Linea d'ombra - anno X - n. 74 - settembre 1992

Ma qui egli affronta proprio la dialettica dell'Illuminismo. Perché è vero che molti di noi seguono la ragione invece della superstizione, l'universalismo invece del provincialismo. Si può forse sostenere il contrario? Vorrebbe forse Lasch che chiudessimo gli occhi sulla verità dell'evoluzione, come William Jennings Bryan, o che considerassimo gli stranieri dei barbari, come Aristotele? Lasch ha ragione a insistere sul fatto che l'idea di un progresso economico e tecnologico illimitato dev'essere abbandonata in nome di un'ecologia naturale ed etica. Ma questa affermazione non è altro che un'applicazione più sensata dell'intelligenza critica nell'interesse della specie umana nel suo complesso! Invece di sostenere che la tradizione dell'Illuminismo è un'espressione di hybris, Lasch dovrebbe riconoscere che gli strumenti dell'Illuminismo devono essere usati nei confronti dell'Illuminismo stesso, che un'analisi ragionata della nostra condizione dovrebbe renderci consapevoli dei nostri limiti di creature mortali che abitano un universo finito ed elusivo. Dobbiamo porci dei limiti. Ma nel farlo non possiamo basarci su nessun deus ex machina, né trovare sollievo nei misteri della Provvidenza o del Fato. Anche in questo caso Lasch non riesce ad apprezzare la dialettica della modernità. Egli considera che le ideologie politiche moderne, liberale, democratica o socialista, si siano sposate a un'insostenibile fede nel progresso e a un 'ugualmente irrealistica sottovalutazione del!' importanza della particolarità e della differenza. Ma non capisce che queste stesse ideologie sono state agenti indispensabili per l'esplosione della libertà nel mondo moderno. Lasch spende poche parole a favore del liberalismo. Attento alle sue carenze economiche, parla poco del suo sostegno alle libertà civili e politiche. Non dimentica di dire che la difesa di Bayle della tolleranza religiosa "aveva un certo senso" a quell'epoca, né di insistere (benché in maniera poco convincente) sul fatto che la critica di Orestes Bronson alla separazione di religione e politica, che Lasch sostiene, non rappresentava una scelta a favore di un regime teocratico. Ma se Lasch apprezza l'importanza della tolleranza religiosa, la sua difesa è silenziosa. Forse la frase del libro che più mi ha turbato è un riferimento vago e ostile alla "propaganda per l'aborto incontrollato". Nell'affrontare questo complesso problema, Lasch rifiuta di riconoscere che il movimento a favore del diritto di scelta della donna non è causato da narcisismo o IL CONTESTO egoismo, bensì dalla preoccupazione per l'autonomia delle donne e per la qualità della vita. Lasch scrive: "L'obiezione che il sesso e la procreazione non possono essere separati senza che scompaia il mistero che circonda entrambi colpisce i liberali come segno del peggiore oscurantismo", chiarendo così la sua simpatia per tale obiezione. Può darsi che Lasch abbia ragione quando afferma che i liberali non hanno saputo capire l'autenticità delle convinzioni della piccola borghesia. Ma è altrettanto chiaro che la . maggior parte degli anti-abortisti non fanno alcuno sforzo per capite le - ragioni dei movimenti a favore. Inoltre, parlare del "mistero" del sesso e della procreazione non è forse oscurantismo, teologico o meno? Crede davvero Lasch che noi dovremmo ignorare ciò che sappiamo grazie alla scienza, costruire una mistica del femminile, abbandonare lapianificazione familiare e usare i poteri coercitivi dello stato per costringere le donne a portare a termine la gravidanza contro la propria volontà? Lasch non riconosce mai che il liberalismo moderno abbia stabilito una certa sfera di privacy indispensabile alla libertà. Lasch è molto sensibile ai casi in cui questa libertà potrebbe essere esercitata irresponsabilmente. Ma, pur essendo d'accordo che una filosofia pubblica non può limitarsi a una dottrina delle libertà individuali, insisterei sul fatto che nessuna filosofia pubblica adeguata alle condizioni della modernità è possibile senza tale dottrina. Le scelte dei nostri concittadini possono a volte non piacerci, ma l'unico modo per eliminare tale eventualità è eliminare la loro libertà in nome della nostra etica particolare o delle nostre convinzioni religiose - una ricetta perfetta per provocare crudeltà e ingiustizie enormi. La sbrigatività di Lasch si estende anche alla social-democrazia, che per lui è molto simile al liberalismo nella sua preoccupazione per la crescita economica e per le scelte del consumatore individuale che essa comporta. Anche in questo caso le sue critiche sono incisive. Ma Lasch non riesce a convincere il lettore che nella tradizione socialista ciò che ha contato sia stato solo il consumo, e scegliendo di concentrarsi esclusivamente sulle debolezze del socialismo egli ignora i suoi importanti contributi - il suo sostegno ai diritti dei lavoratori; le leggi sul salario minimo, la sicurezza sociale, la sanità pubblica, la scuola, la casa e l'assistenza New York '92 in uno foto di Roberto Koch !Contrasto). 17

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