Linea d'ombra - anno X - n. 73 - lug./ago. 1992

POESIA/ZAHRADNICEK e nel corridoio in penombra proteggere il rosso amarilli se a primavera vogliamo che rifiorisca ... Ma invano abbiamo portato in cantina provviste messo la stoppa alle finestre ristuccate invano abbiamo tappato col gesso ogni fessura Si fa un tempo da Siberia, un tempo da Siberia ci flagella e non sono soltanto i passeri a tremare infreddoliti e non sono soltanto gli asteri anneriti sulle aiuole ... VII Nessuno sapeva come e nessuno sapeva perché ma tutti torturatori e torturati, carcerieri e carcerati eran d'accordo su questo - qualcosa doveva finire Senza dirselo, concordavano tutti nell'idea spaventosa che si era al fondo di tutte le provviste per la vita come concordemente si spartivano il bottino di due guerre rovine e deformazioni e bisogno di pace in se stessi rovine e barbarie e bisogno di pace nel mondo Già annottava visi e stelle indicavano che l'ora era già tarda per poter cominciare un'altra volta con la riparazione che ognuno naturalmente si figurava a suo modo Si raccomandavano a vicenda i loro sempre vivi che intanto eran già putrefatti e orribilmente puzzavano Puzzava e si guastava ciò che restava chiuso in quel calore soffocante tra un gelo di ignoto passato e un gelo di ignoto futuro e solo se qualcuno nasceva o se moriva per le porte socchiuse almeno ai più vicini un freddo vento alieno portava brividi Stavano tutti voltati in avanti con sguardi ottusi al vuoto e freddo spazio del futuro e da me si staccavano e ben pochi mi davano ascolto quando io gli dicevo che niente si poteva da quella P,arteaspettare e che niente poteva apparire che non fosse già stato nel passato moltiplicato e trasformato col solo sforzo di questo momento Si turavano gli orecchi alle mie parole che tutto il grande e bello era già stato, come la nostra infanzia era già stata, come la Genesi, le cattedrali e i viaggi dei missionari, e che solo al futuro potevano inoltrarlo il nostro respiro allargato dalla speranza le nostre bocche e le nostre mani Non potevano capire 96 Intanto persino gli antipodi, persino i pigmei delle foreste adesso mandano testimonianze monosillabiche ma inoppugnabili Squillano qui i telefoni, saluti, notizie, dispacci piovono sui tavoli · agli abitanti di un tempo senza pietà e compassione ma loro non ci sono Sono partiti' per non si sa dove probabilmente per avere un alibi e non dovere una volta rispondere dell'accaduto Poveretti Fin qui nessun monarca fu ingannato come questi governanti circondati dal vuoto del loro chiasso che non lascia penetrare nemmeno una minima voce di verità Vedo la loro città che sorge come parola ostinatamente ripetuta tra due colline di cui una col suo castello e le segrete sotterranee con le sue celle di tortura presenta la prova inoppugnabile che l'uomo abbandonato al suo potere si degrada Vedo questa città, l'altra collina con la cattedrale ecclesiastica altura con le torri sul mare delle case (finale) E l'uomo si degrada abbandonato a se stesso Abbiamo visto che per secoli interi cercava di sfuggire all'antico terrore cadendo in una bassa paura Abbiamo visto che cercava di sottrarre la sua ricchezza e il suo bene dalla portata della mano di Dio rassicurarsi e dormire tranquillo e intanto come un San Bartolomeo spogliato della pelle in ogni sua superficie sanguina l'umanità Già tutto ha speso e adesso sottocosto deve offrire il suo corpo, la sua eternità e giovinezza Di questo fummo testimoni che l'uomo si fa sempre più piccolo e Dio non fa che crescere Cresce e possiede in sé sempre moltiplica la sua beatitudine sempre ritorna alle sue fonti eterne al suo potere profondo lui pieno da sé adempie la salvezza dell'uomo e del mondo Dalle sue chiese crescono le case dal suo segreto la sapienza dall'ubbidienza a lui cresce la libei;tà Solo nelle sue mani che danno gratuitamente nelle sue mani benedicenti e traforate è l'unico reale, vero governo del mondo

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