SAGGI/BINNI Modernisti e Trentisti Francesco Binni La triade di scrittori che compone questo inserto inglese ha La fisionomia di un'emblematica Linea dorsale che tiene in piedi L'immaginazione Letteraria e politica britannica dei decenni cruciali di questo secolo e può tradursi convenientemente - in termini di classe - in servi e padroni, scimmiotti di Dio e l'elemento marcio, per prendere in prestito titoli di opere dei tre scriuori in oggetto. Che sono anche abitatori, a diverso titolo, di un mondo in cui L'appartenenza di classe detta lo stile e che la Woo/f chiama "torre pendente" e Orwell "Labalena". La Loro storia cumulativa può anche vedersi, in termini specificamente ideologico-letterari, come un campo di forze in cui ognuno di essi rappresenta una posizione: quella grosso modo "modernista" -Lewis 1882 e Compton Burnell 1884 - e quella successiva "trentista" - Upward 1903. Un dialogo a distanza tra due opere tarde di Lewis e della Compton-Burnett (rispettivamente The Writer and the Absolute del 1952 e The Present and the Past del 1953) incapsula bene il problema principale di questa formazione intellettuale autoantagonistica, in cui, secondo il modello "England versus England", si hanno due "nemici" vivi dentro di sé: una "voce didattica interna" - razionale, analitica, critica - e una più pericolosa "voce esterna", "uno spirito fazioso-faceto", un nemico personale, dispettoso che ridicolizza le culture di classe e ogni tentativo di riunificarle. Lewis, sedicente "Nemico" di professione e "vecchio vulcano solitario della destra" (Auden) che hafatto scandalo vivendo caparbiamente tutto il romanzo di famiglia del razzismo naziona/fascista, avanza la tesi che il linguaggio, non il territorio, sia la causa prima dell'aggressione, perché una volta che il linguaggio abbia raggiunto il livello di sofisticazione in cui poter esprimere concetti astratti, esso ha acquisito il potere della totemizzazione -e una volta che si siano eretti totem, si fanno anche Leguerre per difenderli. Come a sostegno di questa teoria, la Compton-Burnett, sedicente "pascaliana dura" ( "perché tutta la sofferenza del mondo sta nel fatto che la genie non è capace di starsene sola in una stanza"), i cui personaggi, qualunque sia la Loro estrazione, aspirano al piacere di esprimersi perfettamente, risponde nel suo modo tutto-dialogato con un mito: due tribù di scimmie vivono nelle vicinanze di un certo fiume e si nutrono, come di solito, di banane; solo che una delle due tribù ha l'abitudine curiosa di sciacquare le banane nel fiume prima di mangiarle, mentre L'altra osserva il vecchio uso della banana non lavata. Eppure Le due tribù continuano ad avere rapporti di ottimo vicinato, senza alcun conflitto. Come questo possa avvenire Lewis e la ComptonBurnett parrebbero giustificarlo col fatto che il Linguaggio delle due tribù è troppo primitivo per permettere alle scimmie di totemizzare sia L'atto di lavare le banane che quello di mangiarle non Lavate. Con un Linguaggio più sofisticato a loro disposizione, 40 sia le banane lavate che quelle non lavate sarebbero diventate il nucleo sacro di una religione e, certamente, Lascintilla di una guerra santa! L'obiezione presumibile di Upward sarebbe a questo punto che la ragione reale per cui le due tribù non sifacevano la guerra era solo che c'erano abbastanza banane per soddisfare tutti. Sia la Compton-Burnett che l'acerrimo anti-marxista Lewis avrebbero rifiutato di rispondere a questa obiezione rigidamente sociologica, e la prima _conclude il suo mito delle origini con questa coda significativa: " 'Gli animali sono fatti della stessa natura di cui siamo fatti noi?' disse Henry. 'Le scimmie sembra che Lofossero.' 'Sì, questa è la Lineadella verità. Uno scienziato di nome Darwin ce l'ha detto. Naturalmente noi ci siamo evoluti di gran lunga di più.' " Il disaccordo (vicendevole) tra due dei nostri scrittori e il terzo dimostra forse Lafondatezza dell'apologo di cui sopra. Se i primi due venissero considerati del partito dei lavatori di banane e il terzo un crudo uomo della banana come è, allora la loro padronanza di un linguaggio più complesso di quello delle scimmie dell'apologo è davvero arrivata alle totemizzazioni. Ognuno dei nostri autori ha un totem da difendere: il primato del linguaggio contro il primato dell'economia - il risultato, l'impossibilità di un dialogo. È la guerra dei linguaggi, s'intende, i cui effetti sociali sono -tuttavia quelli di una vera e propria battaglia: in cui sia il Soldato dell'umorismo che parla nel racconto, qui tradotto, di Lewis-non a caso scritto inpiena 'grande guerra' - che il personaggio della Compton-Burnettfoggiano l'equazione artista= Nemico, un veemente armigero del linguaggio che sifa rinnegato della propria cultura piuttosto che compromettere La propria oggettività. Sia Lewis che la ComptonBurnett sfruttano, non a caso, raffinatamente personaggi decisamente 'primitivi', depositari di quel "piccolo vascello primitivo, letteralmente antidiluviano, in cui salpiamo per le nostre avventure" (quello che Lewis chiama "il corpo selvaggio"). Nella sua fine intervista qui riportata, la Compton-Burnett sfida peifino Darwin, col suo devoluzionismo antimodernista: "la gente che conduce una vita civilizzata non fa molto, no". Due parole per Soldato di umorismo e il suo ambiente spagnolo: Lewis pensa alla Spagna fino dai primi anni del secolo (è del 1909un racconto inedito, CrossingtheFrontier), ma sarà negli anni Trenta che il suo interesse si precisa in termini di battaglia ideologica: l'esito è un grande romanzo politico, The Revenge forLove, scritto tra 1934 e '35 e pubblicato in piena guerra civile spagnola, nel 1937. Il protagonista di questo romanzo è Percy Hardcaster (Percy è anche il primo nome di Lewis), agitatore comunista inglese coinvolto in un tiro incrociato di fedeltà alt' idea e di perverse falsità propagandistiche, di mascheramenti e sofferte autenticità. Un romanzo cruciale che bruciafolgorantemente le troppe scorie della monumentale rovina della polemica Libresca di Lewis e trova una sostanza realmente storica cui orientare il suo indiscusso talento letterario. Nella pagina precedente, una foto di Wayne Whittington, Signore al/'aereoporfo, del 1928, (dal volume Il rifratto, Gruppo editoriale Fabbri 1983)
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