Linea d'ombra - anno X - n. 73 - lug./ago. 1992

IL CONTESTO membra impazzite, fasciando arti che sembrano usciti da un tritacarne, cercando pezzi di ferro dentro pance tranquille di pensionati. I bambini invece hanno un'aria sbigottita come se non capissero che cosa li abbia resi, improvvisamente, uguali agli adulti, ma la generazione dei mutilati non ha età. Metkovic Vicino al ponte si raccolgono ancora le macerie di una piccola fabbrica e la gente, sotto il sole, fissa i crateri nell'asfalto. Poi alle undici l'allarme suona di nuovo e la paura come una folata di vento spazza via i passanti. Si fugge in scarpe da tennis e i colori della primavera fanno sembrare la guerra uno strano gioco collettivo. L'unica vera traccia dell'inferno che cala sulla città è registrata nelle immagini spezzate di un videoamatore, ed è un pianto infantile che sovrasta tutto: il caos e il clamore del bombardamento, la corsa disperata della telecamera, lo schianto della prima esplosione, le barche che affondano bruciando, la gente che fugge fra vetri infranti e ululati di sirene. Il bimbo non si vede ma il suo pianto dà una voce a uomini e cose urlando il terrore di tutti, quando le case sfigurate perdevano tutti i vetri, e la gente correva impazzita, sentendo sulla nuca il cielo armato che scendeva sulla città. A Chaplinja invece l'attacco è riuscito. Il ponte sulla Neretva ora abbassa le sue braccia di cemento, arrendendosi al fiume che lo sommerge e corre vittorioso verso altri ponti, altre città, giù giù fino al mare, l'ultima meta dell' ondata Serbo-Montenegrina. Guerra di propaganda "Si possono ancora acquistare in Croazia, per un prezzo oscillante tra 100.e 300 marchi, delle lampade fatte con i crani dei Serbi uccisi dagli 'Ustasha' nel lager di Jasenovaz tra il 1941 e il 1945"; questa notizia, completamente falsa, ma scritta come reportage sul posto in modo da renderla più verosimile, è stata pubblicata dal periodico Serbo "Duga" il 16 agosto 1991, e rappresenta l'apice della guerra di propaganda che ha preceduto e accompagnato l'invasione della Croazia. Un saggio uscito in Francia, Vie et morte de la Jugoslavie di Paul Gard (Fayard) ricostruisce con grande acutezza la strategia con cui i Nazionalcomunisti di Belgrado hanno costruito il consenso intorno alla guerra evocando vecchi fantasmi e nuove minacce.L'operazione inizia il 2 marzo dell'anno scorso, quando i Serbi di Pacraz, in Croazia, ammainarono la bandiera Croata rifiutando di riconoscere l'autorità della repubblica. Seguirono.degli scontri con la polizia e Radio Belgrado denunciò l'uccisione di 11 serbi tra cui un prete ortodosso. Non era vero, ma il leader Serbo Raskovich disse che era l'inizio di un altro massacro dei Serbi come quello subito dagli Ustasha, i fascisti Croati, tra il '41 e il '45. La minaccia di un altro genocidio diventa il cavallo di battaglia dei media di Belgrado. Si pubblicano elenchi di Serbi che hanno perso il posto in Croazia dimenticando che i Serbi sono sempre stati sovrarappresentati in tutte le cariche più importanti e si presenta il presidente croato Tudjman come un Ustasha quando proprio gli Ustasha gli uccisero il fratello quando era partigiano. In breve "croato" diventa sinonimo di "Ustasha" e i croati vengono definiti "un popolo genocida", collettivamente responsabile, 50 anni dopo, dei massacri commessi dai fascisti di allora. I croati infine sono soltanto la lunga mano della Germania che sta costruendo in Europa il quarto Reich e del Vaticano, che alleandosi ai Musulmani eterni nemici dei Serbi vuole indebolire gli Ortodossi per convertirli a forza. Alle manifestazioni, oceaniche naturalmente, viene esposta l'immagine del Papa, corredata di croci uncinate. Ora anche in Bosnia, dove vivono i Musulmani più laici del mondo, i Serbi dicono di temere un genocidio, questa volta da parte dei fondamentalisti, e ancora una volta i loro leader parlavano di Guerra Santa. 