VOLEVO UCCIDERE IL MIO RE e altre poesie Sarah Kirsch a cura di Franca Cavagnoli Sarah Kirsch è una delle voci poetiche più importanti di lingua tedesca. Nata in Germania nel 1935, si forma in quella che un tempo era la Repubblica Democratica Tedesca che lascia nel 1977 per moti vi personali e in segno di protesta per l'espulsione di WolfBiermann. Dopo un breve soggiorno berlinese, "trasloca" nell'altra metà del suo Paese e dal 1983 vive in un minuscolo villaggio dello Schleswig-Holstein. Già dalle prime raccolte di versi emergono i temi cari alla lirica di Sarah Kirsch: l'amore e la natura, il viaggio e il sogno. E la politica, nella "convinzione che ogni persona è anche soggetto politico". Le scelte stilistiche sono le stesse che caratterizzano le opere successive: rinuncia al la rima, drastica riduzione della punteggiatura, preferenza per un verso fratto, ritmico, mozzafiato. Il suo linguaggio poetico attinge al gergo scientifico e alla lingua quotidiana ed è intessuto di citazioni letterarie, in continui salti di registro; amalgama immagini raffinate, a volte leziose, con elementi della tradizione popolare e delle fiabe dei fratelli Grimm. È inoltre autrice di prosa: racconti satirici, reportage giornalistici, brevi prose liriche fino alla lunga, intensa narrazione poetica AllerleiRauch (che Giunti si appresta a mandare in libreria insieme ai racconti in un volume intitolato Arlecchina e altre storie) dove tratteggia un universo sfaccettato, policromo come un caleidoscopio, in cui il paesaggio dello Schleswig-Holstein evoca ricordi d'infanzia negli anni della guerra, memorie e sensazioni di una vacanza nel Meclemburgo (la stessa raccontata da Christa Wolf in Recita estiva) e della vita sul Prenzlauer Berg, il quartiere degli artisti e degli intellettuali di Berlino Est. L'elemento fiabesco e quello onirico s'intrecciano alla storia personale e alla Storia, a cui fa da contrappunto il passaggio dalla vecchia alla nuova Heimat, la terra natale che una "rivoluzione di velluto" ha fatto sì che non fosse più divisa. Di Sarah Kirsch sono reperibili in italiano l'antologia poetica Formule magiche (Rusconi 1979) a cura di Italo Alighiero Chiusano; il racconto Fulmine a ciel sereno, in un volume de La Tartaruga ( 1981) che comprende anche due racconti di Christa Wolf e Irmtraud Morgner; la scelta di poesie Lieve sgomento (Le parole gelate 1989) a cura di Heimbacher Evangelisti; e Calore di neve (Fondazione Piazzola, Roma 1992), antologia poetica a cura di Maria Teresa Mandalari. Volevo uccidere il mio re Volevo uccidere il mio re Ed essere di nuovo libera. Il bracciale Che lui mi donò, quel bel nome Mi sfilai e gettai Le parole che io avevo fatto: comparazioni Per i suoi occhi la voce la lingua Allineai bottiglie ormai scolate Le riempii di esplosivo - questo l'avrebbe Cacciato via per sempre. Perché La ribellione fosse completa Sbarrai la porta, andai 90 Soroh Kirsch in uno foto di Giovanni Giovannetti. Tra la gente, fraternizzai In varie case - ma La libertà non voleva crescere La cosa anima quell'accidente borghese Non solo persisteva, si addolciva Danzava quando sbattevo La testa contro i muri. Appurai Le voci che nel paese Parlavano contro di lui, Raccolsi tre volumi di colpe una cartelletta Di ingiustizie, inscenai Persino menzogne. Alla fine Volevo solo tradirlo Lo cercai, per realizzare il piano Baciai l'altro, sì che al mio Re non accadesse nulla
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