POESIA/KOLLERITSCH ma tutto ciò che vedevo lo credevo una legge, il mondo intero. Era la casa in cui giunse la levatrice, con la nera valigia di pelle, mise l'acqua sul fuoco. Mentre la sorella nasceva sedevo sul tronco nella segatrice che le larne tagliavano avide. Più tardi, a casa, udii le nuove grida al posto delle mie, in sogno volai per la tromba delle scale, molti piccoli padri sedevano sulle mie ali. Prima che sradicassero la casa, ne percorsi le stanze. Ciò che ancora poteva servire l'avevano portato via, strappato con violenza, indifferenti come la memoria dei suoi morti. Chi ero stato qui, io? Perché non mi era concesso dire questa è la mia casa, la nostra casa, malgrado i lunghi anni di respiro, i giorni nel liquido amniotico? Dove essa sorgeva, mi si vietò di seminare l'erba, io non concedo ai signori la cicatrice. Le nostre ferite restano per loro irraggiungibili. Tempo Sul fiume, che continua a fluire, s'allunga il ponte. Giungendo dal passato, con esso dal prima migra il movimento. L'inizio guarda ciò che ci raggiunge, potrebbe essere di nuovo, in ciò che viene, con esso accade, forse è salvato, animato dalle volute del fiume, schiumando e girando. Tra le sponde scorre la decisione, il tempo. La nostra misura non contiene l'acqua, la parvenza dei ponti, l'indebolisce nel superarli, divise limitano le sponde, dall'una all'altra regna solo l'aperto. 54 Ricordo Lo attraversava il giardiniere con il tintinnante annaffiatoio, il giardino, vi conoscevo un castello da contrade lontane alberi e fiori, e vecchie figure, estranei creavano la lontananza, non erano mai là dov'era il mezzo, a me. Ed una carrozza, con il velluto marcescente, d'oro ne spuntavano le corone, obliqui i raggi del sole talora catturavano il mondo, il passato. Continuare a versare per niente? Fiorire per niente? Per la domanda: perché? Perché non danzavano le ruote? Perché non aprivano la strada verso il sud? Il primato della fioritura Il dover dire, che fa fiorire l'albero di mele, è l'angoscia di incontrare i giardini, le fila grigie, anno dopo anno. Negli occhi si gonfia la lingua, attira una parola, pratica un taglio nel vasto guardare, lo precedeva nel fiorire la fioritura, di gran lunga in anticipo e così ritornata da lì qualcuno ama l'esperienza, per questa liberato, qualcuno fiorisce egli stesso, è il suo profumo, colpito e ricolmo fino al silenzio. Che il giardino sia anche la vita intera? Così crudelmente diverso da tutto il resto, e uguale?
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