Linea d'ombra - anno X - n. 73 - lug./ago. 1992

cominciare a giocare una partita di calcio nella terra di nessuno. Ma questa sensazione piacevole, che poteva diventare ebbrezza, fu subito soffocata in lui dalla consapevolezza, già presente mentre guardava questi soldati, che i generali di entrambi gli eserciti avrebbero presto ripreso il controllo dei loro uomini, e la reciproca carneficina sarebbe ripresa e continuata per altri tre Natali senza intervalli di fraternizzazione, e che egli avrebbe visto nel corso delJ.itsua vita anche una seconda guerra mondiale, provocata come la prima dal capitalismo imperialista, che sarebbe sopravvissuto per prepararne una terza. Tuttavia, l'angoscia che lo aveva colto ora fu mitigata dal cambiamento che stava avvenendo nella scena immaginaria. Stava ancora guardando un'ampia distesa di terra sconfinata, priva di alberi e di case, ma ora il terreno era così scuro da sembrare nero, e al posto delle trincee c'erano innumerevoli solchi d'aratro paralleli, che si stendevano a perdita d'occhio dalla ferrovia fino all'orizzonte. In qualsiasi direzione si guardasse, questa terra appariva senza confini come il mare, o come il paesaggio di un altro mondo. Era la campagna ucraina, che aveva visto dal treno quando aveva visitato l'Unione sovietica nella primavera del 1932, del tutto ignaro della carestia che era seguita al tentativo dei contadini di resistere alla politica staliniana di collettivizzazione forzata e aveva preceduto l'assassinio di Kirov e l'inizio delle epurazioni politiche di Stalin prima della seconda guerra mondiale. La vista di quella distesa di terra era stata tanto più commovente e vivificante dal momento che egli la considerava parte di un vasto paese nel quale, per la prima volta nella storia dell'umanità, la dominazione della classe capitalistica era stata spezzata e il potere era passato nelle mani di un governo che si era proclamato solidale con tutti i lavoratori del mondo. Adesso però la vedeva come parte di un paese dove per troppo tempo il patriottismo nazionalistico era stato più evidente dell' internazionalismo leninista. Pensando a questo, e all'esaurirsi dell'appoggio all'Unione sovietica da parte della classe lavoratrice internazionale provocato dall'abbandono del leninismo da parte di questa nazione, Leslie sentì crescere ancora di più l'angoscia che aveva già provato prima che le trincee del giorno di Natale lasciassero il posto ai solchi della terra arata. Anche quella campagna immaginaria stava svanendo ora, riportando Leslie alla realtà: di nuovo era consapevole di trovarsi sul treno-dragone "reale", sul quale, seduto accanto a Willie, doveva viaggiare ormai da un bel pezzo, e di nuovo vedeva lo scenario artificiale in continuo movimento, che ora mostrava un assembramento di pullman da turismo parcheggiati sotto le palme di un lungomare, probabilmente sulle coste del Mediterraneo. Ben presto, però, la sua immaginazione trasformò nuovamente il paesaggio. Adesso stava guardando una distesa di campagna brulla, con basse colline ricoperte di ginepri, tranne in alcuni punti in cui i pendii erano stati ripuliti per lasciare spazio alla coltivazione di vigneti e di uliveti. In primo piano si fermò un pullman, che aveva risalito la strada che costeggiava la vallata. L'unica cosa che distingueva i passeggeri che scendevano dal pullman da un qualsiasi altro gruppo di turisti anziani che stessero trascorrendo le vacanze di fine estate, era il fatto che vi erano più uomini che donne, ma Leslie capì subito che stava osservando nella sua fantasia un gruppo di veterani inglesi delle Brigate internazionali, STORIE/UPWARD accompagnati da 'alcuni parenti, che erano finalmente riusciti, dopo la morte del dittatore fascista spagnolo Franco, a rivisitare la valle di Jarama, dove quarant'anni prima l'esercito dei volontari inglesi aveva preso parte all'azione di arresto dell'offensiva fascista, difendendo l'arteria vitale che collegava Valencia a Madrid e perdendo, il primo giorno, trecento dei suoi seicento uomini. Vide che ora stavano cantando mentre, con le poche donne che li accompagnavano, risali vano la vallata allontanandosi dal pullman, e nella sua mente ascoltò la melodia e le parole della loro canzone, la versione originale della canzone di Jarama che avevano cantato per la prima volta durante quei tre mesi in cui, secondo gli ordini, erano rimasti a presidiare la valle dopo che l'offensiva fascista era stata fermata: "Poiché è qui che noi abbiamo perso i nostri uomini adulti / e anche molti dei nostri vecchi". Si fermarono di fronte all'unico albero situato in mezzo a uno spazio aperto soprelevato, si misero in semicerchio e cantarono un verso dell'Internazionale. Uno degli uomini si diresse verso l'albero, poi si voltò e guardò il resto del gruppo. Nelle mani teneva un piccolo pacco rettangolare, ermeticamente chiuso in un involucro di plastica spessa. Trovò qualche difficoltà nell'aprire il pacchetto, ma insistette senza imbarazzo e alla fine riuscì a estrarre un piccolo cofanetto di legno e sparse le ceneri che conteneva. Leslie sapeva che erano le ceneri di un veterano che avrebbe voluto unirsi al gruppo, ma era morto in Inghilterra pochi giorni prima della partenza. Non si potevano decifrare facilmente, dalle facce dei veterani, i loro sentimenti mentre guardavano disperdere le ceneri, ma a un certo punto un uomo alto, che si trovava all'estremità più lontana del semicerchio, abbassò all' improvviso la testa e pianse amaramente. Leslie sapeva che stava soffrendo non solo per la morte del veterano che stavano commemorando, non solo per i compagni che erano stati uccisi in Spagna durante la guerra contro il fascismo, ma soprattutto per la causa dell'internazionalismo proletario, che allora aveva subito una sconfitta dalla quale, dopo più di quarant'anni, non si era ancora ripreso. Leslie si accorse che stava piangendo anche lui, e nello stesso momento si rese conto che il treno-dragone sul quale stava viaggiando stava arrivando alla stazione di capolinea dei paesaggi di cartapesta. Era sicuro che Willie l'aveva visto piangere, ma sperava che gli altri quattro componenti del suo gruppo, che occupavano i posti immediatamente davanti a lui, non se ne fossero accorti. Con uno sforzo fece finta di starnutire e, tirando fuori dalla tasca un fazzoletto come per soffiarsi il naso, si asciugò gli occhi e le guance. Quando il treno si fermò al marciapiede della stazione, i suoi occhi e le guance erano asciutte, mentre aiutava Miss Bilston a scendere dal treno riuscì in qualche modo ad assumere un' espressione che sperava fosse se non proprio allegra almeno non triste. Ebbe l'impressione che né lei né Miss Dover e neanche gli Unwin avessero visto le sue lacrime; molto probabilmente la loro attenzione era stata completamente assorbita, in modo quasi ipnotico, dai paesaggi artificiali che avevano visto. Mentre camminava con loro lungo la banchina, fu sorpreso di non avvertire più alcuna sensazione di vertigine, né quell'intensa paura di cadere che gli aveva consentito di restare in piedi poco prima, quando aveva preso il treno. E ora vide qualcosa che lo liberò anche, inesplicabilmente, dal dolore che aveva provato sul treno. 71

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