più che concesso, ma quanto più si è sottratto, tanto più è riuscito a insinuarsi nella sua immaginazione. Il ruolo del misantropo, interpretato con stile esemplare, ha sprigionato tutto il suo fascino, e in misura maggiore quando in controluce si profilava, in modo spesso fin troppo chiaro, il gesto del filantropo disilluso. Bernhard si è congedato con uno scandalo:il suo dramma Heldenplatz (1988) ha irritato gli animi prima ancora che ne fosse noto il contenuto. Si presagiva che fosse un attacco a quell'Austria che nel 1938-cinquant' anni prima-aveva acclamato Hitler nella "Piazza degli Eroi" di Vienna. In realtà molti di coloro che non avevano potuto abbandonare le loro posizioni nazionalistiche - pernon dire naziste- si sono autosmascherati in reazioni inqualificabili. Bernhard ha diseredato il proprio paese. Nel testamento ha disposto che in Austria le sue opere non possano essere pubblicate, citate o rappresentate. Una disposizione assurda, certo, ma destinata ad accrescere l'interesse nei confronti dell'autore, e il dibattito intorno al testamento di Bernhard coinvolge ancor oggi la nazione. Molti di coloro che, quand'era in vita, mostravano scetticismo nei suoi confronti, ora addirittura lo venerano; la sua tomba è meta di pellegrinaggi e molteplici pubblicazioni sono rivolte alla sua persona; è come se di lui, ora, si volesse sapere 'tutto'. Di colpo Bernhard sembra essere stato il maggiore e - nonostante tutte le esagerazioni - il più realistico conoscitore e critico della realtà austriaca. "Nessuno potrà passare accanto a questo gigante senza potersi fermare. La sua perenne malattia lo ha sollevato in alto, ed egli ha dovuto fissare sulla carta il proprio incerto respiro", così ha scritto Elfriede Jelinek (nata nel 1946) in memoria di Thomas Bernhard, alludendo chiaramente alla grave malattia polmonare dello scrittore: un netto ed inequivocabile riconoscimento di un'autrice che nella durezza della sua critica all'Austria appare la più vicina a Bernhard; un riconoscimento di come Bernhard sia importante per chi gli sopravvive, pur senza riconoscersi necessariamente nella sua visione del mondo, nel suo isolamento e nella sua misantropia. Nei suoi testi Elfriede Jelinek polemizza contro ogni posizione che cerchi di derivare dalla natura (femminile) argomenti per l' immodificabilità dei rapporti sociali. "La vecchia mistificazione: natura contro storia". In questo modo Elfriede Jelinek attacca ogni confronto critico non dialettico con il reale. Nel suo significativo romanzo Oh Wildnis, oh Schutz vor ihr (1985) la Jelinek va ancora più in là di Bernhard, che contrappone una coscienza "urbana" ad ogni legame con il suolo campestre e ali' ammirazione di Unanatura "infame e piena di anticorpi". La Jelinek si chiede a chi in definitiva appartenga e interessi la natura: una sferzante frecciata contro quella nuova mistica della natura che non di rado si può rintracciare nei circoli di un movimento verde che si reputa progressivo. Tale critica intende però in primo luogo provocare pregiudizi radicati, e come provocazione è leggibile anche il romanzo Lust ( 1989), intenzionalmente concepito come opera pornografica, dove un linguaggio senza veli dovrebbe appunto infrangere quei tabù che servono alla salvaguardia delle strutture sociali. La letteratura austriaca, screditata, soprattutto negli anni Settanta, come apolitica, anzi come totalmente ostile alla storia, ha trovato a metà degli anni Ottanta un tema dominante: la liquidazione del proprio passato. Con l'imponente romanzo Dessen Sprache du nicht verstehst Marianne Fritz (nata nel 1947) ha liquidato in circa 3.500 pagine il "Mito asburgico"; gli ultimi giorni della monarchia asburgica appaiono - dal punto di vista degli emarginati, degli oppressi e degli offesi - come la liquidazione di un impero coloniale che aveva privato le parti non tedesche della monarchia dei propri dèi e della propria cultura; un libro imponente che - non solo per la sua voluminosità - non ha ancora trovato la via che conduce al lettore e che tuttavia osa confrontarsi· SAGGI/SCHMIDT-DINGLIR in modo inedito con un passato altrimenti