Portogallo-Angola. Dove si situa secondo te in questa situazione di diaspora lo scrittore africano? lo credo che questa situazione arricchisca molto la letteratura del mio paese. Alcuni scrittori sono emigrati in paesi francofoni come José Maimono o in paesi anglofoni come Sousa Jamba. Questo fa sì che la letteratura angolana si arricchisca di connotati assai misti. Per quanto riguarda quelli che come me, e sono tanti, hanno lasciato l'Angola per venire a Lisbona, essi vivono una vita che in fondo li allontana solo fisicamente dalla Patria. Esiste infatti una Lisbona "negra", tu puoi vestirti, ballare, mangiare africano senza difficoltà. Gli angolani poi sono molto mobili per cui sanno sempre quello che succede nella loro terra anche perché tutti vogliono tornare; anche per questo quando sono invitati a partecipare alla vita politica portoghese non accettano - tra l'altro quello che ho appena detto su Lisbona "negra" ha a che vedere con un altro dei miei progetti che è quello di scrivere appunto una guida alla Lisbona negra. Credo, tornando alla tua domanda, che questa situazione di "diaspora" conceda agli scrittori africani la tranquillità per produrre, ma non credo invece che influenzi in termini di estetica la nostra maniera di scrivere. Letteratura angolana. Letteratura africana. Esiste secondo te uno specifico? Fondamentalmente io credo che l'Africa sia un continente di storie, ognuno ha la sua storia perché la vita, il vissuto per meglio dire, è tradizionalmente una grande ricchezza per ogni africano. L'Europa ha grossi scrittori in termini stilistici. La vostra letteratura è però come una costante imitazione di certi aspetti formali. Inoltre in Africa si assiste attualmente ad un fenomeno molto interessante: quello dell'apertura del mondo rurale, per ragioni tragiche purtroppo in molti casi come la guerra, dovuta all'inurbamento di grandi masse. Questa mescolanza di due culture così diverse che si trovano all'improvviso a convivere, dà luogo a "vissuti" molto interessanti e quindi a storie curiose e molto belle. Se esiste uno specifico africano, e quindi anche angolano, per me è questo: il nostro inesauribile repertorio di storie. A conjura è ambientato agli inizi di questo secolo. Come mai hai scelto quest'epoca? I fatti di cui parlo in A conjura sono sconosciuti alla maggior parte degli stessi angolani, anche intellettuali. Uno dei maggiori guasti del colonialismo è certo quello di aver cancellato la memoria storica del nostro popolo. Ho scelto quest'epoca perché è in quel periodo che nasce la cultura urbana in Angola. In quest'epoca si stampavano il maggior numero di giornali che siano mai stati pubblicati nel paese, i portoghesi erano tutto sommato assenti, per cui gli angolani facevano parte dell'amministrazione da cui poi solo pochi anni più tardi vennero allontanati. Molti di loro, una volta persi certi privilegi, se ne andarono in Brasile, come si può facilmente ricostruire facendo la storia di certe famiglie che oggi sono brasiliane. Il legame tra Luanda - INCONTRI/ AGUALUSA solo Luanda e non il resto dell'Angola -e il Brasile è molto forte. Queste due realtà vivono infatti una situazione di creolismo culturale molto marcata, di forte mescolanza di razze e di culture. Luanda è una specie di città latinoamericana in Africa e forse anche per questo i'UNITA' fa così paura. Tornando al mio romanzo, per ricostruire quel tipo di società mi sono rifatto ad un paziente lavoro di archivio che potesse restituire al lettore quel- !' atmosfera sociale già così strutturata. Molti dei personaggi del romanzo sono personaggi storici: sfogliando i giornali dell'epoca ho costruito intorno a quei nomi una storia, la storia appunto di una congiura ricostruita nei dettagli, ma ho lasciato spazio ali' immaginazione tentando di restituire al lettore l'atmosfera, il mondo in cui la congiura appunto era nata. Non pura cronaca dunque, ma letteratura. Come incide questo creolismo culturale di cui parli sulla scrittura? lo credo che questa mescolanza di culture renda lo scrittore luandense, culturalmente creolo, misto, molto aperto e tendente a cercare la sorpresa, la novità; per questo mi manca Luanda. Per esempio anche tutto il movimento della "negritude" angolano è un movimento di mulatti. Solo che in quel periodo, negli anni Cinquanta, parlare di creolismo era parlare di qualcosa molto simile alle teorie lusotropicaliste di Gilberto Freyre, il sociologo brasiliano teorico dell'armonia fra le razze dell'impero portoghese. Quella generazione di intellettuali, per cui il discorso della razza è importantissimo, sceglie tra i suoi mentori Nicolas Guillèn, ma di lui amano non a caso non tanto la sua poesia negra, quanto quella meticcia. Credo che questo discorso sia molto importante anche per capire la guerra che dopo l'indipendenza ha distrutto il paese. Il conflitto tra MPLA e UNITA più che etnico è secondo me culturale; è uno scontro tra cultura urbana e cultura rurale; il problema è che questi due mondi ancora oggi non si conoscono assolutamente, il che è paradossale se si tiene presente quanto dicevo prima, cioè l'inurbamento di grosse masse rurali. Il "rurale", il "rurale" puro, sta scomparendo. Per questo il discorso del ritorno alle radici tradizionali africane si fa molto complicato, perché il mondo tradizionale "intatto" è destinato a scomparire. Prima si scriveva in Angola molta letteratura alla ricerca di questo tradizionale, adesso si scrive di tutto, si scrive anche molto sulla modernità perché "tradizionale" sta perdendo sempre più la sua connotazione di autenticità. E i tuoi progetti? Un nuovo romanzo, la storia di una poetessa, attraverso cui raccontare la storia del nazionalismo angolano. Nota 1) L'UNITA- unione nazionale indipendenza totale angolana: è il movimento in lotta contro l'MPLA che è al potere da dopo l' indipendenza. 79
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