Linea d'ombra - anno X - n. 74 - settembre 1992

Qui morivano, con l'acqua nel petto, paralizzati, così fedeli che i loro padroni non li vedevano: oppure li confondevano nelle loro preghiere, che rimanesse in loro possesso ciò che v'era nella casa. Dietro quelle porte e quelle finestre molto restava inespresso. Talvolta una camelia, "il corpo del reato", adornava la stanza, lo stesso fiore in stanze che uguali non erano. Per opporsi i muri erano troppo deboli, i muscoli troppo tesi, il salario un salario troppo basso per fare domande. Mi torna in mente il ciuffo nero sulla fronte del padre, vedo la madre che trasporta l'acqua, la fontana era nel cortile tra i tigli, lottando con la morte la nonna stava sulla porta, balzai dal verde divano e correndo passai in cucina attraverso di lei. Le braccia del ~onno si levarono di scatto, quasi.si sentisse meglio. Le lavandaie lo posero nella bara. La borsa dei virginia giaceva sul tavolo, accanto all'orologio d'oro con la sua catena e il medaglione. I chiodi in ferro battuto, infissi nei pavimenti staccavano la \;ernice, laceravano le piante dei piedi. Chi passava di qui, veniva ferito, un ammonimento a restare vulnerabili. Il "non plus ultra", diceva il padre, quando la mamma parlava di tappeti e parquet, ma la pregava di tenerlo per sé, il ritratto della Signora nella cornice d'argento diffidava dallo sperare. POESIA/KOLLERITSCH Solo nella notte di San Silvestro, per il compleanno del padre, c'era la controfesta, il diritto di vivere, stretti nell'ultima ora dell'anno. I muri erano umidi, la cloaca strisciava sino alla sommità. "Il lato nord è simile ad una foglia d'autunno," diceva il padre, "vista da lontano". Talvolta cacciatori, stallieri, preti, soldati vivevano nella casa, in cantina c'erano barili di crauti, l'insalata svernava nella terra, in soffitta la notte i topi frugavano nelle casse tra le cartucce vuote. Quando sostituivamo le capsule, polvere, tappo e pallini serrati con un dischetto, il tanfo dei topi eccitava alla caccia. E le strida delle cornacchie sui frassini presso la casa indugiavano a lungo nelle stanze. A sud della casa si ergeva il castello, il cuore nella pietrosa testa quadrata. Le grandi finestre tenevano gli occhi aperti, la loro vista era la nostra coscienza, il cuore negava il suo sangue, il sangue diverso, del tutto diverso. Intorno alla casa vagavano i gatti, i cani da caccia abbaiavano, e i commercianti di pelli appoggiavano al muro la loro bicicletta. La preda cadeva in trappola. Nel cortile della casa di fronte ondeggiava al vento la biancheria trapunta di gigli, sopra le camere da stiro abitava il parroco, il padrone dei peccati nel parco e dei villaggi vicini. Qui il tempo doveva arrestarsi, qui si seguitava a vivere nei quadri, in celle che si negavano. Volentieri avrei invitato il nuovo a vedere il vecchio, la furente ostinazione, la negazione della morte, 53

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