Linea d'ombra - anno X - n. 74 - settembre 1992

L'università di Vienna in uno foto di Massimo Siroguso (Contrasto). DOPO BERNHARD Lefferatura austriaca contemporanea. SGUARDO D'INSIEME Wendelin Schmidt-Dengler traduzione di Luigi Reitani Esiste ormai - anche all'estero - insieme all'immagine dell'Austria come "paese della musica", anche quella dell'Austria "come paese della letteratura"; e questo non si deve solo ai grandi autori del fine secolo o a quelli immediatamente successivi - e dunque ad Arthur Schnitzler, Karl Kraus, Hugo von Hofmannsthal, Robert Musi!, Stefan Zweig, Joseph Roth ed Odon von Horvàth -, ma anche agli autori a noi contemporanei, affermatisi e conosciuti senz'altro come autori austriaci, e non tedeschi. Lo scrittore a cui è toccato di ricoprire il ruolo di "poeta austriacissimus" è stato Thomas Bernhard (1931-1989), ma a ragione egli è stato sentito come il maggiore e più radicale critico della nazione. Nessun autore è stato, sia pur in senso negativo, così legato ali' Austria come Thomas Bernhard, nessun autore ha descritto l'Austria con la stessa intensità, e per quasi un quarto di secolo, come Thomas Bernhard. Questo non vuol essere un giudizio di valore, ma una constatazione della specifica situazione letteraria in Austria e del comportamento dei lettori. È merito di Bemhard l'aver contraddetto quei cliché che la propaganda austriaca riusciva a far passare con successo. Una propaganda che 44 descriveva l'Austria come un paese in cui la natura è bella e gli uomini buoni, come un paese che non doveva sentirsi partecipe delle enormi colpe della storia, come un paese che, a partire dalla metà degli anni Settanta, era considerato esemplare nel suo sistema sociale, stabile nell'economia, e dove la parola "sciopero" era un vocabolo straniero; un paese in cui il tasso d'inflazione era irrisorio, e che vantava una rete d'assistenza sociale superata dalla sola Svezia. Lo stesso Paolo VI si rivolse allora all'Austria con l'appellativo d"'isola dei beati", e gli Austriaci ripresero volentieri questa formula per definire se stessi. Così, quando l'Austria nel 1978 sconfisse la Repubblica Federale Tedesca nel campionati del mondo di calcio in Argentina, il mondo sembrò essere in regola come non mai e la formula del "mondo come regno di Dio" (Roger Bauer) riacquistò la sua validità. Ma la letteratura austriaca non stette al gioco e chi non stette al gioco fin dall'inizio fu Thomas Bernhard. Senza mezzi termini lo scrittore si scagliò contro l'affermato cancelliere Kreisky, mise alla berlina come fatale errore di valutazione l'autocompiacimento degli Austriaci, e tutto questo,. oltre che nell'opera letteraria, anche in molteplici, sferzanti lettere ai giornali e in una serie d'interviste di grande richiamo. Nessun altro autore ha goduto negli anni Ottanta di un'attenzione paragonabile, e il paradosso è che Bernhard ha ripetuto con insistenza che tutto nei suoi libri era artificiale. Ma proprio l'esagerata artif.iciosità dei suoi attacchi ha intensamente colpito ciò che nella realtà meritava una critica. Al pubblicoBemhard si è sottratto,

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