POESIA/TAVELLI * * * Chi bussa? donde viene il colpo di nocca - martello dei rumori della vita? - Una delle donne chiama e picchia per sapere con pertica nodosa le pareti della nuda stanza. Ali' angolo opposto alla porta attenta si appiattisce l'altra trattiene il fiato si fa pura ombra. Qui traspare lunga figura lenta . silenziosa avanza - ombra al chiaro della stanza - alla soglia si posa. Muove invece la faccia e plasma inconfondibile la bocca della morte. * * * Chi ha mandato il tamburino fuori dal castello alla giostra incontro al terribile invitto nemico - il giustacuore rosso e gli occhi caldi di canto? E perduta la giostra chi l'ha condotto al cospetto del mai-prima-d'allora-visto signore del castello? Chi ha acceso la freccia ardente contro la quale si gettò a trafiggere il proprio cuore da se stesso? (così si diede d'impeto la morte che altri aveva decretato) E chi ha buttato poi il corpo dall'alto della torre in segno di scherno ha rovesciato sopra vuote bucce di castagne? Al proscenio mi fu donata una moneta iscritta. Ritratti a memoria In accesso di emicrania In odore di mania Tra sé e sé diceva "Eppure l'ho amato in modo esemplare." Ma poiché l'anima sua poetica tardava a spirare sospirava "Questo verbo so rimare con un piede nel passato." 74 Amor Mortis Non da liete stanze uscivi di amicali scherzi - il volto offeso - ma da quella luce che implacabile ti mostra. Appena sulle punte le labbra toccarono la guancia. Compagni un breve tratto, ad altro luogo divisi. "Vengo da te a fare inglese" Tuo pegno per l'aldilà? * * * Animula mia politica di destra non sei per convinzione studio e sensibilità, di centro nemmeno per una certa qual inflessione quasi una destrezza un eccesso di grandezza da averne vertigini di vanità. Animula mia sinistrula dove ti potrai posare? tu che conoscesti la speranza nel futuro con scarpe non firmate dovrai per sempre andare? * * * In bosc~i d'autunno in radure di fradicio silenzio lo scarto della folaga diagonale scatta movenze di vita nell'onda nell'onda delle spalle sul verde fustagno della giacca. Alla cava diaccia della notte dense schermaglie di calore ma senza luna, foglie di pioppi dischiuse "un distillato dal mondo una quintessenza" bagliori il suo corpo natante disciolte in buio d'acqua le forme "in dono" su gradini d'antico palazzo le menti arroventate lame nel paese della brina e della groggia "con mani d'infanzia" stretta al tepore sotto gli aghi gli aghi di cristallo erba rete le fronde ricamo di lucore furti preziosi incisi di fiaba la luce bianca della neve diffusa lo portava alla mia soglia "non rovinare di te"
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