STORIE/UPWARD Willie aveva un difetto di linguaggio, una balbuzie che, proprio mentre sembrava in grado di parlare in modo spedito, lo costringeva improvvisamente a fermarsi di colpo, la bocca aperta, cercando disperatamente di pronunciare la parola che seguiva ma del tutto incapace di farlo, finché qualcun altro non l'avesse detta per lui, e solo allora poteva continuare, riconoscente. Dopotutto Leslie non aveva alcun bisogno di chiedere a Willie una conferma. Si stava convincendo sempre di più che l'oscillazione della cupola era un'illusione prodotta dal suo stato fisico, ma sapeva che se avesse fermato la sua ingombrante giardinetta in qualsiasi punto di quella stretta strada a curve che costeggiava la collina questo avrebbe costituito un pericolo per le altre macchine. Continuò a guidare, molto più lentamente di prima. Pensò che aveva avuto ragione sua moglie Lana ad avvertirlo, a colazione, che le vertigini di quella mattina, simili a quelle del mese prima, derivavano principalmente dallo stress degli ultimi tempi, e che avrebbe dovuto rinunciare a questo servizio settimanale volontario svolto per un'organizzazione assistenziale di quartiere, altrimenti non sarebbe più riuscito a continuare l'attività politica, scopo principale della loro vita da quando erano andati in pensione, quindici anni prima, e si erano trasferiti al Sud, sulla costa. Ma alla fine della colazione, nonostante le avesse promesso che in futuro non avrebbe più svolto il servizio di accompagnamento, le aveva detto che non poteva rifiutarsi di portare al luna-park il gruppo di invalidi quel pomeriggio, poiché quella era l'uscita annuale che aspettavamo più di tutte le altre. E ora, su questa stretta strada di collina, poteva in qualsiasi momento, a causa di un'erronea valutazione ottica, dirigere la macchina verso il bordo della strada e farla precipitare, con il gruppo e lui a bordo, fino ai piedi della collina. Comunque, la strada di fronte a lui non sembrava ondeggiare, non sentiva più le vertigini. Decise di continuare a guidare, con attenzione, finché non si fosse sentito peggio. Finalmente si stavano avvicinando al luna-park. Lo vedeva dall'alto, e doveva abbassare lo sguardo persino per osservare l'alta cupola del Palazzo dei divertimenti. Le strisce a spirale bianche e rosse erano perfettamente immobili, così come la cima, simile a un minareto, di una torre piena di gente che si trovava proprio dietro il Palazzo; immobili erano anche il collo smisuratamente allungato e la testa sproporzionatamente piccola di un modello di dinosauro, forse a grandezza naturale, il cui corpo era nascosto dietro ad alberi non molto alti al di là della confusione. Cominciò a sentirsi rassicurato, quasi come se avesse già fermato la macchina a poche centinaia di metri dai cancelli girevoli all'entrata del luna-park. Ma ricordò che, più avanti lungo la strada, c'era da percorrere una serie di tornanti in discesa, prima di trovarsi al livello dell'entrata. Quasi subito la strada cominciò a digradare e in un momento la macchina si trovò sui tornanti e adesso egli non dubitava affatto della sua capacità di guidare con sicurezza la macchina, tanto che accelerò perfino leggermente quando fece l'ultima curva. Fermò la macchina in uno dei pochi spazi rimasti liberi all'estremità più lontana del grande parcheggio asfaltato, di fronte ai cancelli girevoli. Aprì velocemente la portiera di fianco al posto di guida, con l'intenzione di andare subito ad aprire le altre tre portiere per far scendere i suoi invalidi. Nel momento stesso in cui si alzò dal posto di guida, sentì lo stesso 68 senso di vertigine provato quella mattina poco prima di cadere all'indietro, senza forze sul tappeto della stanza da letto; ma ora fu preso dal panico di battere la nuca sul terreno duro, e questo gli diede la forza di restare in piedi. Riuscì a girare intorno al cofano della macchina, sentendosi appena un poco instabile sulle gambe, nonostante avvertisse un veloce accelerarsi del battito cardiaco. Per fortuna uno solo dei suoi passeggeri aveva bisogno di aiuto per scendere dalla macchina. Era Miss Bliston, le cui gambe erano incredibilmente corte, e Leslie scoprì di poterla sollevare senza grande sforzo dal sedile anteriore. Gli altri, cioè Miss Dover, che soffriva di cuore, Mr Unwin, affetto dal morbo di Parkinson, e Mrs Unwin, con la sua artrite reumatoide (Mrs Unwin era addirittura scivolata fuori di schiena), non si aspettavano né volevano un aiuto dalla mano salda di Leslie; e Willie Tyler, che non presentava nessun segno esteriore di invalidità, quasi correva intorno alla macchina dopo essere sceso dalla portiera del guidatore, il che gli era stato possibile poiché il sedile anteriore a tre posti, incluso quello del guidatore, era unico e abbastanza lungo. In breve, tutti stavano camminando al passo del più lento, Miss Bilston, attraverso il parcheggio asfaltato verso il cancello girevole, e Leslie riuscì a costringersi a parlare con finto entusiasmo del trenino su cui avrebbero fatto un giro quel pomeriggio attraverso i paesaggi di cartapesta. Disse che non vedeva l'ora, poiché aveva saputo che il trenino era stato completamente rinnovato dall'ultima volta che vi era salito, dieci anni prima; ora, si diceva, era il più straordinario del mondo, nel suo genere. Non avendo rivolto loro la parola durante il viaggio, si sforzò di essere allegro e loquace fino a quando, con un certo sollievo, si rese conto di essere a pochi metri dall'ingresso del parco di divertimenti. All'interno si sarebbe incontrato fra poco con gli altri accompagnatori dell'organizzazione, che dovevano essere già arrivati con i rispettivi gruppi, e la sua responsabilità nei confronti del proprio sarebbe stata condivisa con altri. In caso di necessità, il capo degli accompagnatori, Nigel Crowbridge, lo avrebbe addirittura sostituito del tutto. Crowbridge si trovava vicino al gabbiotto dal tetto di paglia dal quale venivano controllati i cancelli girevoli, sotto il grande e rustico arco d'ingresso formato da rami d'albero intrecciati, senza corteccia e verniciati. Vedendo Crowbridge, con il suo portamento eretto nonostante avesse superato gli ottant'anni, Leslie capì che non sarebbe stato facile spiegargli come si sentiva, e sarebbe stato ancora meno facile suggerirgli di chiedere agli altri accompagnatori di fare posto nelle loro macchine per Mr e Mrs Unwin, e Miss Dover, e Miss Bilston, e Willie, quando sarebbe venuta l'ora di riportare a casa gli invalidi. Sebbene Leslie non si sentisse insicuro sulle gambe, in quel momento, probabilmente era solo la paura di cadere a permettergli di restare in piedi; e per quanto tempo ancora la sua paura, anche se fosse cresciuta fino a diventare panico, avrebbe avuto il potere di neutralizzare le vertigini tuttora latenti? Il suo malore poteva essere più grave di quanto fino a quel momento avesse creduto. sarebbe stato un irresponsabile criminale se, per la vergogna di rivelare la propria debolezza a Crowbridge, non gliene avesse parlato e avesse corso il rischio di riaccompagnare lui a casa il proprio gruppo. Questa rivelazione sarebbe stata certamente uno shock per Crowbridge, che sembrava fin troppo felice di vedere arrivare il gruppo di
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