STORIE/LEWIS La commedia in cui recitai era spagnola, al contempo avvincente e primordiale. Ma fu unfrancese, sempre convinto di recitare una tragedia, a impersonare il ruolo del protagonista. dell'avventura, di una specie particolarmente attiva e ingegnosa. Ho visto gente che lo incarna. In Spagna è più prudente cercare avventure che evitarle. O almeno, tale è la sensazione che si prova se si è sensibili a questo principio nazionale, impregnato di burla, e cioè di stimoli burleschi. Il che certamente implica scherzi grossolani, a cui è decisamente prudente non sottrarsi. Si finisce col comprendere che se ci si trattiene dal prendere d'assalto i mulini a vento, potrebbero essere loro ad attaccare: in breve, si finirà col non considerare molto strano il comportamento di Don Chisciotte. Ma il dio di questa terra vulcanica si è incivilito. Sotto questo punto di vista, l'analisi che ho fatto di me andrebbe altrettanto bene per lui. La tua vita non è più uno degli ingredienti dei quali ha bisogno per assicurarti un divertimento costante, allo stesso modo del prestigiatore che domanda a un gentiluomo il suo cappello a cilindro. Non è la vita, ma un paio di costole, i tuoi agi o una banconota da cinque sterline che ti chiede con cortesia o ti toglie con la forza. Con esse fa il giocoliere e il prestigiatore dal mattino alla sera, tenendoti sempre allegro e sul chi vive. L'uomo che la Provvidenza mi ha fornito quale suo agente e rappresentante in questo viaggio avrebbe potuto essere un amico, e invece mi capitò in sorte il nemico più spietato che avessi mai avuto. La commedia in cui recitai era dunque spagnola, al contempo avvincente e primordiale. Ma fu un francese a impersonare il ruolo del protagonista. Se poi aggiungo che questo francese era quasi sempre convinto di recitare una tragedia, che tentava costantemente di trapiantare tutta lamia avventura inquest'altra categoria, e che sebbene le sue azioni derivassero tutta la loro forza dalla fonte pura di un odio razziale, non per questo recitava da francese o da spagnolo - allora colhprenderete quali forze complesse e incontrollabili stessero per scatenarsi per mia edificazione. Ciò che ho detto dei miei lati selvaggi e della mia risata è una chiave per capire la figura battagliera sotto la cui egida ho posto questo resoconto. Da queste modifiche del modello originario, è risultato un altro guerriero, stravagante come Don Chisciotte, che vive in un vortice di incontri terribili e burleschi. Mistico, dotato. di senso dell'umorismo, pieno di meraviglia per ogni cosa (quel suo tipico candore di cui ho parlato), è portato ali' adorazione e alla derisione, a inseguire come una falena sfrenata i corpi luminosi comici e inconsci che scopre, ad assalirli e insieme ad averne cura con la tenerezza di un amante. II Giunsi a Bayonne di sera, quasi alle undici. Ero partito da Parigi la sera prima. Nella piazza del mercato di fianco alla stazione il viaggiatore viene immediatamente importunato da una schiera di alberghetti decisamente osceni, imbiancati in modo grossolano. Ognuna di queste fragili strutture, ogni piano illuminato, brillano e guizzano di un'elettricità dura, bluastra e dozzinale. Fanno pensare a una esposizione di vaschette di gelato a buon mercato sotto un ombrellone a strisce; una volta messo piede in questo luogo, tutto quello che non era un ristretto, luccicante e competitivo universo che invitava lo straniero a entrare, scintillava rischiarato dalle vivide stelle del cielo spagnolo. "Fonda del Universo", "Fonda del Mundo", Locanda dell'Universo e Locanda del Mondo: notai che così si chiamavano due di questi posti. Ero stanco e non avevo preferenze particolari sull'universo in cui entrare. Sembravano tutti uguali. Per mantenere una parvenza di distinzione scelsi il secondo e non il primo. Percorsi uno stretto corridoio e mi ritrovai improvvisamente nel cuore de Fonda del Mundo. A sinistra c'era la sala da pranzo, vi sedevano due viaggiatori. Io mi trovavo nella cucina; era un ampio cortile, e il resto dell'albergo era disposto tutt'intorno a esso, con varie altre case sul retro. C'era un tetto di vetro a livello della parte abitata della casa, alta solo due piani. Una mezza dozzina di stufe con acquaio, di ognuna delle quali si prendevano cura degli uomini torvi e unti, formava un semicerchio. Il personale era ugualmente scadente, e sporco quanto la sporcizia stessa; avevi l'impressione che la più infima delle sguattere potesse permettersi una serva che facesse i lavori più pesanti, e questa a sua volta un'altra ancora. L'abbondanza di esseri dozzinali era della stessa risma meridionale del vino e del cibo. Invece di comprare una carriola, perché non prendere un uomo che svolga questo servizio? Invece di affittare un furgone per i traslochi, perché non utilizzare una squadra di facchini? Se si poteva usare un uomo invece di qualcos'altro, non si esitava un sol momento. Nel cortile si avvertiva una attività priva di fretta ma costante. La cucina funzionava a pieno ritmo. Più tardi venni a sapere che ciò era dovuto al mercato che si sarebbe svolto il giorno seguente. Eppure entrare alle undici di sera in questo vasto edificio apparentemente deserto, almeno per quanto riguardava i clienti, e trovarvi dentro una marea di gente metodicamente intenta a cucinare un oscuro banchetto faceva una certa impressione. Nell'edificio, un'ampia scala costituiva la sola via d'accesso alle camere da letto: al piano terra, una porta di vetro lavorato da cui filtrava la luce sembrava indicare la direzione più appropriata, nel caso avessi deciso di proseguire. Questa porta, le scale, il pane in sala da pranzo: tutto aveva un'aria inconsistente con delle pretese di novità. Rimasi lì, senza essere visto, la coperta sul braccio, in un universo indifferente ed enigmatico, sul quale non avevo le idee chiare. Senza dubbio ne avevo immediatamente raggiunto il cuore, senza convenevoli di sorta. C'erano forse altre entrate che non avevo visto? Stavo per tornare indietro quando sulla porta di vetro apparve la locandiera - una donna grossa e robusta con un vestito che assomigliava a una vestaglia da camera di quelle che portano gli uomini. Sembrava immersa in se stessa come in un bagno caldo e snervante, nell'espressione l'intensità sonnolenta e greve tipica di molti spagnoli. Il suo volto era rigido e impassibile, le risposte alle domande che riceveva pronte e intelligenti, i suoi si sefiors e coma nons sbalorditivi. Eppure lo conoscevo bene questo genere di patronne; quell'aria amorfa e risentita significava solo che le ero indifferente. Ero uno di quei seccatori che avrebbe visto soltanto due volte-ali' arrivo e al termine della loro permanenza, quando era ora di pagare. Si volse alla sua destra verso il luogo in cui ferveva il lavoro e lanciò una serie di frasi gutturali che, in qualche modo, riguardavano il mio destino: alcune concernenti la cena, altre la sistemazione per la notte o i bagagli. Raggiunsero quella gente che lavorava senza fretta senza sortire alcun effetto. A poco a poco però giunsero a destinazione. Dapprima notai un certo scompiglio e nell'atmosfera nebulosa una fiamma tremolante si levò da un fornello della stufa che era stato scoperto. Ci fu un tramestio di 53
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