Linea d'ombra - anno X - n. 74 - settembre 1992

INCONTRI/ RANSMA YR Io gli avevo risposto che quello non potevo farlo, ma forse qualcos'altro sì. Lavoravo come free-Lance, motivo per cui mi riusciva difficile rinunciare a un introito sicuro, perché ovviamente avevo finito per ritrovarmi con una quantità di debiti. Ci ho lavorato per oltre tre anni, e Brandstiitter mi aveva dato un anticipo, ma Lei sa bene a quanto ammonta. Di solito ci si dà da fare per poi vedere tutto arenarsi. Io ho avuto fortuna. Siccome mi ero sempre rifiutato di guadagnarmi da vivere a Vienna, avevo acquisito una certa sensibilità nei confronti di quanto avveniva fuori di lì, altrove. Una volta Enzensberger mi ha detto che nella sua collana "Andere Bibliothek"avrebbe inserito volentieri qualcosa di simile a Gli orrori dei ghiacci. Pensando a quello che ciascuno desidererebbe possedere nella propria biblioteca, saltò fuori l'idea di trasporre le Metamorfosi in una versione contemporanea, sulla base di una buona traduzione come quella di Albrecht. Era solo un'idea. Io ho detto che non funzionava. A quell'epoca non ero a ben vedere neanche più un reporter. Mi sono portato appresso le Metamorfosi nel corso di alcuni viaggi. Circa un anno dopo ho comunicato a Enzensberger che magari ne avrei potuto fare qualcos'altro. Ma in realtà tutto questo non significa niente. Qualsiasi libro è scaturito da un qualche spunto. Questi sono solo degli antefatti. Un tracciato. Gli ormeggi si spezzano e si viene trascinati in tutt'altra situazione. La catapulta stessa già non esiste più, anche se una continuità fra antefatti e opera sarebbe così intrigante. Ho lavorato al Mondo estremo per tre anni e mezzo. Se fra i due libri esiste una qualche analogia di spunti, o addirittura un vincolo parentale nelle rispettive strutture, se il mio linguaggio si è evoluto, col fatto di avere usato, nel Mondo estremo, un maggior numero di aggettivi, o aggettivi più puntuali, è un interrogativo che davvero non mi pongo. Non ho però niente in contrario a che altri lo pongano. La differenza fra Gli orrori dei ghiacci e ILMondo estremo risiede in parte anche nell'argomento trattato. Si tratta di due storie completamente differenti; indubbiamente c'è stata in me un'evoluzione, gli aggettivi più adatti o l'eliminazione di locuzioni inflazionate costituiscono senz'altro una scelta molto precisa, ma d'altronde i personaggi del Mondo estremo permettono ben altre libertà. Gli orrori dei ghiacci è molto più legato al linguaggio di tutti i giorni. Johann Haller, questo tirolese, aveva certamente una buona dose di problemi, ma nessuno di tipo lessicale. A me interessa scoprire ciò che è veramente accaduto, quanto sia terribile tutto ciò, e quando l'intenzione è questa si finisce per accorgersi che ci si è incagliati in qualche punto. Il mio intento era quindi volto a mostrare che la realtà è irraggiungibile. Il libro sarebbe altrimenti sfociato nella finzione di un romanzo storico. Creare il massimo di identità, questo lo volevo sì, ma volevo un'identità di cui fosse sempre ben chiaro che appartenesse al giorno d'oggi. 48 In alto: lo ruoto del Pratero Vienna in uno foto News Agency/Controsto; in bosso: uno foto Sittler/Reo/Controsto.

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