STORIE/HELDER Scale e metafisica Quando tornai a Lisbona non volli più andare in una pensione. Ero stufo di rappresentanti e di funzionari pubblici. Avevo voglia di starmene da solo. Mangiare qui e là in piccoli ristoranti e, in camera, la sera, fumarmi una sigaretta alla finestra, sfogliare un trattato di archeologia. Non sentire nessuno né parlare né sentirmi obbligato alla condiscendenza o alla fratellanza. Sono un nevrotico si nota subito. Un egoista. Lasciatemi stare. Non amerò mai il mondo. Me ne frego. Affittai allora una camera al sesto piano di un palazzo dietro la Cattedrale. Conoscete questi vecchi edifici, con pianerottoli e cancelletti insoliti, subite deviazioni di corridoi e scale a tre gradini che partono dalla scala principale verso una porta enigmatica, dipinta di marrone scuro e con un batacchio mostruoso?Ammiro l'inutile immaginazione di quegli architetti e costruttori. Dietro le porte marroni abitano un numero inconcepibile di persove. Si sente il tintinnare delle stoviglie, un bambino che piange, un secchio d'acqua rovesciato, le urla acute delle donne. Poi una voce grossa. Non si capisce cosa dice. Sbatte una porta. C'è gente nel corridoio. Si va a vedere. Niente. Nessuno. Le persone si perdono per i sottoscala, gomiti e dislivelli, nelle penombre· della casa confusa. Si è completamente soli in mezzo agli altri. I cortili sono di pietra annerita, la maniglia della porta si è ossidata durante gli anni.C'è una solidezza ingenua ed ombrosa in tutte queste cose, un grave anonimato sparso. Tutto mi commuove e mi rende umile: il corrimano sporco, i gradini consumati, i bidoni della spazzatura ammucchiati all'entrata. Affittai la stanza. Dava sul fiume dove potevo vedere scafi sporchi e alberi di navi. Proprio davanti si ergeva la torre della Chiesa, e la confusione delle costruzioni unite al corpo centrale dell'edificio. Non gli detti molta importanza. Guardai meglio il fiume e la sponda opposta, i pochi giardini intorno, il belvedere vicino all'entrata della Cattedrale con gente seduta sulle panchine verdi. I tram rimbombavano giù per la discesa. Dalle finestre penzolavano indumenti ingialliti. Attraverso le vetrate si riuscivano a vedere bambini belli e tristi. Qualcuno cantava, e il fiume stava innanzi, chiaro, lento, così antico quando guardavo a lungo le sue acque. Girai le spalle alla finestra. La torre mi cadeva addosso. O mi osservava ciecamente. Mi piacciono tutti i tipi di torre. Sono incomprensibili. Sono state costruite per pura bravata, lirismo impulsivo ed inutile. Sotto di loro funziona un motore che non si ferma mai. A cosa servono le torri? Il motore lavorava in mezzo ad un grande pozzo di silenzio. Non pensiate che le torri spariscano così, che possiamo liberarcene. Ci inquietano. Ci cadono sulla testa o ci contemplano immobili, implacabili. Chi lo avrebbe immaginato: io a mala pena mi ero reso conto della sua esistenza. È così: stiamo davanti alle cose; e non le vediamo. Solo più tardi, assurdamente, sappiamo che abbiamo fatto solo questo: vederle e possederle. Ed esserne catturati. Era luglio. Un chiarore lucente cadeva sulla città, veniva da dietro e mi batteva sulle spalle, rifrangendosi nella stanza come un'onda d'acqua. Stanza ascetica. Pareti nude, letto di ferro, uno scaffale per i libri, la sedia, il tavolo, il lavabo smaltato. Sul pavimento, la mia valigia non ancora aperta. Avevo una vocazione? Quale? Cosa significava tutto questo? - Cosa significa tutto questo? - dissi a voce alta, e mi vo~tai · verso l'esterno. •• Salivano dai fianchi della Chiesa delle costruzioni astruse: scale