Linea d'ombra - anno X - n. 73 - lug./ago. 1992

IL CONTESTO Nazioni e nazionalismo, oggi Incontro con Eric J. Hobsbawm a cura di Federico Varese Eric J. Hobsbawm è uno degli storici europei più noti e quasi tutte le sue opere sono state tradotte in italiano: Le rivoluzioni borghesi: 1789-1848 (1962), / banditi (1969), Il trionfo della borghesia, 1845-1875 (1975) ecc. La sua biografia umana e intellettuale si intreccia con istituzioni e città che evocano fascino e impegno civile: Alessandria d'Egitto, dove è nato nel 1917, la Berlino degli anni Trenta. dove ha frequentato il liceo, il King's College di Cambridge, dove si è laureato, e infine Londra, dove ha insegnato al Birkbeck College, uno dei pochi College dell'Università di Londra che offre corsi serali agli studenti-lavoratori. Quella che segue è la sintesi di una lunga conversazione avuta con Hobsbawn all'inizio di quest'anno nel suo studio di Londra. L'intervistatore era appena emerso dalla lettura del volume sul nazionalismo, Nazioni e nazionalismo dal 1780 (Cambridge University Press, 1990, tradotto in italiano da Einaudi), e cercava di cogliere, a voce alta, i problemi che quell'opera pone e le prospettive che apre. Professor Hobsbawn, in molte parti del mondo si assiste alla "rinascita del nazionalismo". Da dove si deve partire per fare un po' di chiarezza? Innanzi tutto è necessario distinguere tra il senso di appartenenza ad un particolare popolo o gruppo etnico e l'aspirazione a formare uno stato territoriale indipendente. Ad esempio, nel 1917, durante le uniche libere elezioni che si sono tenute in Russia, le elezioni per l'assemblea costituente. vi era un forte sentimento nazionale in Ucraina, molto più che altrove. Se gli Ucraini avessero avuto la scelta, avrebbero votato per un partito rivoluzionario socialista ucraino, piuttosto che per un semplice partito rivoluzionario socialista. Eppure, lo studioso che ha analizzato questi dati ha mostrato che non vi era un forte sentimento separatista tra tutti gli Ucraini. L'aspirazione separatista era molto maggiore nelle zone occidentali, prima appartenute all'impero asburgico. Non vi è dunque nessun automatismo. In determinate situazioni, i sentimenti di appartenenza ad una comunità possono essere tradotti in movimenti separatisti, ma questa non è una legge universale. Tutto ciò è tanto più vero per i popoli che potremmo chiamare 'non storici', i quali non possono rifarsi ad uno stato nazionale pre-esistente. Non è mai esistita una nazione ucraina e per quello che posso capire uno Stato armeno per molto tempo non è apparso sulle carte geografiche. Ciò non toglie che gli Armeni si sentissero tali. Quindi le nazioni non sono un'entità naturale. No, le nazioni sono lungi dall'essere un'entità naturale. Questo è molto importante e tutti dovrebbero tenerlo a mente. I sentimenti etnici, o, diciamo, i sentimenti di identità collettiva possono forse essere considerati naturali, o perlomeno universali. Nondimeno, essi mutano e in moltissimi casi non sono neppure particolarmente antichi. Mettiamola così: posso convenire che il sentimento di appartenenza ad una collettività sia piuttosto universale nelle società, poiché è sempre esistito un gruppo, un 'noi', contrapposto ad un certo 'loro'. Questo sentimento di per sé non implica un particolare esito politico; oggi senza dubbio esso produce effetti politici, ma non vi è nulla di necessario ed automatico in tale sbocco. Non possiamo stabilire un a priori universale. Il nazionalismo è un programma politico tra i tanti, non una dimensione innata degli esseri umani. Tale programma, inoltre, non ha senso se non auspica la costruzione di uno stato territoriale. Sentimento di appartenenza e programma politico possono in certe situazioni andare di pari passo, ma ciò è del tutto contingente. L'Italia è un ottimo esempio di identità nazionale che si è sviluppata piuttosto tardi, soprattutto al di fuori della classe media colta. Senza dubbio non esisteva ali' epoca del Risorgimento. Lei nel suo libro sostiene che l'Italia ha trovato un cemento reale solo con la televisione. · La televisione ha creato una lingua nazionale, diffusa in tutta la penisola. In effetti non è una mia idea, ma l'ho tratta da un saggio di Antonio Sorella, che cito. Ma vi è di più: la consapevolezza di essere 'Italiani' si sviluppò molto tardi. Penso che molti, almeno fino al 1914, considerassero l'esercito italiano come un esercito straniero. 'Questi sono Piemontesi' devono aver pensato. Come nacque l'identità italiana? In due modi: innanzi tutto la presenza di un partito socialista Erie J Hobsbawm in una foto di Jerry Bauer (Archivio Einaudi) 7

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