IL CONTESTO mentale, il rischio del tribalismo. Camus sostenne quindi lo sforzo non per far propri o stigmatizzare questi modi di vita, ma per renderli aperti, per appropriarsene in modo da poter preservare i loro valori etici e il senso di appartenenza che danno a chi vi partecipa in un contesto moderno, critico e universalistico. Questa non è una cosa facile da fare per un intellettuale moderno. Significa compiere uno sforzo paradossalmente razionalistico e modernistico per rivalutare stili di vita tradizionali. Il che necessariamente deluderà sia i tradizionalisti, dai quali si sarà invariabilmente considerati traditori del popolo, sia i modernisti, che tentano di distruggere tutti gli idoli e di livellare tutte le tradizioni. È più facile ritirarsi nella tradizione o disprezzarne interamente i valori. Ma questo è semplicemente un altro modo per dire che l'intellettuale moderno non può fare a meno di essere un esule, un paria in tutti gli ambiti, e che questo è difficile. Il libro di Lasch è uno sforzo affascinante, provocatorio e coraggioso per esplorare questa condizione di senza-patria. Ma mentre condanna la cieca adorazione davanti all'altare del progresso e insiste sul fatto che la nostalgia non è una soluzione accettabile, Lasch tentenna nel riconoscere gli innegabili risultati, i progressi, della modernità. A disagio nel ruolo di paria, egli si affida a un intellettualismo organico alla piccola borghesia americana a spese della sua stessa intelligenza modernista. Mentre sono d'accordo con la maggior parte della critica sociale di Lasch, non posso sottoscrivere il suo rifiuto indiscriminato dell'umanesimo moderno. Egli dovrebbe piuttosto abbracciare la profonda e mai risolta tensione fra i successi della modernità, dovuti all'espansione delle capacità cognitive e organizzative dell'uomo, e il pericolo che questi successi comportano quando smettiamo di essere critici e vigilanti nei loro confronti. In questo c'è sicuramente dell'ambiguità e del rischio, e una buona dose di ansia e di incertezza. Ma temo che a queste difficoltà non si possa sfuggire. Una rispostaa Jeffrey lsaac Christopher Lasch Le recensioni a Il paradiso in terra confermano in linea di massima la mia ipotesi secondo cui né la sinistra né la destra hanno molti contributi da dare alla discussione politica. Entrambe le ideologie sono ormai così rigide che le nuove idee fanno poca presa su coloro che vi aderiscono. I fedeli, rifiutando di prendere in considerazione argomenti e fatti che potrebbero mettere in dubbio le loro convinzioni, non tentano più di coinvolgere i loro avversari in un dibattito. Le loro letture sono per la maggior parte libri scritti da un punto di vista identico al proprio. Invece di affrontare argomenti nuovi, essi si accontentano di classificarli come ortodossi o eretici. Il rischio della deviazione ideologica, da entrambe le parti, assorbe energie che potrebbero essere meglio investite nell'autocritica - una capacità la cui mancanza è il segno più sicuro di una tradizione intellettuale moribonda. I recensori di sinistra sostengono prevedibilmente che io appartengo anima e corpo alla destra. Lo stroncatore del "Progressive", Matthew Rothschild, dice che il mio libro è l'opera di "un curioso tipo di eccentrico di destra". L'unica ragione per occuparsene è che "dobbiamo prendere sul serio i nostri avversari". Il significato di questa frase si chiarisce quando Rothschild passa a mettere in guardia i suoi lettori dal pericoloso "fascino fascista" del libro. Il compito della critica evidentemente non va oltre la classificazione - la scelta dell'etichetta giusta. Una volta che gli avversari sono stati correttamente identificati, i lettori sapranno cosa evitare. Nel caso che su di me restassero dei dubbi, Rothschild traccia una lista di crimini ideologici: "un disprezzo dichiarato per la 'libertà personale"'; "un atteggiamento disinvolto verso il fascismo"; una considerazione indulgente della piccola borghesia (che ha "tradizionalmente fornito la fanteria al fascismo, al razzismo e al nativismo"); l'ostilità alla "liberazione" e molti altri. La stroncatura di Rothschild è emblematica delle reazioni della sinistra ai miei scritti più recenti; ma i recensori di destra sono 20 ugualmente sensibili all'odore