STORII/LOPES Le società che si immaginano culturalmente e razzialmente omogenee sono delle società pericolose che portano al lo,:o interno il germe del fascismo~ della negritudine, ho però capito che anche noi africani possiamo essere presenti nel patrimonio letterario mondiale. Così ho voluto dar voce al nostro immaginario e fissare sulla carta i nostri paesaggi, la nostra gente, il nostro mondo. C'è dunque questo desiderio, ma ciò non significa che io pensi esclusivamente all'Africa, dato che non posso dimenticare il pubblico della lingua in cui scrivo e delle altre lingue che non conosco. Tengo conto di queste diverse realtà, cercando di farle mie per produrre un'opera meticcia che mi assomigli. Come è stata accolta la sua opera in Africa? Non ho degli strumenti precisi per verificarlo. Non voglio sembrare pretenzioso, ma finora ho avuto l'impressione che i miei libri siano stati accolti bene, specie dai lettori più giovani, dagli studenti. Così almeno sembrerebbe dalle lettere che ricevo. Naturalmente sono contento, anche se so bene che devo ancora progredire molto per diventare lo scrittore•di cui l'Africa ha bisogno. I suoi libri sono stati censurati? Contro di me non sono mai stati emanati dei veri e propri decreti di censura, ma in certi paesi - tra i quali anche il mio - le procedure burocratiche sono riuscite per anni ad ostacolare la distribuzione e la vendita dei miei libri, in particolare di Sans tamtam e le pleurer-rire. Dal suo osservatorio dell'Unesco come vede l'attuale situazione della letteratura africana? Oggi gli scrittori africani che scrivono sono molti di più di un tempo, il loro problema però è che non sanno a chi dare i manoscritti. In Africa, non ci sono editori degni di questo nome, cioè capaci di scoprire i talenti e di aiutarli a crescere, magari facendogli riscrivere i loro testi: è per questo che abbiamo bisogno di editori che non siano semplicemente dei commercianti. Sul piano dei contenuti, mi sembra che la letteratura africana sia oggi in piena evoluzione: dopo essere stata ossessionata e affascinata dall'epoca coloniale, e dopo aver superato il rimpianto delle epoche più antiche (a volte con risultati eccellenti, si pensi solamente a Il crollo di Achebe o alle opere di Mongo Beti e Oyono), oggi gli scrittori africani guardano piuttosto alla realtà che li circonda. Infine, mi sembra che l'intensità della vita letteraria in Africa anglofona sia più importante che in Africa francofona. Ad esempio, non conosco un solo scrittore dell' Africa nera francofona che viva delle sue opere, mentre invece ne conosco diversi provenienti dall'Africa anglofona, ad esempio Wole Soyinka, Buchi Emecheta, Nuruddin Farah e Ben Okry. Per non parlare di scrittori sudafricani, come Nadine Gordimer, Wally Serote, Peter Abrahams e André Brink. le sembra che il Nord sia attento e ricettivo rispetto a ciò che proviene dal Sud? In questo momento il mondo occidentale tende a dimenticare il Sud, dato che è affascinato dalla rivelazione dei paesi dell'Europa dell'Est. Spero che sia solo una fase transitoria, perché ciò potrebbe avere delle conseguenze assai gravi. D'altra parte, mi sembra che sia necessario rivedere completamente le nozioni di Nord e Sud, perché è urgente far saltare tutte queste frontiere. Bisogna andare verso una società senza visti. L'Europa non deve essere esasperata di fronte agli immigrati che vengono dal Sud, e d'altra parte i paesi del Sud non devono nutrire alcuna paranoia di fronte a coloro che vengono dal Nord. I nostri paesi devono essere pronti ad accettare una vera cooperazione. Gli uni e gli altri devono aprire le proprie porte, Roma come Brazaville. lei dunque è partigiano di una società multiculturale e multirazziale? Certo. Credo infatti che le società che si immaginano culturalmente e razzialmente omogenee, e che quindi pensano di dover conservare tale presunta purezza, siano delle società pericolose che portano al loro interno il germe del fascismo. Cosa sipuòfare concretamente per superare le incomprensioni e i sospetti tra le culture e i popoli? Occorre leggere, leggere molto, tutto quello che è stato scritto in tutte le lingue. La lettura infatti non è solamente un piacere, è anche una preghiera, una meditazione. L'ANTICIPO Henri Lopes traduzione di Fabio Gambaro - Non è buono, aveva detto la piccola facendo una smorfia. - Ma sì, Francoise. Guarda. Carmen aveva messo in bocca uno spicchio di mandarino, e chiuso gli occhi. La bambina la guardava impassibile. - Mangia tutto. Come un prete l'ostia, Carmen presentava lo spicchio di arancio. La piccola girò la testa di profilo, l'aria altezzosa. Erano già le sette di sera. Carmen aveva fretta di finire il suo lavoro. Soprattutto perché non aveva ancora domandato a Madame ... Parlava con tono più brusco facendo gli occhiacci. - Se non mangi, Francoise, vado a dirlo alla mamma. Ma la piccola non cedeva. Madame era in salotto con Monsieur e gli amici invitati a giocare a bridge. Già diverse volte aveva raccomandato a Carmen di non disturbarla mai "qllando era in società", come amava dire. Avrebbe turbato lo stesso la gioiosa assemblea? Carmen non teme le sgridate. La gente alza la voce soprattutto per dar sollievo ai propri nervi. Per quanto riguarda Madame, aveva detto il guardiano Ferdinand, dato che suo marito la picchia, ha bisogno di prendersi la rivincita sui domestici. Allora, perché volergliene? Tanto vale incassare con filosofia. Ma farsi rimproverare davanti ad altre persone, degli estranei, è peggio che esser schiaffeggiati. Così preferì attendere. D'altro canto, Madame ha la spiacevole abitudine di parlare in seguito con la figlia, come con un adulto. 83
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