COME UNA BALENA INGERISCE ACQUA Christoph Ransmayr a cura di Michael Cerha traduzione di Anna Martin) Lichtner Lo scrittoreaustriaco Christoph Ransmayrè nato aWels, inAustria superiore, il 20 marzo 1954 dal 1972 al 1978 ha studiato filosofia e etnologia all'università di Vienna; redattore presso il mensile "Extrablatt" di Vienna fra il 1978 e il 1982, ha collaborato a diverse riviste come "Trans-Atlantic" e "Merian". Dal 1982 si è dedicato esclusivamente al mestiere di scrittore e si è stabilito a Vienna. Nel 1986Ransmayr ha ottenuto laborsa di studio Elias Canetti della città di Vienna, della durata di tre anni, che ha contribuito in maniera decisiva al suo ultimo lavoro di grande successo, il romanzo Die letzte Welt (Greno Verlag tr.it. Il mondo estremo, Leonardo) nel quale riecheggia un tema affrontato già fin dalle sue prime pubblicazioni; Strahlender Untergang, 1982, e Die Schrecken des Eises und der Finsternis, 1984, entrambi pubblicati presso Brandstatter Verlag (tr.it. del secondo, Gli orrori dei ghiacci, Il Mandarino, poi Leonardo). Nel suo elemento, arricchito di un plancton fluttuante dietro cui si profilano in distanza il Titanic, così come l'ha visto affondare Hans Magnus Enzensberger, e - curiosamente - le rive avvolte difoschia del lago di Gmunden, Christoph Ransmayr concede un 'intervista in occasione della manifestazione letteraria di Rauris; Michael Cerha, di "Standard", propone qui di seguito le risposte dell'Autore. Siccome non c'era più nessun letto libero all'ospedale di Gmunden, sono nato a Wels. L'unica cosa che mi lega a Wels è il fatto che è il mio paese natale. Sono cresciuto a Roitham presso Gmunden. Un'altra città non è peggio di Wels. Wels non è peggio di un'altra città. Quel che c'è di orrendo a Wels lo è altrettanto a Gmunden. I funerali di Reder quelli sì hanno rappresentato una svolta incredibile. Ho pensato: adesso c'è una nuova sensibilità, anche se a ben vedere è anche questa imposta dall'alto, non deriva da un pensiero illumininato, come d'altra parte tutto in questo paese è dettato dall'opportunismo di fronte al pericolo di un'immagine che potrebbe danneggiare il turismo. Ho pensato: ecco qua un piccolo segnale di rottura, adesso che i più colossali idioti non possono più dire di tutto, come questo Kiissel alla televisione americana. Evidentemente mi sono sbagliato. A Gmunden come aWels - anche dell'attentato a Traunkirchen si devono ringraziare i ragazzi di Gmunden - in queste città così tipicamente austriache è sufficiente grattare un po' sotto la crosta per ritrovare subito gli stessi atteggiamenti, e suppongo che lo stesso valga anche qui a Rauris e in tutti gli altri posti simili. E queste stesse identiche sensazioni le ho già vissute fin da Chrisloph Ransmayr in una foto di John Foley (Gomma, da "Magazine littéraire"). INCONTRI/ RANSMAYR bambino. Anche se per me quello era solo un aspetto della vita, mentre l'altro consisteva nell'avere dei libri in casa. A scuola - sulla strada per Gmunden si passava per Ohlsdorf - ho conosciuto Ungenach. All'improvviso ecco affacciarsi nel mio mondo di libri nomi quantomai irritanti dell'altra vita. Per me è stata un'esperienza molto significativa, apprenderli da qualcuno che vedi seduto al tavolo di un'osteria come una persona qualsiasi, nello stesso locale in cui si tengono queste sedute, e che di nome si chiamava Bernhard. Scrivo da sempre. Quando a Vienna studiavo filosofia, con etnologia come materia secondaria, era chiaro che non avrei fatto soldi con quegli studi - la mia utopia prevedeva già la possibilità di guadagnarmi da vivere come scrittore. Ma offrire qualcosa, andare in giro a proporre qualcosa sarebbe stato umiliante, non l'avrei mai fatto. Che poi i miei testi siano stati effettivamente pubblicati lo devo a un gran colpo di fortuna. Nei posti giusti ho incontrato le persone giuste che mi hanno detto: "Dammelo, te lo pubblico". È stato così, per esempio, già con questo effimero "Extrablatt", divertente famiglia anarcoide, con Deix che un giorno mi chiede di collaborare con lui, per scrivere reportages a un tanto al mese, quando io non avevo la più pallida idea di che cosa fosse un reportage. Per me i reportages hanno sempre costituito un problema narrativo. A ogni buon conto, da un certo momento in poi, era diventato improvvisamente possibile vivere di quanto scrivevo. E quando l'"Extrablatt" è affondato è sopraggiunta un'altra nave, il "Transatlantic". E quando è affondato questo, io mi trovavo già a metà del mio primo libro. E Brandstatter mi aveva chiesto inoltre se da un articolo su un eremita a Spitzbergen non potessi ricavare un libro illustrato o qualcosa del genere. 47
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