IL CONTESTO che insiste a indagare in quel passato. Forse perché sempre desideroso di far clamore. Si chiama Guillermo Patricio Kelly, ama definirsi giornalista ma è più che altro uno di quei tipi che sanno tante cose, che forse dicono di sapere di più di quanto in realtà non sia, e che in modo ricorrente tirano fuori "rivelazioni" di trame oscure per spiegare fatti pubblici e comportamenti privati. È uno di quelli che capitano sulla scena in altri paesi, pure in Italia, dei quali non si capisce mai bene quali rapporti abbiano con questo o quell'altro servizio segreto, ma le cui informazioni poi risultano talvolta vere. Kelly è stato da giovane il capo di un'organizzazione paramilitare fascista fiancheggiatrice del primo governo di Per6n (anni '40-'50)~ ed è famoso per diverse fughe rocambolesche da carceri di massima sicurezza e avventurose emigrazioni clandestine all'estero all'epoca in cui i peronisti erano perseguitati. Diventato "giornalista", ha subito acquistato una nuova popolarità per diverse denunce clamorose. E sebbene accusato spesso di sensazionalismo gratuito, sono state proprio le sue denunce a far finire in carcere, quando il regime militare era già al tramonto, il marinaio prima potente: infatti Massera - come confermò la giustizia - aveva fatto uccidere un uomo, il ricco imprenditore Branca, non perché si trattasse di un "terrorista sovversivo" ma semplicemente perché era il marito deìla sua amante. Racconta Kelly di essere stato un giorno minacciato dal capo della P2, da lui andato a trovare provocatoriamente al bar dell'Excelsior a Roma, con queste parole: "Se lei non la finisce con tutte le cose che va dicendo su di me farà la fine di Branca". E sono state anche le denunce di Kelly a far mettere le mani delle autorità, nel!' Argentina già uscita dalla dittatura, sui maggiori responsabili degli squadroni della morte dell' AAA. Non è certo casuale che quest'uomo, oggi conduttore di una trasmissione in prima serata nella Tv statale, sia stato ripetute volte fatto oggetto di aggressioni a mano armata da parte di "ignoti". Ebbene, Guillermo Patricio Kelly sostiene da anni che l'attentato del 1981 contro la vita di Giovanni Paolo II venne deciso e progettato da Mi manca qualcosa... Certo, noidonne! MENSILE DI ATTUALITÀ, POLITICA, CULTURA. IN EDICOLA I PRIMI DEL MESE. 16 alcuni dei maggiori esponenti del regime militare argentino assieme a Licio Gelli. "Ci furono diverse riunioni nell'appartamento dell'amante di Massera, in calle Darregueira, per definire tutti i dettagli". Kelly ha riferito questa e altre cose che dice di conoscere in relazione allo sparo di Piazza San Pietro anche a un prelato della Segreteria di Stato vaticana, durante un'udienza apposita che ha ottenuto diversi anni fa. Ma perché mai i generali argentini, che non solo erano cattolici ma si consideravano condottieri di una guerra sacra per la salvaguardia dei valori del cattolicesimo, avrebbero voluto l'uccisione del Papa? "Il regime di Buenos Aires riteneva il vertice della Chiesa malato di comunismo, come, a dire dei generali, dimostravano certe prese di posizione vaticane contro i crimini delle dittature sudamericane. Sollecitati da Licio Gelli, nella loro mente si era configurato un disegno folle: provocare un terremoto istituzionale, politico, in Italia. Infatti pensarono in un primo momento a diversi personaggi politici di Roma come possibili bersagli ma poi conclusero che nessun altro assassinio come quello di Giovanni Paolo II avrebbe loro assicurato l'effetto desiderato ... Chi lo sa, forse Gelli pensava che attraverso la destabilizzazione e il caos avrebbe finito per avere l'Italia ai suoi piedi. Già allora il 'venerabile' si sentiva a un passo dalla conquista di un potere enorme, con ramificazioni in diversi paesi. E certamente ai militari argentini piaceva la prospettiva del loro grande amico che diventava padrone di un paese europeo importante come l'Italia, forse primo passo verso un'area più vasta". Sì, ma ... sembra davvero fantapolitica. "Sul serio? Allora appartiene anche alla fantapolitica la fuga di Licio Gelli niente meno che da un carcere di massima sicurezza in Svizzera. Ed è anche fantapolitica la sua libertà, oggi, nonostante la montagna di accuse e incriminazioni e prove e processi nei suoi confronti. Mera fantapolitica".
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