Linea d'ombra - anno X - n. 73 - lug./ago. 1992

STORIE/UPWARD Era un albero. Non dipinto sullo scenario artificiale né creato dalla sua immaginazione, ma un albero reale piantato nel ripido pendio della valle reale e visibile attraverso l'alta parete laterale di vetro della stazione. Lo vide solo per un momento, mentre accompagnava il suo gruppo, insieme agli altri gruppi di invalidi, dalla stazione verso le uccelliere, famose specialmente per gli uccelli rapaci che vi si allevavano, che dovevano essere il primo di una serie di divertimenti, eccitanti senza essere allarmanti o fisicamente rischiosi, prima della merenda al ristorante del capolinea. Non riusciva a capire come mai l'albero l'avesse colpito in quel modo, e il bisogno di capire diventò fortissimo prima ancora di raggiungere l'entrata delle uccelliere, dove il colonnello Disley lo stava aspettando. Tarchiato, senza cappello, con grossi occhiali e dalla faccia che assomigliava a quella di Rudyard Kipling, sebbene non ci fosse nient'altro di letterario in lui (Leslie aveva scoperto che non aveva mai sentito parlare di D. H. Lawrence), Disley stava per dire qualcosa, ma Leslie lo interruppe dicendo: · "Ti spiace tenere d'occhio il mio gruppo per un momento? Dovrei tornare alla stazione per andare in bagno." Leslie non aveva notato se c'era o meno una toilette alla stazione, ma per fortuna sembrava che neanche Disley lo sapesse. "A dopo," egli disse, "e magari vieni a trovarmi a casa per un bicchierino quando la gita è finita." Leslie, assumendo l'espressione di uno che ha delle necessità urgenti e sperando che questo potesse bastare come scusa per non rispondere all'invito, corse via da Disley in direzione della stazione. L'albero era un acero, autunnale, con le ali dei"suoi semi che si notavano chiaramente tra le foglie non ancora cadute, un albero molto alto che si stagliava da una cornice erbosa sporgente alcuni metri più sotto nel fianco in forte pendenza della vallata, e che raggiungeva la sommità del tetto di vetro della stazione dalle pareti di vetro. Gli ricordava un albero che si trovava fuori dalla stazione ferroviaria della città in cui era nato, anche se quello non era un acero ma un frassino ed era cresciuto da un lato dell'alto terrapieno su cui era stata costruita la stazione, e ai piedi del terrapieno vi era una strada che portava al posteggio dei taxi, mentre qui ai piedi della valle, proprio quasi sotto ali' acero, c'era uno stagno sorprendentemente grande, circondato da canne, nel quale nuotavano degli uccelli, forse delle anatre. Le sue acque erano troppo al di sopra del livello del mare per essere acque di mare, e dovevano essersi raccolte gradualmente in una cavità impermeabile creatasi tempo prima in seguito a uno smottamento. Si ricordò dello stagno folto di canne nel parco pubblico della sua città. Notò, proprio vicino all'entrata della stazione, un sentierino che conduceva, lungo il fianco della vallata, fino ai piedi dell'acero e poi curvava verso lo stagno. Decise di scendere lungo questo sentiero per vedere meglio lo stagno. Era sicuro che né Disley né Crowbridge se la sarebbero presa se avesse lasciato il suo gruppo sotto la loro custodia un po' più a lungo di quanto avesse fatto credere a Disley. Disley, che si interessava molto di uccelli rapaci, non notò che Leslie dieci minuti dopo averlo lasciato per "fare un salto in bagno" alla stazione non era ancora ritornato; ma Willie l'aveva notato, e la curiosità di sapere che cosa Leslie stesse facendo fu 72 più forte dell'interesse che anche lui provava per i condor, gli avvoltoi e le aquile. Riuscì a uscire dalla voliera senza che Disley o Crowbridge o qualcuno dei suoi amici invalidi notassero la sua assenza (quasi come un ragazzino che si perde nello zoo mentre l'attenzione dei genitori e dei fratelli è monopolizzata per un momento di troppo dalle smorfie di uno degli animali), anche perché rimase via così poco che solo il vederlo entrare nella voliera correndo più velocemente che poteva fece realizzare a Disley che era stato via. Willie stava cercando disperatamente di dire qualcosa, ma non ci riusciva. Disley, che si vantava di essere bravo ad aiutare Willie a parlare, gli suggerì, andando per tentativi, alcune parole che potessero fargli iniziare il discorso, come "soldi", "tasca", "treno", ma Willie scuoteva ogni volta la testa fino a quando Disley pronunciò "Mr BreUis", al che Willie confermò energicamente col capo. Alla fine Disley riuscì a tirargli fuori che Mr Brellis stava sguazzando, non nel mare, ma in uno stagno nel quale nuotavano delle anatre, e che lo stagno si trovava a metà del fianco della vallata. Disley ripeté la storia, con una strizzatina d'occhio mal celata, a Crowbridge, che era venuto a proporgli di accompagnare la comitiva a vedere il "Covo dei contrabbandieri" e poi anche l'acquario prima di portarli al ristorante. Poi Disley disse a Willie: "Mr Brellis deve essere proprio scivolato via di corsa per arrivare laggiù nel poco tempo in cui è stato via da qui." "È proprio scivolato!", disse Willie, pronunciando le parole molto chiaramente. Disley e Crowbridge si scambiarono un sorriso impercettibile, ma non se la sentirono di continuare a prendere in giro Willie che stava cercando, senza riuscirvi ma mettendocela tutta, di aggiungere qualcosa al suo racconto. Leslie si era accorto di essere scivolato all'inizio del sentiero che portava giù ai piedi dell'acero. A velocità impressionante era caduto su una superficie dura da qualche parte sotto il sentiero, urtando la colonna vertebrale. Le sue gambe penzolavano su una superficie soffice, come di erba alta. Era sorpreso di non sentire dolore, e la facilità con cui riuscì a rialzarsi, dopo un minuto o due, sembrò confermargli di non essersi ferito. Al contrario, si sentiva stranamente rinvigorito, non solo fisicamente. La sua immaginazione divenne persino più vivida di quando aveva guardato lo scenario artificiale dal treno-dragone, e la scena che cominciò a immaginare ora era così limpida da rimpiazzare completamente, nella sua coscienza, l'acero reale e la valle reale. Si trovava all'inizio di un lungo passaggio pedonale coperto che scendeva dalla stazione verso la strada che portava, a sinistra, al posteggio dei taxi e, a destra, alla via principale della sua città. Gli intervalli fra i pilastri di ferro che sostenevano il tetto curvo del passaggio pedonale lasciavano vedere chiaramente la ciminiera della fabbrica di birra e le guglie della chiesa, e persino il piccolo ponte sotto cui scorreva (~nche se questo non poteva ancora vederlo) il fiumiciattolo il cui percorso attraverso la città, per un breve tratto ali' aria aperta ma per la maggior parte nascosto in canali sotterranei, egli ricordava così bene che avrebbe quasi potuto disegnarne una rapida mappa sul suo taccuino. Ma non sarebbe riuscito a disegnare nulla in quel momento a causa dell'emozione che provava alla vista della sua città natale.

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