Linea d'ombra - anno X - n. 73 - lug./ago. 1992

IL NUOVO ORDINE MONDIALE Harold Pinter traduzione di Alessandra Serra e di Angela e Elio Nissim Teatro e politica secondo Pinter Paolo Bertinetti In uno dei primi drammi di Pinter, Il compleanno, il protagonista veniva sottoposto ad un incomprensibile interrogatorio da parte di due misteriosi personaggi. Le domande erano assurde e non miravano ad ottenere delle informazioni: ciò che contava era la loro aggressività, la loro capacità di annientare la personalità dell'interrogato. Pinter è il drammaturgo contemporaneo che più ha affidato il proprio teatro all'ambiguità della parola, alla sua possibilità di dire altro da ciò che dice. Questo suo scavo tra le pieghe del linguaggio si è svolto non sul terreno del realismo, bensì su quello proprio di certi quadri iper-realisti, in cui tutti gli elementi che vi appaiono sono la riproduzione accurata di particolari reali ma al tempo stesso sono immersi in una dimensione al di fuori del reale, immobilizzati nella loro essenza e nel reciproco isolamento. Per lungo tempo le contraddizioni della realtà veni vano così lasciate intuire ali' interno di una forza drammatica che solo in apparenza le ignorava: come risulta in modo esemplare nell'interrogatorio del Compleanno, che fu subito interpretato come un discorso sul rapporto tra artista e potere, tra libera espressione individuale e autoritaria costrizione sociale. Negli ultimi anni c'è però stata una svolta clamorosa nella produzione pinteriana, che ha reso espliciti contenuti politici prima mai apertamente dichiarati. Il bicchiere della staffa (1984) è un testo in cui il !inguaggio, il luogo dell'azione (una stanza), la concentrazione su un presente che lascia nel vago il passato, sono gli stessi del teatro precedente. Ma il presente è quello di un regime dittatoriale (verosimilmente in America Latina), la stanza è quella di un funzionario addetto alla "sicurezza", il passato è quello di opposizione al regime per cui due coniugi sono stati imprigionati e torturati. L'accusa di Pinter non ha i toni della denuncia commossa: con economicità estrema ci mostra l'orrore del martirio fisico e psicologico delle vittime e della razionale disumanità del carnefice in quattro incontri in cui le vittime non sono torturate; ma in cui le parole del funzionario continuamente richiamano l'incubo dell'umiliazione e dei patimenti subiti e rappresentano di per sé una tortura sottile e forse ancora più feroce. Il contenuto politico è questa volta esplicito, ma Pinterrimane all'interno della sua linea drammaturgica: e mai, come in questo caso, il suo teatro registra un salto più grande tra ciò che le parole dicono e ciò che significano, offrendoci la prova più agghiacciante della capacità aggressiva della parola. Denuncia politica e attenzione linguistica sono le due direttrici su cui da allora Pinter ha continuato a muoversi. Il linguaggio della montagna ( 1988) è un atto unico che si svolge nella prigione di un Paese in cui la lingua parlata dagli abitanti della montagna è vietata, dichiarata morta. L'unica lingua permessa è quella della capitale, quella dell'oppressione. La lingua della montagna, quella della libertà, parlata dai prigionieri, è fuori legge. Party Time ( 1991) è un breve dramma in cui il linguaggio del potere e la vacua banalità del dialogo tra i partecipanti ad un elegante party si contrappongono alle parole quietamente allucinate di un prigioniero politico, annientato dalla tortura, che appare misteriosamente sulla scena nel finale. Il nuovo ordine del mondiale ci offre un ulteriore, raggelante esempio dei modi con cui in quest'ultima fase della sua produzione teatrale Pinter pone· la sua indagine sui meccanismi del linguaggio al servizio della denuncia della violazione della libertà e della dignità dell'uomo. Anche qui, come nel Bicchiere della staffa, la vittima non viene torturata; ma anche qui la tortura già sta nelle parole dei due aguzzini. E uno di essi addirittura dichiara l'importanza del linguaggio, della capacità di usare le parole come arma (e si ricordi che in un saggio sul!' imperialismo americano in America Latina, a suo tempo pubblicato su "Linea d'Ombra", Pinter s'interrogava sul perché il linguaggio diventasse una "mascherata permanente", un tessuto di menzogne utile soltanto a distorcere la realtà). Da parte di alcuni si è detto che l'efficacia "politica" dei drammi di Pinter era maggiore nella fase precedente, quando la denuncia non era esplicitata ma veni va nascosta (e quindi "universalizzata") ali' interno di un testo esteriormente neutrale. E si è detto che soprattutto era maggiore la loro efficacia drammaturgica. Eppure ci sembra di poter dire che anche ora, come nel Compleanno, come nel Custode, come in Landscape e in Tradimenti, Pinter continua a distillare nelle scarne, quotidiane parole dei suoi personaggi, tutta l'ambiguità della parola e tutta la forza della parola teatrale. Di Harold Pinter (Londra 1930), il massimo commediagrafo dei nostri anni, Einaudi ha pubblicato il Teatro nel 1972, nella collana dei Supercoralli e i testi successivi (e molti di quelli già raccolti in volume) nella collana di teatro, oltre alla scenggiatura de La donna del tenente francese e del Proust. Pinter ha infatti scritto molto per il cinema (soprattutto per Losey) nonché per la televisione e la radio. Di lui abbiamo pubblicato nel n. 53 dell'ottobre 1990 Oh, Superman!, violento attacco all'imperialismo statunitense e alla politica di Bush. 75

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