Linea d'ombra - anno X - n. 74 - settembre 1992

ILCONTESTO Modernità e progresso Una polemica Sul saggio di Christopher Lasch Il paradiso in terra, recentemente tradotto presso Feltrinelli, siamo già intervenuti presentandone in anteprima il capitolo su Kennedy eOswald (n. 69) e una recensione di Filippo La Porta (n. 71). Lo riteniamo un libro di primaria imp01tanza,per una ridiscussione del "che fare" politico, che si prospetta, in realtà, più difficile da noi in Italia che tra i pensatori e sociologi statunitensi (meno ideologici dei nostri e soprattutto in presenza di contraddizioni sociali più forti). Jeffrey Isaac è professore di scienze politiche all'università dell'lndiana-Bloomington. Di Lasch ricordiamo le opere più note in Italia: La cultura del narcisismo (Bompiani 1981), Rifugio in un mondo senza cuore (Bompiani 1982) e L'io minimo (Feltrinelli 1985). L'intervento di Isaac e l'appassionata risposta di Lasch sono apparsi su "Salmagundi", la bella rivista statunitense diretta da Robert e Peggy Boyers, nel n. 93, inverno 1992. Copyright "Salmagundi" 1992. Apropositodi ChristopherLasch Jeffrey Isaac "Sia i fatti che giustificavano lamia indignazione, sia leragioni morali che la esigevano, erano direttamente radicati nella zona in cui sono nato. Questo spiega... perché tutto ciò che io posso scrivere, benché abbia viaggiatoe vissuto ali' estero, riguarda soltanto quella stessa piccola zona, o più precisamente quella parte di essa che vedevo dalla casa in cui sono nato... È una zona, come tutti gli Abruzzi, povera nella sua storia secolare e quasi interamente cristiana e medievale nella sua formazione... Le condizionidell'esistenza umanasonostatesemprepa1ticolarmentedifficili laggiù; il dolore è sempre stato accettato come legge di natura, e la Croce è stata accoltae onorata per questo... Le ceneri dello scetticismononhanno mai soffocato, nei cuori di coloro che più hanno sofferto, l'antica speranza del Regno di Dio sulla terra... E questo è un fatto di importanza enorme, fondamentale; in un paese deluso, arido, stanco ed esaurito come il nostro, esso costituisce la vera ricchezza, è una riserva miracolosa." IgnazioSilone scrissequesteparolenel 1949, riflettendosuun'odissea politica che l'aveva portato dalla semplice dignità della sua infanzia contadina nell'Italia meridionale al radicalismo "scientifico" del Partito Comunista, a "vivere come uno straniero nel mio stesso paese" e infine a ritornare alle fonti iniziali della sua rivolta: "un'estensione dell'impulso eticodallaristrettasferaindividualee familiareali' interocampodell'attività umana, un bisogno di fratellanza vera, un'affermazione della superiorità della persona umana su tutti i meccanismi economici e sociali che la opprimono". SiIonetestimonia la "vera ricchezza" della tradizione locale, una "riserva miracolosa" ignorata dalla scienza e dall'ideologia politica. Il paradiso in terra. ll progresso e i suoi critici di Christopher Lasch affronta un tema molto simile. Nell'introduzione, forse la parte più commoventee rivelatrice di questo libro lungo e affascinante,Lasch offre unoschizzoautobiograficodellapropriaevoluzionepoliticadaprogressista occidentale a radical-marxista, fino alla delusione nei confronti della politicae alla rivalutazionedel "tema proibito dei limiti". Scrittodopo otto anni di reaganismo, il libro nasce dal tentativo di capire il fascino del populismo di destra e della sua critica al modernismo culturale. Uno dei temi fondamentali del libro è che la minoranza acculturata dei liberali di sinistranon ha saputo valorizzare lacultura della piccola borghesiae i suoi interessi per la famiglia, il vicinato, la religione. Lasch rintraccia le cause di questa incapacità nelle radici profonde del pensiero moderno, ma afferma di averlo scope1tosolo durante la sua partecipazione alla Nuova Sinistra degli anni Sessanta. Forse ancor più decisiva, però, è stata la sua esperienza di marito e padre che cercava di sostenere l'amicizia e di istillare dei valori morali nei suoi figli in un mondo dominato dalla tecnologia, dal consumismo e dal disprezzo per la particolarità e il limite. Tutto ciò che è solido si scioglie nell'aria, tutto ciò che è sacro viene profanato... Questo