Linea d'ombra - anno X - n. 73 - lug./ago. 1992

mente dal salotto. - Esce di casa perfino di notte; nessuno riesce a farlo star fermo. È molto, se da quando è qui ha scambiato una mezza dozzina di parole con me! Del resto, tutti i parenti di Romeu hanno il medesimo carattere, tutti così strani, così freddi ... Zia Olivia assestò con le mani a conca la pesante treccia raccolta mollemente sulla nuca. Si inumidì le labbra con la punta della lingua. - Ha "charme" ... Mi avvicinai affascinata. Non avevo mai visto nessuno come la zia Olivia, nessuno con quegli occhi così verdi e con una scollatura così profonda. - È di cera? - domandai toccando una ciliegia. Ella mi sfiorò i capelli con un gesto-distratto. Sentii da presso il suo violento profumo. -Credo di sì, cara. Perché? Non hai mai visto delle ciliege? - Solo una volta, su un giornaletto. Il sorriso aveva il suono di una cascatella. Sul suo volto bianchissimo la bocca sembrava una larga ferita aperta, con lo stesso sfavillio furioso delle ciliege. - In Europa sono così carnose, così fresche ... Anche Marcello era stato in Europa col nonno. Era forse questo? Era forse questo a renderli infinitamente superiori a tutti noi? Noi sembravamo fatti di un'altra carne, è proprio vero, fatti di un'altra carne e appartenenti a un mondo così distante dal loro, ah! come eravamo piccoli e brutti. Soltanto ora mi accorgevo di come eravamo piccoli e brutti: io, con le unghie rose e coi vestiti tagliati e cuciti da Dionisia, vestiti che sembravano le camiciole di quelle bamboline in girotondo che si ritagliano nel giornale. Madrina, completamente tonta, strabica e tonta coi suoi ricami e i filets. Dionisia, tanto negra quanto infatuata dei suoi biscottini a forma di cuore ... - Non voglio darvi disturbo - mormorò zia Olivia. La sua voce si andava allontanando con la mollezza-di un gatto che sale le scale. - Ho tanto bisogno di aria pura, di silenzio ... Ora si sentiva soltanto la voce di Madrina che, come invariabilmente accadeva quando ella si eccitava, non la smetteva più di parlare. La fattoria era modesta, modestissima, ma forse le sarebbe piaciuta, perché no? Il clima era meraviglioso, e il frutteto, in quest'epoca, era pieno di manghi maturi. Non le piacevano i manghi? No? C'erano anche degli ottimi cavalli, se avesse voluto montare, e avrebbe avuto compagnia, Marcello passava il giorno intero a galoppare. Ah, il medico aveva proibito...?Non importa. Anche le passeggiate a piedi erano bellissime, e in fondo al sentiero dei bambù c'era perfino una radura che pareva fatta apposta per il pic-nic, non le sembrava un'idea originale un bel pic-nic? Me ne andai in veranda a guardare le stelle attraverso il fogliame della "painera". In quel momento, zia Olivia stava forse sorridendo, forse si inumidiva le labbra lucide con la punta della lingua. In Europa, le ciliege erano carnose e fresche. In Europa. Apersi la scatoletta porta-sapone nascosta nel ciuffo della "samambaia". Lo scorpione che ne era rinchiuso uscì fuori con circospezione. Lo lasciai allontanare un buon tratto e solo quando lo vidi avviarsi verso il centro della veranda mi decisi a rovesciare STORIE/FAGUNDES TELLES la benzina. Le fiamme Io imprigionarono in un circolo chiuso. Lo scorpione si contrasse e girò su sé stesso, in cerca di una via di scampo. Mi curvai per osservare meglio. - Non ti vergogni di essere così cattiva? Mi voltai. Marcello mi paralizzò col suo sguardo gelido. Poi, avvicinandosi al fuoco, egli spiaccicò Io scorpione con la suola dello stivale. - Dicono che si suicida, Marcello ... - Lo avrebbe fatto di certo, se avesse saputo che il mondo è pieno di gente come te. Tappai la bottiglia della benzina. Impossibile odiare qualcuno così come io lo odiai in quel momento, ah! se avessi potuto gettargli addosso quella benzina e poi dargli fuoco. Indietreggiai. - È proprio inutile infuriarsi, andiamo, guardami! Stupidona... Lo fissai. Attraverso le lacrime, in quel momento egli mi sembrò più bello di un dio, un dio pallido e biondo illuminato dalla luna. Chiusi gli occhi. Ormai non mi vergognavo più delle mie mani dalle unghie rose completamente esposte, non mi vergognavo più di nulla. Un giorno egli se ne sarebbe andato nello stesso modo imprevisto con il quale era arrivato, un giorno egli sarebbe uscito di casa senza salutare e sarebbe sparito come se mai fosse esistito. Ma anche ciò non aveva importanza. Quando rientrammo in salotto, egli ritrovò il sorriso di sempre, tra l'ironico e il compiacente: - E così, è questa la zia Olivia? ... La famosa zia Olivia. - È bella, no? - Quel suo profumo di gelsomino e quel mazzo di ciliege sul petto sono così volgari ... Rirnasi perplessa. - Volgari? Egli non mi ascoltava. Il suo sguardo irrequieto si era posato sulla tendina di filet, quella con l'angioletto che svolazzava tra le rose. - Un angioletto cieco. - Perché cieco? Che idea! - esclamò Madrina scendendo affannosamente le scale. Perse gli occhiali proprio quella sera. - E questi buchi al posto degli occhi? - domandò il ragazzo con indifferenza. Si era affacciato alla finestra e pareva pensare ad altro. - Ma il filet è proprio fatto così, bambino mio! Al posto di ogni occhio deve restare una casella vuota - spiegò la donna senza troppa convinzione, esaminando il lavoro steso tra due sedie. Si rivolse a me, irritata: - Perché non vai a prendere il domino? Gioca una partita con tuo cugino. Quando fui di ritorno con la scatola, Marcello era già sparito. Feci un castello con le tessere. Lo abbattei subito. Lo perdevo sempre, sempre. Trascorreva la mattinata fuori, a galoppare; faceva colazione rapidamente e, non appena terminato di mangiare, si chiudeva nella sua stanza, per riapparire all'ora di pranzo, pronto ad uscire di nuovo. Mi dovevo accontentare di correre nel portico per vederlo passare galoppando in direzione della strada, cavallo e cavalieri tanto uniti l'uno ali 'altro da formare un corpo solo. 85

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