INCONTRI/COMPTON-BURNEff La scrittura è un filo conduttore. E tutti hanno bisogno di un filo conduttore. Certe persone sono felici perché si entusiasmano al lavoro di giardiniere o all'attività di collezionista: hanno un filo conduttore. Crede che si preferirebbe tenerselo dentro? No, credo che si vorrebbe tirarlo fuori. Ma non crede che una parte della propria coscienza preferirebbe tenerselo dentro? Una volta fuori, appartiene a tutti, no? Sì, ma quando si scrive lo si fa proprio per comunicare a tutti questo qualcosa. Crede che esista un atteggiamento ambivalente in proposito? Io credo che quando si scrive, almeno fino a un certo punto si scriva per il lettore. Io credo che si abbia la sensazione di aver qualcosa dentro da portare alla luce. Qualcosa che cerca di uscir fuori e vuole aiuto. No, io credo che si voglia tirar fuori quello che si ha dentro. Per sentirsi sollevati? Per poter poi tirar fuori qualcos'altro? Be', non serve a niente tener le cose dentro, no? È difficile conoscere davvero i propri processi mentali, e si dice, non so quanto sia vero, che di solito si lavora a diversi livelli di coscienza. Ha mai pensato di scrivere un'autobiografia? No, credo che ci sarebbero troppe cose che non vorrei rivelare. Non cose importanti, ma le centinaia di piccole cose che di solito ciascuno tiene per sé. Cose che di solito sono completamente assenti dalle biografie. E che renderebbero le autobiografie tanto più interessanti, se fossero rivelate. Ma queste cose ci sono, nelle autobiografie classiche. Davvero? Mi faccia un esempio. Rousseau, Boswell... È vero. E infatti sono autobiografie divertenti, quelle. Non sto parlando di cose tipo le esperienze sessuali, ma del genere di aneddoti e particolari che verrebbero considerati assolutamente banali. Da chi? Dal lettore. E secondo lei questo è importante? Oh no, non è affatto importante. Ma non contribuirebbe a migliorare il libro, le pare? Lei la scriverebbe dal suo punto di vista, un'eventuale autobiografia, no? Sì, immagino di sì. Ma non ci sarà nessuna autobiografia. Peccato! Be', credo che se decidessi di scrivere un'autobiografia, una buona autobiografia, e di metterci dentro tutta me stessa, il risultato sarebbe molto interessante. Credo che farei un buon lavoro. Ma non ho intenzione di scriverla. Adorerei leggere un libro del genere. E credo che lo adorerebbe anche lei, al mio posto. Oh sì, senz'altro. Sono d'accordo. Lei sa sempre che scriverà un altro libro? Be', più che saperlo, di solito lo presumo. In realtà io sono il tipo persona che potrebbe benissimo esser felice senza scrivere. Davvero? Sì, ne sono certa, perché lo sono stata, felice, quando non scrivevo. Certo, a quei tempi non stavo molto bene di salute. Ero delicata e trovavo già le giornate abbastanza piene senza scrivere. Certo, non si può mai dire - forse non sarei altrettanto felice, ecco. Immagini per un attimo di non aver scritto niente, in tutti questi anni. Forse non sarebbe il personaggio integro che dice di essere. Forse avrebbe dovuto fare un sacco di cose spiacevoli se -non avesse scritto . Oh no, non avrei certo commesso dei crimini solo perché non avevo da scrivere. Riesce a immaginare la sua vita senza la scrittura? Credo di sì, sì. E questo vale anche per la maggior parte degli scrittori. Naturalmente, la scrittura è una parte della vita. Immagino che procuri un diverso punto di vista. E lei, riesce a immaginare la sua, di vita, senza la scrittura? Come lei sa, al momento non sto scrivendo. Be', questo non significa niente. Nessuno scrive in continuazione. Ma la scrittura è un filo conduttore della vita. E credo che tutti abbiano bisogno di un filo conduttore. In un certo senso, certe persone sono felici perché si entusiasmano al lavoro di giardiniere, o ali' attività di collezionista. Hanno un filo conduttore, immagino. Ma è anche vero che non sempre si è entusiasti di scrivere. No, perché si fa più fatica. Credo che la gente trovi piacevole decorare una stanza e arredarla perché in questo modo può soddisfare il proprio istinto artistico senza troppo fatica. Produrre qualcosa richiede un certo sforzo. Magari non lo si avverte, mentre lo si compie, ma non si può continuare all'infinito. Lei prova una gran gioia, quando finisce di scrivere qualcosa? Una gran gioia no, provo un senso di soddisfazione. La soddisfazione di aver prodotto qualcosa. Naturalmente, il risultato finale non è mai all'altezza delle mie aspettative. Le è mai capitato di produrre qualcosa che lofosse, o quasi? No, non credo-forse-ma non del tutto, forseServoe serva. Credo che in questo caso il risultato si sia avvicinato molto a quello che avevo in mente, cosa che di solito non succede. Di solito i personaggi risultano diversi da quello che si voleva che fossero. Vanno per conto loro. Chi non scrive dice sempre che chi seri ve non sa quello che dice. Natural mente non è vero, ma a volte sembra proprio che i personaggi non sappiano quello che dicono. Si tratta di un processo inconscio. Ma si può avere questa impressione. 49
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