14 LicioGelliin Argentina. Note di fantapolitica Joaqu{n Sokolowicz Brutta tentazione, la fantapolitica. Il ricercare risposte esaurienti ai tanti interrogativi rimasti aperti sull'attività (sul ruolo) della P2 in Argentina negli anni '70-'80 spinge più di un curioso della materia verso ipotesi davvero folli. Immaginare che Licio Gelli e i suoi soci italiani abbiano avuto un'influenza enorme nel paese sudamericano durante quel periodo è come pensare- tanto per fare un esempio - che siano stati oscuri disegni politici a provocare lamorte di decine di persone a Piazza Fontana, sull' Italicus, alla stazione di Bologna, a Piazza della Loggia; come attribuire poi a chi sa quali "trame" la mancata individuazione dei colpevoli delle stragi, nemmeno di uno soltanto, dopo anni o decenni di indagini. Figuriamoci! Sono fuorvianti fughe dalla realtà, tutte quante, che portano anche nella direzione di piste fantastiche quando - un altro piccolo esempio - si cerca di capire come mai sia esploso in volo l'aereo di passeggeri su Ustica, invece di accettare con salutare buon senso le spiegazioni ufficiali che indicano cause che del resto spiegano tanti altri incidenti aerei, il maltempo, forse un "errore umano" del pilota. Ci si sono messi anche parecchi cronisti argentini a complicare le cose. In un romanzo-verità che ha avuto molto successo in America Latina, La novela de Per6n, il giornalista Tomas Eloy Martfnez riferisce diversi episodi a dir poco curiosi che sarebbero avvenuti sull'aereo che il 20 giugno 1973 riportava da Madrid in patria l'ex dittatore, generale e leader populista Juan Domingo Per6n, dopo 18 anni di esilio. Ormai anziano e con salute malferma, Per6n si addormentava spesso durante il viaggio e quando era sveglio sembrava a momenti come intontito; parlava poco forse anche (questo non è scritto nel romanzo) per evitare incidenti con la dentiera. Siccome a bordo c'erano due italiani uomini d'affari che il vecchio aveva voluto vicini a sé in quell~ storico volo di rientro trionfale a Buenos Aires, Giancarlo Elia Valori e Licio Gelli, l'autore del libro immagina (anche se dice di essersi documentato accuratamente, ma per carità!) che più volte durante la traversata atlantica Valori abbia chiesto a Per6n di ottenere dal Vaticano, appena sarebbe ritornato al potere, un' onoreficenza per Gelli. "La prego, generale, lo faccia", insisteva quello ogni volta che l'anziano riapriva gli occhi dopo l'ennesimo pisolino. Ebbene non è assolutamente immaginabile, salvo appunto nella mente di un romanziere, che ci potesse essere un interesse particolare del "venerabile maestro" a ricevere un riconoscimento ufficiale, una qualche credenziale, da parte della Chiesa. Ecco, sono simili storie quelle che inducono poi a fantasticare su presunti rapporti fra Santa Sede e Calvi e Marcinkus e Ortolani e Banco Ambrosiano! Testtmonia un altro argentino: "Dietro il mio sequestro c'era la P2". E Jacobo Timerman, ex direttore del giornale "La Opini6n", condannato dalla dittatura militare 1976-83 a diventare un desaparecido ma alla fine, dopo parecchi mesi di prigionia in celle clandestine, rilasciato in seguito a insistenti pressioni internazionali. Secondo Timerman, i militari e la loggia di Gelli collaboravano nella realizzazione di un progetto; quello di eliminare gli ebrei dalla vita pubblica argentina: "Io sono ebreo e ebrei erano anche i proprietari delle altre due case editrici di Buenos Aires prelevate dalla Rizzali con l'appoggio della P2". Ventitré testate, complessivamente, acquistate dal grande editore italiano senza che ci fosse una qualche convenienza economica nell' ope-

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