CONFRONTI Misono fatto orso... Gramsciprimadel carcere.Unepistolario Paolo Varvaro Nelle lettere dal carcere Antonio Gramsci riprende spesso ricordi dell'infanzia sarda o delle sue prime esperienze di studente torinese negli anni che precedono la prima guerra mondiale, con frammenti di memoria che aprono uno spiraglio sull'abisso del "male del vivere" gramsciano. Il periodo dell'infanzia e della formazione politica è stato organicamente ricostruito dalla storiografia, ma sino ad oggi non disponevamo di un'adeguata documentazione autobiografica. La lacuna è ora colmata dall'edizione delle Lettere di Gramsci dal 1908 al 1926 curata da Antonio Santucci per Einaudi, e cioè dell'epistolario completo sino ali' arresto da parte del fascismo. È un volume fondamentale per comprendere non solamente la formazione di Gramsci politico, ma soprattutto la complessa trama della psicologia gramsciana. Un epistolario ha apparentemente svolgimento analogo a quello di un'opera narrativa; il tempo storico si riduce, come in un romanzo, a una memoria esistenziale. La cronologia di questo libro (Lettere 1908-1926, a cura di Antonio Santucci, Einaudi, pp. 536, lire 60.000) si articola nell'arco di poco meno di vent'anni: parte dal 1908, quando il protagonista abbandona definitivamente la casa paterna per proseguire gli studi al liceo di Cagliari; si conclude nel 1926 allorché, come dirigente del principale partito d'opposizione, egli assiste impotente al consolidamento del regime totalitario fascista. Attraverso l'impatto emotivo di un'età segnata da eventi quali la guerra mondiale, la rivoluzione russa, una guerra civile, seguiamo così le vicende di un provinciale sardo proiettato di colpo sulla scena della storia europea. La riduzione romanzata che ho appena delineato è appunto l'insidia maggiore cui si presta la lettura di questo epistolario. Essa presume un unico filo esistenziale, un percorso di formazione ideale dall'adolescenza alla maturità. Ma la vita non è mai un divenire; dalle lettere giovanili di Gramsci (quando sarà arrestato, nel novembre 1926, avrà 35 anni) affiorano non una, ma più prospettive di lettura, in uno spaccato di storia d'Italia in cui il succedersi degli eventi assume un ruolo a seconda dei casi marginale o scatenante sull'evoluzione di una personalità complessa e tormentata come quella gramsciana. Alcuni temi fanno da sfondo alla fitta corrispondenza di questi anni. Nel primo blocco di lettere l'argomento dominante è costituito dagli stenti che Gramsci si trova ad affrontare nel periodo degli studi a Cagliari e aTorino e di cui considera responsabile il padre. Col passare del tempo i rapporti con i familiari passano in secondo piano e i contatti sembrano addirittura interrompersi (dalla fine della guerra sino alla Disegno di Tullio Pericoli (do Ritrattiarbitrari, Einaudi). sua elezione a deputato nel '24 non troviamo più lettere alla famiglia): l'esperienza politica lo assorbe completamente, portandolo nel giro di pochi anni ad assumere un ruolo di primo piano nel movimento internazionale comunista con sede prima a Mosca e poi a Vienna. La sfera degli affetti privati irrompe nuovamente nella lunga storia d'amore con Giulia, della quale si intravedono le avvisaglie della crisi depressi va che la allontanerà da lui nel periodo del carcere. Il ruolo centrale che assume nell'epistolario la figura di Giulia consiglierebbe di individuare in questa vicenda il motivo unitario del carteggio di Gramsci, in maniera analoga a quanto è avvenuto per la raccolta di lettere traAda e Piero Gobetti che ho esaminato in un numero precedente di "Linea d'ombra". Ma la presenza di Giulia è inadeguata a ricoprire questo ruolo: fragile e insicura, quasi sempre lontana (continuerà a vivere a Mosca anche dopo la nascita del loro primo figlio), essa appare estranea al corso della vita di Gramsci, come naufraga in una terra lontana. Le lettere di Antonio e Giulia esprimono una ricorrente invocazione a ridurre la distanza: "Sono come staccato dal mondo quando non ricevo tue notizie; mi pare davvero di essere astratto dalla terra e dagli. uomini che l'abitano". Ma l'invocazione è destinata col passare degli anni a rimanere inascoltata, come documenta la raccolta completa della loro corrispondenza pubblicata alcuni anni fa dagli Editori Riuniti con il titolo Forse rimarrai lontana... Al di là della lontananza, la sfera affettiva non costituisce un punto di riferimento esclusivo nella scrittura di Gramsci, che tende a separare il corso delle vicende private da quello della politica. È proprio questo il motivo di maggior diversità rispetto al quasi coevo carteggio di Gobetti; se lì la corrispondenza tra vita privata e attività politica è totale, aGramsci solo occasionalmente il legame affettivo appare "una collaborazione di opere, una unione di energie per la lotta". Autobiograficamente la sua posizione è quella di uomo solo. La stessa vocazione politica si incrocia con la sua indole solitaria. Così ne rievocherà le origini in una lettera a Giulia del '24: "quante volte mi sono domandato se legarsi a una massa era possibile quando non si era mai voluto bene a nessuno, neppure ai propri parenti, se era possibile amare una collettività se non si era amato profondamente dalle singole creature umane. Non avrebbe ciò avuto un riflesso sulla mia vita militante, non avrebbe ciò isterilito e ridotto a un puro fatto intellettuale, a un puro calcolo matematico la mia qualità di rivoluzionario?". La difficoltà di intrecciare rapporti di tipo personale lo indurrà spesso a diffidare degli unanimismi, offrendo una giustificazione anche temperamentale ali' originalità di alcune sue posizioni. Non per questo, naturalmente, il pensiero gramsciano si fonda su una matrice emotiva, né l'uso di queste lettere può limitarsi a una suggestione caratteriale. Dal punto di vista della politica esse forniscono invece utili anticipazioni su alcune posizioni del Gramsci maturo. Indicazioni per forza di cose frammentarie, ma definite cronologicamente e dunque utili per seguire le linee di evoluzione di un pensiero. Compaiono qui per esempio le prime indicazioni di una strategia meridionalista, le percezioni del fascismo come un fenomeno internazionale, il disagio nei confronti della svolta stalinista, manifestato a Togliatti pochi giorni prima del suo arresto con il famoso invito ad evitare lacerazioni nel Pcus ("Saremmo dei rivoluzionari ben pietosi e irresponsabili se lasciassimo passivamente compiersi i fatti compiuti giustificandone a priori la necessità"). E qui sono anche riportati alcuni giudizi fulminanti su esponenti del movimento comunista (Bordiga, Togliatti, Terracini), raffigurati con ironia per mezzo di un'idiosincrasia o di un tratto caratteriale. Le lettere scritte in questi anni dal Gramsci dirigente politico, come dicevo, non aggiungono nessun elemento alla conoscenza del suo pensiero politico. La loro contiguità con i temi del vivere quotidiano ci porta tuttavia a scorgere in questi scritti l'impronta di uno stile di vita inconfondibile. Si è spesso discusso ad esempio sull'impostazione pedagogica del pensiero gramsciano. A questo proposito consiglio di leggere subito la lettera inviata a Vincenzo Bianco (lo stesso della recente polemica su Togliatti e l'armata di spedizione in Russia) il 28 marzo 1924. Gramsci è a Vienna da dove dirige "L'Ordine Nuovo". Ha commissionato a Bianco, che lavora a Mosca, un articolo sul- !' immigrazione politica italiana in Russia. Lo 31
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