SAGGI/HEANEY 42 che portano le carriole su e giù ai magazzini in soffitta. Tutto è argenteo: la superficie triste del mare, che monta lenta come se meditasse di debordare, è opaca, ma l'argento dei sedili, nasse, alberi di barche dissemjnati tra le rocce deserte e frastagliate, è di una chiara trasparenza, come le vecchie casupole con il muschio smeraldo sui muri che danno sul mare. Le vasche dei pesci sono completamente rivestite di strati di splendide squame d'aringhe e le carriole ugualmente ricoperte di una morbida iridescente armatura, formjcolante di piccole mosche iridescenti. Dietro la casa, in cima alla salita, adagiato su radi ciuffi d'erba lucente, è un vecchio argano di legno, rotto, con due bracci sbiaditi e qualche malinconica macchia, come di sangue secco, dove si è arrugginito il ferro. li vecchio accetta una Lucky Strike. Era amjco di mjo nonno. Parliamo del calo della popolazione e di aringhe e merluzzi mentre aspetta un peschereccio d'aringhe. Ha lustrini sul panciotto e sul pollice. Ha raschiato via le squame, essenziale bellezza, da chi sa quanti pesci con quel vecchio coltello nero dalla lama quasi consumata. Sul bordo dell'acqua, lì dove traggono a secco le barche, sulla lunga rampa che scende nell'acqua, sono tronchi sottili argentei sulle pietre grigie, uno dietro l'altro, paralleli a intervalli di quattro o cinque piedi. Fredda profonda cupa e assolutamente chiara elemento incompatibile con i mortali, per pesci e foche ... Una foca appunto ho visto qui sera dopo sera. La incuriosivo. Era attratta dalla musica; poiché credeva come me nell'immersione totale, le cantavo inni battisti. E anche, "Una fortezza possente è il nostro Dio." S'ergeva sull'acqua e mi osservava scotendo un po' il capo. Poi scompariva, per riemergere all'improvviso, quasi nello stesso punto, con una sorta d'alzata di spalle come se lo considerasse insensato. Fredda profonda cupa e assolutamente chiara la grigia gelida acqua chiara ... Alle nostre spalle, cominciano gli alti abeti solenni. Bluastri, confusi con le loro ombre, un milione di alberi di Natale, in attesa del Natale. L'acqua sembra sospesa sui sassi arrotondati grigi e grigioazzurri. L'ho visto infinite volte, lo stesso mare, lo stesso, ondeggiante appena sui sassi, indifferente, gelidamente libero sµi sassi, sui sassi e sul mondo. Se vi immergessi la mano ti farebbe subito male il polso e le ossa comincerebbero a farti male e ti scotteresti la mano come se l'acqua fosse una trasmutazione del fuoco che si alimenta di sassi e brucia d'una fiamma grigio scura. Ad assaggiarla, sarebbe prima amara (>Oisalata, poi di sicuro ti scotteresti la lingua. E come ci immaginiamo il sapere: cupo, salso, chiaro, in movimento, assolutamente libero, tratto dall'ardua, fredda bocca del mondo, derivato dai seni petrosi per sempre, che scorre ed è attinto, e poiché il nostro sapere è storico, che scorre, ed è trascorso. Quel che ci è stato offerto, tra le altre cose, è la visione al rallentatore di un'immaginazione poetica disciplinata che, tentata di osare il gran balzo, esita e poi, con gagliarda sicurezza, spicca effettivamente il balzo. Per due terzi circa della poesia, la condotta estremamente vigile della scrittura, controllata fino all'autosacrificio, tiene desta la nostra attenzione per l'esteriorità di un mondo: il tono è colloquiale anche se tende al meticoloso, il paesaggio è disadorno, ancestrale, amato. Il nonno ha vissuto qui. E tuttavia, questo vecchio mondo è reso ancora una volta nuovo dai lustrini di squame d'aringa, i ciuffi d'erba, le piccole mosche iridescenti. In modo caratteristico, particolare su particolare, attraverso lo stratificarsi delle osservazioni, attraverso letture da angoli e livelli diversi, un mondo è posto in essere. Si avverte la sensazione di un esame accurato, ordinato; di un osservatore in una posizione privilegiata che volge lo sguardo ora al mare, ora alle vasche dei pesci, ora al vecchio. E la voce che ci narra tutto questo è padrona di sé, ma non egocentrica, ricca di informazioni prudenti e sagaci, desiderosa di rendere conto con precisione. Non è né affannosa né spezzata, la voce; è assolutamente piena, come il mare "che monta come se meditasse di debordare", e poi, procurandoci un brivido, a metà, deborda davvero: Fredda cupa profonda e assolutamente chiara, elemento incompatibile con i mortali, per pesci e foche ... Una foca appunto Qualche attimo fa, ho detto che l'abitudine all'osservazione non prometteva alcuna incursione nel visionario. Eppure, c'è qui un sussulto ritmjco che avverte che sta'per accadere qualcos'altro - anche se non subito. Ricompare il tono colloquiale, e il desiderio di espressione ispirata è biasimato dalla foca, che in parte giunge come un messaggero da un altro mondo, in parte come un impassibile comico acquatico. In ogni caso, essa è il segno che dà inizio al prodigio, mentre si rituffa nell'abisso in cui sarà seguita dalla poesia, blandita con perfetto tempismo nel-
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