5. Se questa tesi è vera, è impellente lavorare per la formazione di una "leva della pace e della solidarietà internazionale" nel nostro paese. Cosa significa? Vuol dire promuovere e rilanciare la formazione di veri e propri corpi di volontari, giovani, obiettori di coscienza che in Italia, in Europa e nel Terzo mondo intraprendono azioni ed iniziative di solidarietà e cooperazione, a difesa dei diritti umani, a tutela dell'ambiente. In Albania, in Palestina, nei paesi dell'Africa subsahariana: in questi ed in altri luoghi è possibile rilanciare un impegno concreto e utile con alla base i valori della solidarietà e della nonviolenza. La solidarietà internazionale non può essere affare di pochi. Non possiamo accontentarci delle "pennellate" sulla fame nel Terzo mondo. La situazione della gestione delle politiche di cooperazione internazionale per il Terzo mondo è scandalosa: pochi soldi, utilizzati per politiche commerciali e soldi buttati o regalati alle élites dei paesi africani o latino-americani. Meglio non sfiorare il problema della qualità dei progetti realizzati. Pochi sono i volontari con la legge 49 sulla cooperazione allo sviluppo (qualche centinaio) e al lumicino i giovani che svolgono il servizio civile sostitutivo nel Terzo mondo. La colpa è anche delle leggi: la n. 49 prevede un periodo minimo di volontariato di due anni; la legge 772 sull'obiezione di coscienza non prevede affatto questa possibilità. Un'altra parte di volontari va con le strutture dei campi di lavoro e delle missioni. C'è la vecchia idea di un servizio civile nazionale (ed internazionale) obbligatorio per ragazzi e ragazze. In diverse forme l'Arei e la Caritas hanno recentemente lanciato la proposta. In fondo, nel- !' art. 52 della Costituzione ("La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino") è contenuto - implicitamente - un principio condivisibile: che ci sia, cioè, una parte piccola della propria vita che si dedica al servizio della comunità per "difenderla" dalle minacce e dai pericoli. Che non sono più i cosacchi del Don o le truppe magiare, ma il rischio ambientale, l'emarginazione, il sottosviluppo. La solidarietà è un'opzione etica, ma in alcuni casi può diventare un dovere, specie quando la deregulation egoistica ci dà solo ingiustizie. E tanto più ciò acquista un senso in un quadro internazionale. Se l'Onu, oltre che seguire i dettami degli Stati Uniti e della Gran Bretagna quando si tratta di fare guerre, provasse a realizzare le sue finalità, potrebbe costruire siffatti "corpi della pace e dei volontari". Basterebbe, per l'inizio, uno "status internazionale degli obiettori di coscienza". 6. Il mondo è cambiato, radicalmente. Lo squilibrio Nord-Sud è la nuova "guerra" dei prossimi anni. Una guerra che uccide, umilia, mortifica culture e popoli. Questa guerra si aggraverà. Quello che non si capisce è che il nostro sviluppo è ingiusto e insostenibile, anche per le nostre società. Ormai, il futuro è comune, e deve essere solidale. A meno di non costruire nuovi muri. Negli ultimi discorsi Ernesto Balducci diceva che un muro, quello di Berlino, era caduto, ma uno più alto e resistente era ancora solido: q_uelloche divideva i paesi ricchi e i paesi poveri: E quello il confine di una nuova guerra, quella del sottosviluppo, un "conflitto a bassa intensità" - per dirla con le parole di Susan George - ma dagli effetti altissimi. E allora i volontari internazionali - uomini e donne che consumano parte della loro vita a contatto con gli ultimi, con gli "uomini-topo" - sono dei pionieri della pace, profeti di un diverso ordine internazionale fondato sulla giustizia, anticipatori di stili di vita e di valori educativi solidali, sperimentatori di una fratellanza multirazziale e multietnica. È un'etica della responsabilità - si è detto - a muoverli e non il cruciverbone di Toto Cotugno o i fustini di Dash che dispensano solidarietà a basso costo (ideale). Cinque anni nel Benin a fare il medicp invece della carriera; per due mesi in un campo di lavoro in Bangladesh invece delle vacanze: queste e altre le personali scelte dei volontari internazionali. Oggi ci sono tante piccole e grandi sfide del sottosviluppo e dei diritti negati nel terzo mondo: i volontari internazionali hanno le carte per essere dei modesti, concreti e silenziosi operatori di pace e di solidarietà. Forse non avranno il fascino dei guerriglieri della Sierra Maestra. Ma sono un'altra cosa. MAIS LATERRA ASSOCIAZIONE DI VOLONTARI PER LA COOPERAZIONE SOCIO-SANITARIA Finalità: - fornire assistenza sanitaria ai paesi che ne sono privi - aiutare le iniziative già esistenti in loco per la promozione socio-sanitaria - mobilitare il volontariato e le risorse locali - diffondere la consapevolezza dei bisogni e la cultura della corresponsabilità negli ambienti di provenienza degli aiuti Dal 1991 MAIS opera nell'interno del Maranhao (Brasile) nelle specializzazioni dell'Oculistica e delle Scienze dell'alimentazione, con specilisti italiani, olandesi, e portoghesi. Mezzi: - volontari per operare temporaneamente in loco a titolo gratuito - denaro per il viaggio dei volontari che non possono provvedervi direttamente e per gli aiuti materiali - cooperazione con organismi consimili - attività culturali funzionali alle finalità Maggiori informazioniall'indirizzo sotto-indicato. Laquota associativa e i contributi possono essere inviati a mezzo assegno nontrasferibile intestatoa: MAIS, oppure amezzo bonifico bancario sul c/c 06.12556 presso la Banca Lombarda, agenzia n. 6, Via V. Monti 42, 20123 Milano. MAIS, sede sociale e amministrativa, Via V. Monti 50 20123 Milano (ltaly) - tel. e telefax 0039/02/48009816 15 < e = .. ~ .. e I
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==