STORIE/WINKLER Oggi, il cimitero chiamato delle Fontanelle ... A Giuliano, nei dintorni di Napoli, diecimila persone ... Avendo sentito che, sulla spiaggia di Nettuno ... In piaua Euclule, andando verso la stazione degli autobus ... ceduto il mio posto ad una negra, non più giovane, che portava in braccio un bambino, mi sono vergognato, poiché lei ha capito subito che giocando a fare il cavaliere avevo inteso fare un piacere a me stesso, e non a lei. Come in segno di resa, un uomo che mi stava accanto sull'autobus ha alzato la mano dopo avermi involontariamente dato uno spintone. Nella sala del metrò della Stazione Termini, aspettando il treno insieme a tre preti vestiti di nero, mi ha colpito un ragazzo dai capelli corvini, che ascoltava un walkman. Quando la metropolitana è entrata in stazione si è portato avanti di un paio di vagoni, ma si è accorto che l'osservavo e si è così seduto tra altre tre persone, benché lo scompartimento fosse quasi vuoto. Dopo essermi seduto a poca distanza, averlo fissato intensamente, e aver tirato fuori dalla mia borsa a tracolla il mio taccuino da strada, su cui sono riprodotti i cadaveri imbalsamati e rivestiti dei cardinali e dei vescovi nel corridoio dei preti nelle catacombe dei Cappuccini a Palermo, il ragazzo si è alzato, trasferendosi in un altro vagone. Nella stazione successiva si è seduta di fronte a me una mamma con due gemelli con i denti da coniglietto, che estraevano da bustine di plastica i busti dei giocatori italiani più famosi. Sfogliando le figurine, uno dei due si è imbattuto in una star dell'Inter e ha premuto l'immagine sulle sue labbra. Talvolta, fingendo stanchezza, si appoggiavano teneramente guancia a guancia, tenendo ognuno un pacchetto di figurine di calciatori tra le mani. Guardando dal finestrino osservavo oliveti, greggi di pecore con cani e pastori, un gran numero di cimiteri di macchine, mucchi di bidoni da spazzatura nuovi e non ancora utilizzati, di cui alcuni già ridotti a rottame, innumerevoli grattacieli nuovi di zecca, campi da tennis e viadotti. In un gregge che brucava su un campo sotto i cavi della luce, un cane allungava il corpo per la stanchezza. Ha scosso i fianchi, sbadigliato e molleggiato le zampe anteriori per un paio di secondi. Quando ho visto su un campo da gioco militare, non lontano dalla riva, delle reclute giocare a calcio in divisa sportiva, mi è venuto in mente quanto mi vergognassi nelle scuole elementari, allorché, in una partita di calcio, la squadra in cui mi trovavo doveva togliersi la canottiera e io mostrare il mio pallido e scarno torace da bambino, simile a quello d'una mummia, di cui si potevano contare le cdstole. Sul tuo torace ci posso suonare il piano. Mi premuravo allora di riempire i pantaloni da ginnastica con degli stracci appallottolati, che assicuravo con un filo da cucito all'interno, in modo che non si potessero notare i contorni del mio piccolo membro. Nel gran movimento sul campo da gioco il filo da cucito una volta si era staccato, gli stracci scivolarono all'ingiù e pendevano dai pantaloni all'altezza della coscia. In una pausa il maestro mi indicò imbarazzato il malloppo, dicendomi: toglilo! Sulla sabbia del mare ho letto: Amo Danilo per sempre! Tra le parole giacevano delle piccole conchiglie violacee, avvolte da insetti minuscoli. Isolati erano sparsi d'intorno granchi e ciuffi di penne di gabbiani, come se un uccello predatore avesse infuriato tra loro. Quando ho visto una scarpa da bambino bagnarsi nella schiuma delle onde, mi sono chiesto se un bambino non avesse trovato la sua tomba in mare aperto e se la scarpa appartenutagli non fosse stata trasportata fin là. Nei