libro rappresenta uno sforzo per articolare alcune basi intellettuali per una società più umana, per cogliere qualche punto fermo a cui ancorare il nostro bisogno di dare un senso alla nostra vita. Come chiarisce il sottotitolo, per Lasch il problema è rappresentatodal progresso in sé. Più precisamente, dalla fiducia tutta moderna nella tecnologia, considerata un mezzo per espandere e soddisfare nello stesso tempo i desideri umani. Lasch sostiene che questa concezione delle esigenze umane come infinitamente elastiche e della natura come infinitamente sfruttabilenascecon l'Illuminismo scozzesedi AdamSmith,ed è condivisa sia dai liberaliche dai marxisti. Pur scrivendo in inglese, Lasch riecheggia alcune tesi di Nietzsche, di Heidegger, della Scuola di Francoforte e di molti scrittori "post-moderni", secondo cui il problema del nostro tempo è l'umanesimo - la fede nichilistica nel potere dell'uomo su cui si basa la soppressione dell'alterità. Ma, come vedremo, Lasch non ha nulla di post-moderno;egli rappresenta un versante eminentemente anti-moderno della critica sociale. Lasch identifica in maniera convincente il carattere mitico di questo umanesimo che, nel suo rassicurante ottimismo, rifiuta di riconoscere il caratterecontingentee provvisorio di tutte lecose umane.Ma Lasch rifiuta la soluzionepiù facile - unpaternalistico appello alla restaurazionedella comunitàtradizionale. Una delle sue affermazioni più interessanti è che la nostalgia è solol'altra facciadellafedenelprogresso-mentre iprogressisti si basano sull'idea irrealisticamente ottimistica che tutto sia alterabile, la nostalgia rappresenta una "abdicazione della memoria", l'idealizzazione di unpassatoche non è mai esistito, un passato investito della stessa bontà e innocenza priva di sfumature di cui i progressisti investono il futuro. Lasch sostiene invece, per dirla con le parole di Albert Camus, che "i soli paradisi sono quelli che abbiamo perduto". Rifiutandosia ilprogressochelanostalgia,Laschproponela"speranza", un atteggiamento di rispetto delle convenzioni sociali e di perseveranza basato sulla "inamovibile convinzione" che "i cattivi saranno puniti, le cose sbagliate saranno sistemate, l'ordine nascosto delle cose non può essere modificato impunemente". Il resto del libro è dedicato a tracciare ciò che Lasch chiama una tradizione di critica sociale populista basata su tale speranza. Egli individua questa tradizione "nel conservatorismo morale della piccola borghesia, nel suo ugualitarismo, nella sua comprensione dei valori di lealtà e nella sua lotta contro la tentazione moraledel risentimento". Lo scavodi Lasch in questa tradizione si basa su diverse fonti - l'etica del produttofe di Thomas Paine,WilliamCobbet e OrestesBrownson;la"campagnacontrolosviluppo"deipopulistiamericani di fine Ottocento; la critica morale neo-calvinista di Ralph Waldo Emerson, Thomas Carlyle e William James; il sindacalismo di Georges Sorel e il socialismo corporativo di G. D. H. Cole. PerLaschquesta tradizionecritica culmina nella "disciplina spirituale contro il risentimento" sviluppata alla metà del XX secolo in America da ReinholdNiebuhr e Martin Luther King. Sia i ministri protestanti che gli attivisti/critici sociali sostennero la lotta contro le ingiustizie, ma affermarono anche che il mondo umano era intrinsecamente imperfetto e affetto da parzialità e antagonismi. I loro scritti uniscono una profonda dedizione ai valori morali a una disciplina spirituale di lunga tradizione control'odio per gli avversari.Essi sostennerocosì unvigorosoradicalismo politico basato su una dedizione di principio a forme di lotta nonviolenta. Presentandoqueste figurecomeesemplari del suo populismo,Lasch riesce a suggerire l'idea che esso è nel contempo eticamente sensato e politicamenteefficace,che iIrispettodei limitinon è un invitoali' acquiescenza ma a una rivolta di un certo tipo, esemplificato dal movimentoper i diritti civili nel Sud degli Stati Uniti. Dopo aver preso posizione a favore di tale populismo, Lasch nei capitolifinalitornaallasuacriticaal liberalismoe al socialismo,sostenendo che il piccolo segreto innominabile della sinistra novecentesca è la sua 15

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