Linea d'ombra - anno X - n. 73 - lug./ago. 1992

SAGGI/COOPER sconfitti da Roma e non dalle proprie debolezze. Koestlerpotrebbe aver ragione sul fatto che essi furono effettivamente vinti a causa della loro corruzione e dell'incapacità di affrontare la nuova condizione di uomini liberi, ma se così fosse egli avrebbe ragione solo per quanto riguarda il suo libro ... dal quale nessuno avrebbe potuto tirar fuori un film. Per il nostro libro ... quello dal quale stiamo ricavando un film... egli invece è in errore ... la corruzione degli schiavi deriva da una visione storica estremamente sospetta, dal momento che contraddice il fatto che Spartacus e i suoi centomila uomini avrebbero potuto sconfiggere Roma, l'impero romano, il mondo intero. Questo fu il motivo per cui Spartacus fu sconfitto ... non perché gli schiavi siano troppo stupidi per essere liberi; e questo è quello che mettiamo in forma di dramma nella nostra sceneggiatura. Non il contrario." 7 A differenza della visione disfattista di Trumbo, Fast ebbe come Koestler un'opinione più fiduciosa e ottimistica circa le reali possibilità di vittoria di Spartacus. Nel romanzo di Fast, Crasso confessa ai suoi compagni: "Sentirete dire che la rivolta degli schiavi fu cosa di poco conto: è naturale, dato che gioverebbe poco a Roma dire al mondo intero quanto filo da torcere ci hanno dato certi schiavi. Ma qui, su questa bella terrazza, a casa del mio caro e buon amico Antonio Caio, con gli ospiti presenti, possiamo fare ameno delle leggende. Nessuno mai fu così vicino a distruggere Roma come Spartacus, e nessuno la colpì altrettanto duramente ... Se Spartacus avesse realmente avuto ai suoi ordini i trecentomila uomini che si suppone che egli abbia comandato, oggi, in questa piacevole 106 mattinata, noi non saremmo seduti qui, nella più bella casa di campagna d'Italia. Spartacus avrebbe conquistato Roma e il mondo intero. Altri possono nutrire dei dubbi in proposito, ma io, che ho combattuto molte volte contro di lui, no: io lo so. La verità è che la massa degli schiavi d'Italia non si unì mai a Spartacus. Credete che se essi fossero stati di quella tempra noi staremmo seduti qui, in questa piantagione dove gli schiavi ci superano in rapporto di uno a cento? Certo, molti si unirono a lui, ma egli non comandò mai più di quarantacinquemila uomini, e questo solo quando era all'apice del suo potere. Non ebbe mai una cavalleria come quella di Annibale, eppure, egli, più di Annibale, si avvicinò a sottomettere Roma, una Roma così potente che avrebbe potuto annientare Annibale in una sola battaglia!"8 Trumbo vuole tenere il piede in due scarpe. Il suo insistere sullo schiacciante potere di Roma per spiegare l'inevitabile sconfitta di Spartacus contraddice il continuo enfatizzare le eroiche imprese militari del suo protagonista. Come avrebbe potuto la rivolta di Spartacus scuotere Roma dalle fondamenta, come sostiene Trumbo, se in realtà egli era condannato fin dall'inizio? Se mai ci fu qualche reale possibilità di vittoria, allora perché preoccuparsi di soffermarsi sulle vittorie di Spartacus considerandole innanzitutto come simbolo di speranza? Il reale messaggio del nostro film non è forse in sostanza, che nella storia il "quasi" non conta e che i buoni alla fine hanno la meglio? Attribuire la colpa del fallimento delle rivoluzioni al potere di potenze capitaliste nemiche è diventata usanza comune degli apologisti dell'ala di sinistra che si rifiutano di criticare o almeno

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