positivamente giudicato dall'alto della distanza storica. Il romanzo si può leggere come un pendant negativo dell'Uomo senza qualità di Musi!: i protagonisti principali hanno il nome fin troppo esplicito diNull (Zero )-e le qualità a cui l'eroe di Musi! può volentieri rinunciare sono loro negate in anticipo dalla società. Ma ancora più radicale è stata la critica del periodo nazista; la leggenda dell'innocenza degli Austriaci costituisce il tema centrale di molti libri. Merita di essere sottolineato che questo tema è divenuto soggetto letterario prima del deprimente dibattito intorno alla persona del presidente Kurt Waldheim, nel 1986. Ancora una volta occorre citare Thomas Bernhard, che nel suo libro Alte Meister (1985) mette alla berlina le dimenticanze degli Austriaci; l'arte del dimenticare, come perenne terapia a cui gli Austriaci si sono abituati, è descritta da Josef Haslinger (nato nel 1955) nel suo brillante saggio Politik der Gefii.hle ( 1987), che dimostra quantomeno come in Austria vi possa essere, a un livello linguisticamente alto, una letteratura che tocca il discorso politico. Gerhard Roth (nato nel 1942) ha raccolto i suoi ultimi sette libri in un ciclo che con il titolo Archive des Schweigens dovrebbe raccontare la storia dell'Austria come una storia "dal basso", come una storia del quotidiano occultato. Uno dei volumi ha il significativo titolo Die Geschichte der Dunkelheit (La storia dell'oscurità) (1991) ed è la storia autentica di un ebreo austriaco emigrato nel 1939, ritornato solo dopo la guerra in Austria, un interessante tentativo di rendere pubblica la biografia di coloro che sono state vittime di uno dei più grandi crimini della storia e di cui la patria di un tempo non è più potuta tornare ad essere la patria. La Valse (1992) è il titolo di un volume di racconti di Elisabeth Reichart, in cui l'autrice racconta, da storica direttamente coinvolta, alcune storie di resistenza contro i nazisti, ma anche del persistere di preoccupanti elementi fascistoidi nella mentalità austriaca. Un tema scabroso si è dato Robert Schindel (nato nel 1944)nel suo romanzo Geburtig (1992): si tratta di quel muro invisibile che l'autore, al pari delle sue figure, ritiene di percepire ancor oggi tra ebrei e non ebrei in Austria. In tal modo Schindel (suo padre fu assassinato in campo di concentramento) delinea una frattura che attraversa la società viennese; un libro alla cui angosciosa attualità certo non giova, ma neppure nuoce, la struttura a tratti problematica e in sé estremamente eterogenea. A chi voglia informarsi sulla situazione in Austria seguendo la mulattiera della letteratura, e v6glia apprendere qualcosa in più dei desideri e delle aspirazioni degli Austriaci, sia caldamente raccomandato il romanzo di Michael Scharang (nato nel 1941) Auf nachAmerika (1992): un romanzo di formazione, un romanzo picaresco, una favola e al tempo stesso una satira distruttiva di un paese che con estrema rapidità si arrangia subito a qualsiasi cosa e per qualsiasi cosa ha subito pronta una scusa, ma che al tempo stesso vuole elevarsi sugli altri nel giudizio. Nel 1977 il critico tedesco Ulrich Greiner aveva condannato la letteratura austriaca con il titolo sommario di Der Tod des Nachsommers. Il titolo alludeva al celebre romanzo dello scrittore Adalbert Stifter Der Nachsommer (1857) e stava ad indicare "bonaccia politica", "paralisi di azione sociale" e ostilità alla storia. Il teste principale chiamato a sorreggere questa tesi era Peter Handke (nato nel 1942), i cui scritti sono complessivamente dominati da una forte animosità antistorica: la storia, ha scritto una volta Handke, è qualcosa per le "nullità dell'essere", per chi non sarebbe in grado di cogliere la propria vita a partire dal!' evidenza, dall'epifania, dal!' attimo astorico, e avrebbe quindi bisogno per il proprio fare e agire d'una argomentazione storica. Nel suo trattato Versuch uber die Mudigkeit (1989) Handke si è rivolto agli Austriaci con un gesto di maledizione profetica, definendoli un popolo ammuffito, incapace d'una "svolta" e di una presa di 45
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