Linea d'ombra - anno X - n. 74 - settembre 1992

STORIE/WINKLER descrizione trionfa nella sua prosa sull'azione, l'accadere sull'accaduto. Il cimitero delle cedrangolette (Francoforte, Suhrkarnp 1990), questo il titolo del suo ultimo libro, di cui si presentano qui per la prima volta dei passaggi in traduzione italiana, è ambientato soprattutto nel Mezzogiorno d'Italia. Ma la realtà italiana è qui vista come epifania d'un mondo simbolico originario, che s'identifica con quella di provenienza dell'autore. Non la ricerca dell'esotico, ma l'esplorazione del mito, è la chiave di volta dell'esperienza italiana di Josef Wi nkler. ( L. R.) Il corpo nudo del figlio era legato dai genitori a una corda e lasciato cadere tra le centinaia d'altri cadaveri e scheletri in decomposizione della fossa comune. Se il morto era povero, veniva portato a Napoli al Campo Santo della Pietà, un cimitero totalmente disadorno, composto da 365 tombe numerate, in cui i morti del giorno, senza bara, completamente nudi, venivano sepolti seguendo il calendario. Il primo gennaio dell'anno successivo la tomba con la lastra n°1 veniva riaperta, e i nuovi defunti venivano gettati sugli scheletri e i cadaveri putrefatti del primo gennaio dell'anno precedente. Bimbi nudi e vecchi consunti giacevano gli uni sugli altri. Non una manciata di terra, ma una pala di calce veniva gettata sui morti. Gli abiti di cui i morti del cimitero venivano privati erano poi venduti da pezzenti nelle strade di Napoli. Si trattava - come riferisce una cronaca - di un "mucchio di concime", in cui si riversava il raccolto quotidiano dei fondachi, degli ospedali e delle prigioni. Una volta abolito questo metodo di sepoltura, fu piantato sui morti un boschetto d'aranci, e il Campo Santo della Pietà fu ribattezzato in Campo Santo delle Cedrangolette, il Cimitero delle arance amare. Oggi il cimitero è chiamato delle Fontanelle. A Giuliano, nei dintorni di Napoli, dove, nel giugno 1988, più di diecimila persone seguivano in festa in onore della Madonna la statua della Vergine Maria, trainata su un carro da dieci buoi, un gruppo di ragazzi si permise una burla e iniziò a gridare: Un terremoto! Un terremoto! Mentre centinaia di persone di accalcavano in via Ligante, una strada che muove dal centro, e con lo stesso grido d'allarme sulle labbra correvano in tutte le direzioni, fuggendo dal posto, istericamente, anche i dieci buoi che in quel momento, percorrendo via Ligante, portavano verso il centro il carro della "Madonna della Pace", spaventati per le grida e l'ondeggiare disordinato della folla, si lanciarono eccitati lungo la strada insieme alla statua, trasoinando nella loro corsa la gente. Maria de Rosa, una bambina di otto anni, travolta dalla calca di persone in fuga, pianse e gridò, finché non venne calpestata dai dieci buoi e non fu investita dal carro con la Madonna. Disperati, i parenti cercarono la bambina tra la folla sbraitante, finché non la rinvennero a terra, ricoperta di sangue. Con il corpo orribilmente dilaniato corsero all'Ospedale di Giuliano. Al Volo dell'angelo, tradizionale culmine della festa, questa volta non si giunse, giacché il volo dell'angelo s'era trasformato in angelica maledizione. Una bambina nei panni di un cherubino avrebbe dovuto attraversare nell'aria la piazza, sospesa ad un filo d'acciaio. Il padre della bambina travolta, che si trovava in quel momento in Sicilia per consegnare del materiale da costruzione, apprese per radio che centinaia d'uomini in fuga avevano calpestato sua figlia, morta e ricoperta di sangue, prima che i suoi parenti avessero potuto precipitarsi all'ospedale con il mucchietto di 50 carne tra le mani. O tra i bambini della terra il più bello, Tu Gesù Cristo! Tu, gloria e gioia degli angeli, a chi non può piacere la Tua bellezza? OGesù, nobile e bello Tu sei, più bello degli angeli, più bianco dei gigli, più rosso delle rose, più splendente del sole. Tutte le creature ammirano la Tua bellezza. E gli stessi angeli sacri Ti contemplano con gioia. Bagnanti dall'odore di crema abbronzante, avendo sentito che, sulla spiaggia di Nettuno, non lontano dal punto in cui giacevano, era riverso il corpo d'un giapponese annegato, si affacciarono, circondando il cadavere. Una giovane donna, con il seno ricoperto da una maglietta con su scritto Bravo Benetton! a caratteri cubitali, ciondolava curiosa le sue chiappe abbronzate su e giù davanti al cadavere. Giunsero dei giovani, adagiarono i loro caschi da motociclisti sulla sabbia, e sedettero sui teschi dei loro caschi, discorrendo, alcuni discretamente, altri con delle risatine soffocate. Dopo un certo tempo ripresero i teschi e si dileguarono; ma arrivò altra gente, soprattutto venticinquenni e trentenni. Cosa è successo?Comeè successo?Ilmedico giunse più di un'ora dopo e coprì la parte superiore del cadavere. Subito accorsero dei curiosi, ma la polizia, e anche l'uomo che affittava gli ombrelloni su quella parte della spiaggia, li tennero a debita distanza. Un cadavere sulla mia spiaggia. Era suo il posto, quello su cui il morto giaceva gratis sotto l'ombrellone. Saltellava di qua e di là, s'affaccendava intorno alla polizia e al cadavere e si preoccupò pure che fosse eretta una staccionata, in modo che nessuno potesse vedere il corpo, lui solo, che alle ferite e al viso lanciò avidamente un'occhiata, quando il medico, constatata la causa della morte, firmò il certificato d'avvenuto decesso e, sollevato, s'adagiò sulla sedia a sdraio, iniziando a scherzare dopo aver tratto un sospiro. Giunto il funzionario giudiziario, il medico gli strinse la mano con un ghigno. Per un attimo il funzionario giudiziario sollevò l'asciugamano da bagno, ma disgustato lo lasciò subito ricadere sul viso del defunto. Apparvero i becchini, in costumi da bagno alla moda, con una bara in piombo, e ne sollevarono il coperchio. Dispiegato un grande sacco di plastica, lo adagiarono sulla parte inferiore della bara. Scostarono il grande asciugamano dal cadavere che lasciarono scivolare sollevandolo insieme alle coperte su cui giaceva nella sabbia. Sprofondando nell'arena, mentre reggevano la bara aggrappati alle sue maniglie, di diressero, nei loro costumi alla moda - Bravo Benetton!-, sulla collina, verso µ carro funebre. In piazza Euclide, andando verso la stazione degli autobus per raggiungere la stazione Termini, e da lì il mare, ho visto un'auto interamente bruciata, ricoperta da una pellicola di fuliggine. Un giovane con delle stampelle voleva salire sull'autobus, ma la porta era già chiusa. Il giovane handicappato ha fatto un cenno con la stampella al conducente, ma questi ha subito premuto l'acceleratore, pur avendolo sicuramente visto dallo specchietto retrovisore. Ho osservato con una smorfia di compiacimento come il giovane handicappato fosse ora costretto a rimanere a terra, ma quando, incollerito, ha assestato un colpo di stampella al finestrino dell'autobus che gli passava accanto, mi sono subito infilato tra i denti la penna stilografica, credendo di notare che il giovane avesse letto sul viso il mio compiacimento. Quando ho

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