IL CONTESTO Foto di Mike Yamashita (Agenzia Grazia Neri). Il mio primo approccio con la cultura orientale fu dettato proprio dal desiderio di integrare la mia già acquisita conoscenza della cultura occidentale con quella orientale, nella quale, tutto sommato, affondavano le mie prime radici. Non posso dire quale delle due culture conoscessi meglio, ma imbarcandomi in questa nuova avventura speravo comunque di riuscire ad acquisire una conoscenza sufficientemente buona di entrambe, che mi permettesse di raggiungere una certa armonia tra due civiltà indubbiamente molto diverse l'una dall'altra, dove alla lucidità e ai processi analitici dell'una si contrapponeva il bagaglio di antica saggezza dell'altra. Man mano che mi addentravo nei miei studi, però mi accorgevo che non si trattava più solo di una ricerca di armonia, di un tentativo di integrazione delle due culture, e mi resi conto che ero sceso a un livello più profondo. Avevo riscoperto nella cultura orientale nuove potenzialità. In particolare intravedevo la speranza che i limiti della razionalità e della mentalità scientifica proprie della cultura occidentale potessero essere superati proprio grazie alle peculiarità della cultura orientale. Generalmente, quando si parla del pensiero orientale gli si attribuiscono caratteristiche di tipo astratto e non a carattere logico. L'osservatore occidentale tende poi a ignorare tutto ciò che non deriva da un'osservazione diretta e che avviene in assenza di un processo di elaborazione logico-deduttiva. Comunque, l'assenza di processi logico-deduttivi e di razionalità nello sviluppo del pensiero orientale, considerati a volte 18 uno dei limiti della cultura orientale in sé, soprattutto all'occhio di un occidentale, a mio parere devono essere considerati niente altro che il risultato di un processo di sviluppo del pensiero umano che ha avuto inizio in tempi piuttosto remoti, senz'altro più antichi delle origini del pensiero occidentale. In presenza dei soli risultati di come siamo noi oggi, chi potrebbe affermare che nel processo di formazione del pensiero orientale sia venuto a mancare proprio un metodo di analisi logico-deduttivo? Se troppo tempo passa dalla nascita di una nuova cultura, è legittimo pensare che siamo in presenza del solo prodotto, risultato di un processo di elaborazione logica andato perduto con il trascorrere dei secoli. Del resto, la nascita della cultura orientale viene fatta risalire ad almeno 2.500 anni fa. È da tempo che mi occupo dello studio dei rapporti tra produttore e fruitore del prodotto ottenuto. Fino al secolo scorso tale rapporto era di natura diretta, con i due estremi non lontani l'uno dall'altro. In poche parole, i fruitori del prodotto erano perfettamente a conoscenza del funzionamento e delle caratteristiche di quel particolare prodotto. In casi estremi, in assenza di creatori, i fruitori sarebbero stati capaci di ricercare gli stessi prodotti senza il loro aiuto. Ma al giorno d'oggi le cose sono molto cambiate. Oggi siamo in molti a usare il computer, per esempio, ma sono in pocqissimi a conoscerne le caratteristiche di funzionamento e quasi nessuno, in caso di necessità, sarebbe capace di riprodurne uno. In parole povere, siamo diventati semplici fruitori di un prodotto senza per questo conoscerne i principi di funzionamento né tantomeno essere capaci di riprodurre il prodotto in questione. È possibile che in un futuro non molto lontano ci troveremo in una situazione in cui anche la più vaga e remota conoscenza dei principi di base di un prodotto sarà stata dimenticata e noi potremo solo usufruire dei suoi effetti o benefici - segmento ultimo e finale, unica testimonianza di un processo creativo ormai andato perduto. A molti di voi questo potrebbe sembrare un collegamento troppo ardito, ma forse siamo proprio in presenza di un fenomeno analogo quando guardiamo al pensiero orientale e alla enorme distanza esistente tra il prodotto, risultato di un processo creativo di cui sono andate perdute le varie tappe evolutive, e il fruitore del prodotto stesso. Un'antica fiaba coreana racconta di un taglialegna che un bel giorno, nel bosco, incontra un vecchio eremita e inizia con lui una partita a scacchi. Così immerso nel gioco, il taglialegna non si accorge del trascorrere del tempo. Al termine della partita si rende conto che sono trascorsi decenni e che ormai si trova in una diversa dimensione temporale. Oggi la scienza ha dimostrato che tali fenomeni possono benissimo accadere. Un millennio prima della nascita di Einstein una fiaba coreana era riuscita a intuire il principio della relatività. Naturalmente la mia teoria potrebbe essere frutto di ipotesi senza fondamento, prodotto della fantasia troppo vivace di uno scrittore. Oppure farneticazioni derivate da una conversione tardiva ai principi del pensiero orientale. Ma qualora tale teoria avesse messo in evidenza qualche elemento anche solo minimame~te degno di attenzione e se si ritiene che forse in un futuro non troppo lontano si possano accorciare le distanze tra prodotto e fruitore, ebbene, ritengo senza ombra di dubbio che la cultura orientale possa rappresentare un nuovo orizzonte per il futuro della cultura non solo occidentale, bensì mondiale.
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