di pietra, una porta scolorita tra stipiti senza pareti. Il vento, ad ogni minuto, per settimane, mesi, portava polvere che si fissava alla pietra. Poi crescevano quelle pallide piante. È terribile la ferocia creatrice della terra. La terra genera inesorabilmente. In qualsiasi luogo, durante il tempo intero. Il fiume continuava a correre là in fondo. Allora, tornai dentro e mi stesi sul letto. Passai alcune ore a leggere. Di sera, uscii per andare a cenare. Ritornai presto in camera e andai a dormire subito. Ero stanco. La vita di un uomo può essere semplice, circondata di cose mai indagate. Mangiamo, dormiamo. Contempliamo il piccolo mondo di fiumi, Chiese, piante, pareti coperte di calce. Vita semplice. Ma io non riuscivo a dormire. C'era in me un sospetto, un terrore latente, un sottile enigma. Perché? Durante l'adolescenza sognavo molte volte che camminavo, con le mani fredde e rosse di sangue, in un villaggio che aveva case di pietra senza porte e finestre. Il villaggio non finiva mai. Forse c'era da qualche parte una casa illuminata. Una casa con porte e finestre, illuminata da dentro. Non l'ho mai trovata. Mi svegliavo tremando. Il sogno si ripeteva nel corso dei mesi. Penso non avesse un significato particolare, o significava qualcosa che non ho mai capito, non basterebbe una vita intera per capire veramente. Non dormivo. Impossibile. Le case respirano. Possiamo sentirle durante la notte. Hanno un movimento impercettibile nell'aridità della notte. Brevi rumori che disorientano, lo scricchiolare del legno, le ore di' un orologio nascosto. Ma non si tratta solo di questo. È la respirazione delle case che ci sopportano, a noi uomini, ma che possiedono una vita indipendente, molto densa. Accesi la luce, e mi misi a leggere. Un trattato sulle statue giganti dell'isola di Pasqua che hanno una pietra rossa sulla testa. Queste pietre rosse sembra yogliano significare il colore giallo dei capelli ... Merda. Vado alla finestra a fumare. Passo così la notte. Finché l'alba non comincia a sorgere dal fiume. Sale lentamente attraverso le cose come una grande lingua fredda. Appaiono le case, il belvedere, la torre. Allora vedo, molto vivo nel pallore deH' alba, il blocco vicino alla Chiesa, con le sue scale incomplete che si interrompono un tre metri sotto la soglia della porta scolorita, tra gli stipiti sospesi nello spazio. Cos'è? La scala rimane a mezzo percorso tra una specie di cortile, con monticoli di arbusti bassi, e la porta che non dà accesso a nessun posto. Ed eccolo, questo ultimo gradino, insolito, a mezz'aria: pura allucinazione. Non è possibile arrivare alla porta arrampicandosi sulle scale. Ma se anche ci arrivassimo, se anche bussassimo per un giorno intero, nessuno aprirebbe. O se la forzassimo, rimarremmo sotto i vecchi stipiti di pietra, a guardare il fiume, le case, la città. Le stesse cose che si vedono da qui, dallà finestra. Le stesse cose che si vedrebbero da qualsiasi parte. E il più assurdo è che non arriveremmo neanche alla porta, perché i gradini finiscono molto più in basso della soglia. E, mi rendo conto, non è neanche possibile accedere alle scale. Non si vede modo di raggiungere il cortile da cui esse partono. Solo il vento cieco porta fin lì polvere invisibile, durante i mesi, anno dopo anno, e allora nascono questi inutili arbusti. Gli arbusti che sembrano soffrire come un pensiero, sotto la luce feroce, tra le crudeli fratture della pietra. Non so niente. Mi azzardo ad accendere un'altra sigaretta. E il terrore entra silenziosamente nella mia vita .
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