Linea d'ombra - anno X - n. 74 - settembre 1992

CONFRONTI Sopra: i Sud Sound System. Sotto: Moria RitoMosci insieme od Acheng. Hai avuto difficoltà a entrare nel personaggio? Non credo di avere avuto grosse difficoltà: è un personaggio molto semplice, molto pulito. Mi è bastato viverlo. Ti sei documentato sulla vita quotidiana dei giovani carabinieri? Sono stato due mesi in una caserma dei carabinieri aRoma, col permesso dello stato maggiore dell'Arma. E sono stato anche del tempo in Calabria a cercare di vedere di capire i luoghi da cui nel film provenivo. Ho cercato di costruire la storia del mio personaggio prima della situazione del film, per poi vivere le vicende del film come se fossi stato il personaggio. 28 Pensi che, rispetto al personaggio e ali' ambiente in cui ilfilm si svolge, ti ha facilitato il fatto di essere meridionale? Mi ha aiutato enormemente. La storia narra proprio di un ragazzo che trova se stesso tramite altri due bambini, e i tre personaggi sono tutti e tre meridionali. Il mio rapporto con i due bambini si è sviluppato anche per mezzo del dialetto: fuori dalle riprese: mentre non si lavorava si parlava in dialetto, e questo creava una complicità e una fiducia che hanno aiutato molto. Il successo del film, sia di critica che di pubblico era un po' imprevisto. A cosa lo attribuisci? Mi ha sorpreso molto, e forse questo è un indice dei tempi. In realtà in questo film non ci sono elementi che distraggono, elementi di spettacolarità falsa, incidenti d'automobile o violenza gratuita. È un film che parla di sentimenti che tutti provano, vedendolo ciascuno può riconoscere una parte di sé, riflettere su certe cose. Il fatto che ci stupisca - me per primo - il successo di pubblico del film è forse un indice negativo dei tempi. Questo successo ti dà delle responsabilità. Come ti comporti difronte alle tanteproposte, che ora ti arrivano, come scegli il tuo futuro? È una domanda difficile ... Cercherò di fare scelte che siano un po' delle sfide ma che mi permettano di non bruciare quanto sono riuscito a costruire finora. E spero anche, se è vero che il mio nome adesso può servire a "montare un film", di poter aiutare a far fare film a gente che magari non è ancora conosciuta ma che è comunque brava. Maria Rita Masci È un caso piuttosto strano che si dia un premio a una traduttrice... Quello del traduttore continua ad essere un mestiere abbastanza oscuro. Anche se è naturale che predomini la figura dell'autore, spesso il libro tradotto diventa una sorta di creazione "a due": a seconda di chi lo traduce, diventa un libro diverso. Quando Acheng è venuto in Italia e ci siamo incontrati per la prima volta, ha scritto una dedica su un libro suo che avevo tradotto in cui mi ringraziava per aver "creato in italiano i Tre Re". Un autore non ha voce se non c'è un tramite che lo rappresenti in modo da non tradirlo troppo. Anche se un tradimento c'è sempre, soprattutto traducendo dal cinese dove anche l'impatto grafico è totalmente diverso dal nostro. Tu non hai solo tradotto, ma anche divulgato la giovane letteratura cinese in Italia. Ho cercato di fare un lavoro che colmasse delle lacune. Ho cercato di studiare e rappresentare quella che secondo me è la prima letteratura cinese dal' 49 aoggi: unaletteraturacheèdi sintesi rispetto a molte cose, dai periodi precedenti alla rivoluzione ai dieci anni di "rivoluzione culturale". Sia noi che gli stessi cinesi della generazione di Acheng abbiamo visto la Cina come una "pagina bianca". Loro hanno vissuto praticamente senza studiare, non avendo accesso ai testi classici, per loro un certo linguaggio è stato dominante fino a quando è finalmente crollato e si è cominciato a respirare e allora si sono dovuti ricostruire un'identità culturale. È questo che rende qu~sta letteratura così particolare. Che impatto hai avuto con la Cina "dall'interno"? Tu fai parte di una generazione per la quale la Cina di Mao era un grosso punto di riferimento. Ho vissuto in Cina dal '76 al '78: Mao era morto da poco e

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==