pressi di un molo sono stato accanto a un pescatore che stringeva tra le labbra un mozzicone di sigaretta, e cercava con le ciglia contratte d'impedire al fumo di penetrare negli occhi, mentre sollevava ripetutamente il cestello scrutando se avesse pescato qualcosa. In una rete che giaceva su un sasso ai suoi piedi un pesce si rotolava lottando contro lamorte. Prima si dibatteva velocemente, poi con movimenti sempre più lenti, con guizzi improvvisi, infine si è piegato su se stesso ancora un paio di volte e si è accostato agli altri pesci che lì giacevano morti. A bordo d'un motorino sono arrivati due ragazzi di quindicianni, masticando gomma americana. Il primo, che guidava il motorino, ha sputato sulle pietre del molo e ha gridato: ecco qua! quando il pescatore è riuscito a tirar su dal mare un'altra sardella. Uno dei ragazzi si è tastato più volte il sedere, delicatamente, come se volesse liberarlo dai granelli di sabbia. lo ho immaginato che il ragazzo giacesse sulla spiaggia stringendo con una mano una rete di pesca strappata, e scavando con l'altra nella sabbia, mentre io mi piegavo sul suo ventre discinto. Il pescatore ha acceso su una pietra un fiammifero e lo ha avvicinato alla punta d'una sigaretta. Quando ha tirato la sigaretta le sue labbra si sono afflosciate, rigonfiate e di nuovo afflosciate. Buttato a mare, il fiammifero acceso si è spento già in volo. Il ragazzo sbatteva nuovamente, alzatosi dalla pietra, il velo di sabbia dal suo sedere, nettamente diviso dal jeans attillato. Fissando il suo deretano mi è venuto in mente il ragazzo in Carinzia, aveva sedici anni, nella fattoria dei cui genitori avevo abitato per un paio di mesi. Ogni due o tre giorni, quando il ragazzo scopriva dinanzi a me i suoi fianchi e imbrattava il mio viso del suo seme, prendeva a battermi con un cavo della luce, con una fune di canapa, ancora odorante della fabbrica di cordami, o con un laccio unto e sanguinante, che era servito a sgravare il vitellino. lo lo lasciavo fare, giacché sapevo che dopo questa punizione si sarebbe di nuovo spogliato e concesso in cantina tra le patate o nella stalla tra le pecore. Dopo che il pescatore ha tirato su la canna dal mare, senza che nessun pesce avesse abboccato, i due ragazzi sono saltati di nuovo sul motorino e si sono diretti a scossoni lungo il molo verso la strada. Prima di lasciare il molo ho visto su una pietra un pesce che si dibatteva lottando contro la morte, i cui grandi occhi erano in parte velati dalla sabbia. Sulla spiaggia un uomo su una sdraio ha aperto gli occhi proprio quando, per una frazione di secondo, la mia testa passandogli accanto ha gettato un'ombra sul suo viso. Accanto era sdraiata una donna non più giovane, col trucco pesante, in costume da bagno, che ha subito accavallato le gambe quando ho gettato un'occhiata ai suoi fianchi. Come una catena gigantesca- avvolta al collo della spiaggia- le piccole conchiglie violacee giacevano strette le une accanto alle altre sulla sabbia nera. Accanto alle orme di un bambino ho visto nella sabbia impressi gli artigli di un gabbiano. Ero fermo e le onde piatte del mare s'infrangevano sulle ossa nude dei piedi, quando due ragazzi che giocavano a pallone mi hanno fatto un cenno. Quando abbiamo smesso di giocare entrambi si sono tolti i calzini inzuppati e intrisi di sabbia, sbattendoli contro un muro di cemento. Mi sono fatto avanti e ho dato a tutti e due la mano, salutandoli. Si sono vergognati e scusati perché dovevano darmi la mano sporca con cui avevano sbattuto i loro calzini inzuppati e intrisi di sabbia. Copyright Josef Winkler 1990. 51
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