Linea d'ombra - anno X - n. 73 - lug./ago. 1992

INCONTRI/COMPTON-BURNEn A torto. A torto, allora. Supponiamo che io le faccia una domanda alla quale pensi che sia importante che lei dia la risposta giusta. Be', io farei del mio meglio per dargliela. Certe persone non sono così. Ma io trovo qualunque problema umano interessante, e degno della mia attenzione. Certe persone non sono così. Certe persone rivolgerebbero un'attenzione molto limitata al problema e poi comincerebbero a parlare di un pezzo d'antiquariato appena acquistato. Niente autobiografia Le capita di seccarsi per il modo in cui si scrive del suo lavoro? Naturalmente non sempre sono d'accordo con quello che si scrive del mio lavoro. Nel complesso però credo di aver ottenuto recensioni piuttosto buone. Non da ultimo, però, perché ora i recensori sono più infantili. Per via delle nuove mode, credo. Che però con ogni probabilità passeranno presto. È implicito nella parola stessa, moda, no? Non credo che andremo avanti per sempre con questi romanzi assolutamente squallidi. Non sono tutti squallidi, però, le sembra? Oh no, ce n'è anche di buoni. Chiaramente. Si è scritto moltissimo dei suoi libri. Questo lefa piacere? Non ci penso molto. Sono grata alle persone che mi hanno recensito all'inizio, quando stavo uscendo dalla completa oscurità. Credo che non si possa che esser grati di cose come questa. Ora, però, le recensioni mi sembrano nel complesso meno buone di prima. La critica è molto deteriorata. I critici parlano troppo di sé. Spesso hanno uno spazio ridottissimo, e vorrei proprio che non ne sprecassero un quarto a parlare di sé, come fanno tanto spesso. Tante volte le hanno chiesto dei suoi titoli - le chiedono sempre perché sceglie dei titoli così fuori dall'ordinario? Sono fuori dall'ordinario? A me sembrano molto normali. Hanno sempre un rapporto col libro. Tanti titoli oggi non hanno nessun rapporto col libro. Roba tipo "È già ora di colazione?" Non si capisce il perché, di titoli del genere. Stafinendo un altro libro? Sì, piuttosto breve. Molto breve. Si intitola Un dio e i suoi doni4 Ha in mente altri libri? No, non ho in mente nient'altro. Assolutamente. Non so se verrà fuori qualcos'altro. Forse sono alla fine. D'altra parte mi succede quasi sempre di pensarla così quando ho appena finito un libro. Per un po' - per qualche mese. 48 Lei una volta ha detto di pensare che lepersone abbiano una quantità limitata di capacità creativa dentro di sé. Be', probabilmente è così, non crede? Sì, credo che la si debba estrinsecare tutta. Proprio così. Certamente questo è vero per gli scrittori. Non so se sia vero anche per i pittori, perché loro il materiale lo trovano all'esterno. Noi invece dobbiamo ricavarlo da dentro, no? Lei crede che questo sia un processo più difficile? Be', si dice, mi pare, che i pittori siano sempre impazienti di mettersi al lavoro, mentre gli scrittori odiano cominciare. Forse agli scrittori piace lavorare, una volta cominciato, ma tendono sempre a rimandare il momento di mettersi al lavoro, non crede? Mentre i pittori, dicono, hanno sempre voglia di lavorare, perché usano le mani. Perché crede che gli scrittori abbiano maggiore difficoltà a mettersi al lavoro? Be', secondo me, forse perché non sono aiutati dal fatto di avere il materiale già pronto, in un.certo senso, perché, per quanto vadano in profondità, è sempre una specie di inizio per loro, no? Quando si mette al lavoro, lei ha la sensazione che per scrivere sia necessario scavare dentro di sé? No, nel complesso mi sembra che ci sia qualcosa dentro che cerca di venir fuori.

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