di eresia. La profezia di Rothschild, secondo cui il libro "piacerà al potere" e attirerà "i George Will del mondo" non si è dimostrata, ahimè, più accurata di tante altre profeziedella sinistra. I recensori di destra riconoscono un avversario con altrettanta rapidità di quelli di sinistra e condividono le idee della sinistra su ciò che significa prendere un avversario sul serio. La pomposa polemica di Roger Kimball, su "New Criterion", ha lo scopo di non lasciare dubbi sul fatto che il mio ambientalismo (ecoangst, come lo chiama Kimball), insieme al mio attacco al capitalismo ("il più straordinariomeccanismo per produrre ricchezza mai esistito"), rende la mia opera inaccettabile per i conservatori di destra. Kimball deplora anche il mio attacco all'idea di progresso. Come antidoto, raccomanda il libro di Robert Nisbet, History of the Idea of Progress, passando sotto silenzio la mia accurata analisi di questo stesso libro e non facendo alcuno sforzo per rispondere alle mie obiezioni. Kimball non è il solo dei recensori di destra che condannano Il paradiso in terra. Anzi, è molto più equilibrato della maggior parte degli altri. Sulla "National Review", Bruce Frohnen mi accusa di condurre gli ignari lettori lungo la ben nota "strada della schiavitù". La sinistra accademica, afferma Frohnen, può anche risentirsi per alcuni passaggi in cui si critica la mentalità dell'azione affermativa, ma non ha niente da temere da parte mia; la mia preoccupazione per la giustizia sociale (che è inesistente, secondo Rothschild) chiarisce il gioco. "È la sua fissazione con gli 'stipendi da schiavi', insieme alla sua noiosa 'alternati va' di sinistra (l'equa distribuzione dei beni materiali) che tiene Lasch nel sentiero tranquillo e battuto dell'ortodossia accademica". Llewellyn H. Rockwell jr, scrivendo su "Chronicles", non ha più esitazioni di Frohnen nel classificarmi come un socialdemocratico rimesso a nuovo - un esponente della "paleo-sinistra", secondo la sua pungente terminologia. Ignorando la mia analisi critica del consumismo e della democrazia distributiva, ed espungendo le numerose pagine da me scritte per criticare specificamente John Maynard Keynes, Rockwell dichiara che io "abbraccio l'economia immorale" di Keynes - "il furto di massa attraverso l'inflazione e altre forme di redistribuzione". Come Kimball, Rockwell spende una buona parola a favore del progresso. "Checché ne dicano i socialisti, il miglioramento delle condizioni materiali non può essere un male." (Ma io non ho mai detto che lo sia!) Polemizzare con il progresso significa porsi al di là dei limiti accettabili non solo dall'opinione di sinistra, ma anche da quella conservatrice. Secondo Rockwell il mio discorso sui limiti tradisce una continua propensione a sinistra. Costituisce "un sintetico programma verdesocialista". Nell'introduzione a Il paradiso in terra notavo che gli ideologi di destra e di sinistra, invece di far riferimento agli sviluppi sociali e politici che mettono in discussione le fedi convenzionali, preferiscono lanciare accuse di fascismo e di socialismo - a dispetto del fatto che evidentemente né il socialismo né il fascismo rappresentano le strade del futuro. I miei recensori si sono incaricati di confermare l'esattezza di questa osservazione attribuendo entrambe le etichette allo stesso autore, la cui opera giudicano (per ragioni opposte) politicamente sospetta. Questo, come dico, era facilmente prevedibile. Ciò che non prevedevo è la generale riluttanza, anche da parte di recensori meno rigidi nel loro impegno ideologico di quelli che ho citato, ad analizzare le interpretazioni storiche alla base della mia tesi. Molti recensori discutono il libro come se fosse un manifesto ideologico, un insieme di consigli politici pienamente sviluppati con lo scopo di invitare il paese ad aderire alla causa del populismo. Così Jeffrey lsaac mi rimprovera di restare legato all'ideale "profondamente anacronistico" di "una società di piccoli proprietari liberi e indipendenti", come se io stessi proponendo un immediato ritorno al piccolo artigianato e alla fattoria a conduzione familiare. È ovvio che il mio scopo non è questo, anche se en passant bisognerebbe notare che la piccola
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