolo. Così l'unica possibilità sarebbe che la pratica capitalista della fine del secolo XX e degli inizi del XXI si adegui alle prediche teoriche del Piano Marshall per estendere il mondo capitalista ai luoghi che ancora non sono capitalisti del tutto. Ma questo significherebbe riadattamenti che non sono presenti nel programma dei capitalismi egemoni. Credo dunque che stiamo scommettendo a vuoto. Per questo, a chi propone questi schemi per il Perù vorrei chiedere se rimarrebbero nel paese nel caso in cui il piano fallisse, per assurpersi politicamente e personalmente tutte le loro responsabilità. I politici, gli economisti e gli amministratori pubblici non dovrebbero più avere il passaporto. Soio in Perù è così facile dire dopo "non mi hanno capito", e lasciare tranquillamente il paese. Come valuta il ruolo degli imprenditori? Il grosso dell'impresa odierna non è simile a quello peruviano eroico del XIX secolo, piccolo e medio borghese, che cercò di formare una grande industria ma finì bloccato dalla grande borghesia, che non era interessata a vederne uno sviluppo autonomo né a vedere lo sviluppo stesso del paese ma a stringere relazioni con l'ambiente capitalista mondiale in termini che, sul fondo, erano di economia di rendita anche se fingevano di essere moderni e capitalistici. Dopo )a guerra con il Cile ci fu il tentativo, consistente e organizzato, di dar vita a una borghesia nella povertà. Fu questa l'intenzione di quel grande ideologo e imprenditore che fu, all'inizio del secolo, il cubano Payàn. Ma mentre lui pensava in grande, gli imprenditori peruviani pensavano in piccolo. Payàn offriva loro di convertirsi in sfruttatori di un paese mentre gli imprenditori pensavano solo a metter via una parte dei profitti per vivere a Biarritz, dove Proust parla di loro in una frase gentile. A cosa lafanno pensare le morti di oggi in Perù? Se Sendero o l'esercito uccidono, mi sembra mostruoso. Contro tutte le leggi, contro la direzione futura della Storia, non accetto la morte, ed è per questo che si devono prendere le distanze sia dall'Ordine che da Sendero. Il giorno che dovessi accettare la morte come un modo di vivere, sarei un disgraziato, e il Perù sarebbe più disgraziato di me. Non credo che Sendero possa fare un passo avanti ammazzando un sindaco, né che l'esercito possa farlo ammazzando un maestro elementare senderista. L'unica cosa prodotta da questa situazione è lo svilupparsi dei "paramilitari", a favore o contro l'ordine che di fatto sono ormai circa I00 mila persone. Per ogni vittima, si moltiplichi per IO:l'uno per cento dei 20 milioni di peruviani, ha preso partito perché un senderista ha ammazzato suo fratello o perché un poliziotto ha ammazzato suo padre. 23
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