IL CONTESTO fatto è che l'opposizione non sapeva bene dove collocarsi. L'ultima cosa, e certo non la meno importante, da dire è che c'è stato un calo generalizzato di fiducia nel governo e nelle forme di partecipazione. Nelle elezioni presidenziali del novembre prossimo si '>revedeche andrà a votare soltanto il 20/25% degli aventi diritto. Calo di fiducia nella procedura politica, che è essenzialmente nelle mani del grande capitale. Negli Stati Uniti per essere politici di successo bisogna avere un sacco di soldi e bisogna fare molti compromessi con lo status quo. Il risultato è la mancanza di fiducia nella vocazione intellettuale e politica. Dunque non c'è opposizione. Non esiste alcun tipo di rapporto tra la gente e i politici di professione? Esistono dei legami molto labili, certo non sufficienti a produrre effetti deterrenti nelle avventure della politica estera. Supponiamo che domani Bush annunci che bombarderà nuovamente l'Iraq: lo può fare, con estrema facilità. Violenza: violenza come criminalità, strumento politico, repressione. A che punto è l'America di Bush? Vengo da una parte del mondo dove la parola violenza ha un significato molto diretto. In Libano si possono vedere a occhio nudo gli effetti delle incursioni aeree israeliane. Basta dare un'occhiata al centro storico di Beirut, distrutto dalle lotte intestine tra libanesi, tra libanesi e israeliani o americani. In America la situazione è differente. Si potrebbe parlare di violenza sommersa. Per me una città come New York, che ha una popolazione costituita in maggioranza da persone 'svantaggiate', provenienti per lo più da paesi del Terzo mondo, è diventata in tutto e per tutto la città coloniale descritta da Fanon. Sacche di strade pulite e ben illuminate e per il resto intere zone abitate da emigrati, casbeh. Oggi, nella maggior parte delle città americane ad eccezione delle grandi città, il centro cittadino è vuoto. In posti come New York e Los Angeles, il centro urbano è popolato in larga misura da gente che non ha niente da perdere né da guadagnare, la cui violenza è prodotta, incoraggiata, potremmo dire fabbricata da una polizia (una forza a tutti i titoli bianca) sistematicamente schierata contro i gruppi di colore. In questo senso la violenza è una presenza costante, ma si tratta di una violenza controllata, perché al momento opportuno lo stato può avere il sopravvento, come ad esempio è successo a Los Angeles pochi mesi fa. Da persona che non è nata in questo paese, che ci è venuta da adolescente, per andare ali' università, posso dire che non si può fare a meno di notare una cosa: nella vita americana, sotto la superficie, c'è un sacco di violenza, soprattutto in città come New York o Los Angeles. La storia, la cultura di questa società si basa sulfare terra bruciata. Non si costruisce; si brucia e poi si ricostruisce. Siamo davanti a una società che distrugge, che distrugge con il poco. È quanto hanno fatto con gli Indianid' America e con le loro culture. Una delle grandi questioni oggi all'ordine del giorno è che la gente non vuole parlare del passato. Quel che è passato è passato. Si tratta di un dibattito molto vecchio. Un anno fa, a Washington, allo Smithsonian Insitute, c'è stata una mostra dal titolo "America As West". Una storia dell'Ovest americano raccontata attraverso la fotografia, ma le immagini fotografiche che la componevano erano revisioni ideologiche di quanto era successo nella realtà. Sotto le fotografie però il curatore aveva messo delle didascalie in cui la verità era raccontata senza mezzi termini, come gli Indiani erano stati sterminati, come era stata distrutta la loro terra, e via di seguito. C'è stata una sollevazione incredibile, la mostra ha rischiato di chiudere, perché la gente diceva che era antiamericana, che non è possibile dire cose simili di se stessi. Quindi non è solo questione di violenza, ma di violenza e incapacità di parlarne, di rifiuto di discuterne e di analizzarne le LANOST LINGUA LANOSTRLIANGUA Biblioteca storica di linguistica italiana La Collezione si affianca idealmente e concretamente al GRANDEDIZIONARIODELLALINGUAITALIANA, affrontando con opere ora di taglio saggistico, ora di struttura alfabetica, i diversi temi e settori che sono di interesse e competenza linguistica: dalla grammatica alla storia della lingua, dalla toponomastica all'indagine sociolinguistica. Un progetto editoriale aperto ai contributi delle diverse discipline che concorrono allo studio e all'approfondimento del fenomeno linguistico e delle sue forme espressive. L'ITALIANO Elementi di storia della lingua e della cultura. (Testi e documenti), di Francesco Bruni Pagine XII-484 GRAMMATICAITALIANA Italiano comune e lingua letteraria. Suoni forme costrutti, di Luca Serlanni con la collaborazione di Alberto Castelvecchi Pagine XVI-712 DIZIONARIODITOPONOMASTICA Storia e significato dei nomi geografici italiani, di Giuliano Gasca Queirazza, Carla Marcato, Giovan Battista Pellegrini, Giulia Petracco Sicardi e Alda Rossebastiano Pagine XXVIII-722 L'ITALIANONELLEREGIONI Lingua nazionale e identità regionali, a cura di Francesco Bruni Pagine XXXVIII-1038 >,: ;.::-:1"'l~'!~1:::< UTET ra11eRI •At 1101 I I I I UALANO RALING 11
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