Linea d'ombra - anno X - n. 74 - settembre 1992

STORIE/VITALIANO Gavazziculo Allora? Ci viene o non ci vieni? Ah, ci vieni, allora. Vedrai: è meglio che andare a pescare, caro il mio tomo. Sarà divertente come vedere un assessore in mutande (quelli pomposi e calvi con le mutande piene di soldi e la loro prosopopea del cazzo, "caro mio, la serietà, la tradizione", eppoi colla bava alla bocca alla prima minigonna adolescente. Li conosci, mi dici? Bè, li conosco pure io). Ti svelerò il lato comico della tragedia. Anzi: ti dirò di più, ma non adesso. E per meglio farti capire, ti racconterò un fatto. Uno mi ha detto un giorno: "Eh, amico mio, ho visto un tronco di gnocca, una con una macchina veloce, ché se non fosse stato per la macchina, ma, dimmi tu, ma chiselainculava? Ma però quella macchina lì la faceva più tronca-di-gnocca di quanto sarebbe stato lecito aspettarsi. Merito della macchina, forse? Forse. Eh, certo che con una borsa dell'upim non faceva la sua bella figura". Cominci a capire adesso, vero? Lo vedo dai tuoi occhi. Allora, mi è venuto inmente questo graffito metropolitano che mi accingo a presentarti; l'hanno graffittato in metropolitana, allora lo vedi che anche le parole hanno la sua importanza? Orbene, ti dicevo, la città spesso si dipinge sul suo bel dorso di animale irsuto pieno di gobbe e avvallamenti di secondaria importanza: immagini; disegni; lamenti; messaggi; richieste; cazzi enormi; T.V.T.T.B.; mi chiamo Ugo e mi piace di fare le pompe aggratis; snob sniff slurp; ci vediamo al taim; ottavo scaglione novanta; vasco mitico; eros mitico; evimètal. E anche altri ancora. Allora un mattino di buon'ora ho trovato la solita bella faccia di puttanessa moderna vincente rampante coinvolgente centrista e seducente arrapante che mi diceva a me e anche agli altri che erano con me alla fermata del QT8: "Dove cazzo credi di poter andare se non bevi prima questa cocacola qui?" Io, lì per lì, gli stavo quasi per credere. Se una come quella, pensavo, sta attaccata a un muro tutte le mattine a guardare quelli che vanno a laurà in metrò solo per dirgli dove vai senza la coca?, allora, pensavo, dovrà avere le sue belle ragioni. Io (per esempio) c'è un buon motivo per farmi alzare tutte le mattine alle sette. Non lo faccio solo per divertirmi. E non faccio l'esempio di me per mia comodità. Quella donna lì, quindi, non avrà tutti i torti, con tutto quel bendiddio che si trova già di suo. Ma ecco che sulla faccia della puttanessa disegnata sul metrò che confonde anche lei le linee del mi-ro, c'era una scritta che aveva scritto quello che scrive tutti su cartelli della pubblicità. Chissà perché lo fa, sto pirla, sono anni che va in giro a scrivere sui cartelloni. Epoi deve fare una fatica dellamadonna e consumare un sacco di pennarelli. C'è un sacco di pubblicità (giustamente) nella nostra bella città. 68 Sulla bella faccia della bella fata della cocacola aveva scritto: GAVAZZI CULO senza nemmeno chiedergli il permesso, a quel povero disgraziato. Allora, tanto per cominciare, io al Gavazzi gli ho subito voluto bene. Come a un fratello scemo, tipo il film di quello della pioggia. E poi mi è scappata una risata. Ma forte eh?, mica le risatine di oggidì. Una risata forte, per la madonna. La tipa della cocacola se ne fotteva del gavazzi e della sua condizione. Lui era culo, e allora? Doveva cambiare qualcosa di se stessa per questo? Lei era lì solo per raccomandare alla gente di non andare da nessuna parte senza aver tirato una bella tirata di coca e infatti tanti lo facevano. Però, questa storia del gavazzi culo scritto sulla faccia un po' l'aveva incazzata, e infatti si vedeva che non rideva più come ieri mattina. Ma al gavazzi non faceva lo stesso effetto essere messo lì a due passi da quella bocca da camasutra? Il gavazzi anzi la guardava vogliosa ma il culo che era scritto sotto di lui lo ammoniva: ricordati che sei culo. C'è scritto qui. Quella mattina, tutti seppero del gavazzi e della tipa della cocacola, infatti sul metrò la gente rideva (e non è una cosa strana, incredibile, persino) e chiedeva: e il gavazzi? il gavazzi che dice, eh? Io non gli rispondevo, eh, no, cosa ti credi caro il mio tomo? Io al gavazzi gli voglio bene come a un ladro pentito. Lui era un culo e questo me ne dispiace perché uno non vorrebbe essere com'è, nemmeno io, peresempio. Ma il lato comico della tragedia sta proprio qui, te lo dico io prima che me lo chiedi: una bella bocca di quelle che insomma mi hai capito; una bella cocacola ghiacciata che una volta era l'acqua che bevevano i nostii peggiori nemici adesso invece (specie dopo la guerra chirurgica) è ritornata sul trono dei bei tempi; un bel cartellone sette per sette; una bella reclàm con la rima: "Dove vai se non bevi questa coca cola qui?" E nonostante tutti questi bei segnali di concretezza quel tipo prende il pennarello e gli sfregia un bel GAVAZZI CULO sulla faccia. E allora? E allora vuoi mettere la soddisfazione? Quello se ne fotteva della cocacola e faceva bene, perdìo. Averceli sti pittori anarchici, in questo bel mare magnum di merda sopraffina e depurata delle sue'scorie impure inquietanti. Fancùlo l'arte e i comici del regime, anche quelli che vanno al festival. Da quel giorno rido sempre, io. La gente mi chiede del gavazzi, io faccio finta di niente, e loro mi prendono per scemo. Loro non lo conoscono il gavazzi. Nemmeno io, ma almeno io gli voglio bene, perché lui è uno di noi.

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