Linea d'ombra - anno X - n. 72 - giugno 1992

SUL VOLONTARIATO volontarietà dell'intervento, la scelta degli associati lo sottrae maggiormente ai rischi della standardizzazione e del!' autoconservazione. Solamente in un sistema integrato di servizi sul territorio, nei quali ognuno (cittadino volontario compreso) si pone nella correttezza della relazione, è possibile un salto di qualità nelle risposte sociali. L'aver creduto, nel passato anche recente, che la sola legge o la sola istituzione del servizio fossero sufficienti ad attivare risorse è stato un gravissimo errore. Solamente nella condivisione è possibile rispondere ai bisogni di tutti, attivando energie necessarie alla soluzione dei disagi. Ogni schema "comunitario" ha la pretesa di aver applicato la correttezza dei rapporti: da cui le leggi del rispetto, della "fiducia", della "pari dignità". La condivisione è la modalità concreta della correttezza, sempre per rimanere nel linguaggio tecnico, della relazione. Per chiudere, un riferimento biblico che, con altri linguaggi e altri significati, ripercorre la stessa dinamica e, analogicamente, esprime gli stessi contenuti. Il Vangelo di Giovanni usa spesso l'immagine del pastore che fa "unità" con il gregge. (Cfr. Gv. 10, 11-18). Al capitolo decimo fa la distinzione tra il pastore e il mercenario: il primo "dà la vita" perché il gregge "gli appartiene"; al secondo "non importa", "perché è mercenario". I modi di essere mercenari sono molti, soprattutto oggi. Il futuro Il futuro lancia una sfida formidabile. Se i servizi saranno accompagnati da umanità/professionalità, le persone più in difficoltà avranno una vita vivibile. Se invece prevarrà, come sembra, lo schema di una professionalità scostante, la prospettiva è di una presenza/sicurezza svuotata da ogni forma affettiva. L'attesa sarà un lungo silenzio, vicino alla solitudine. Probabilmente la durata della vita sarà allungata: le sicurezze e la quantità della vita anch'esse tutelate, ma non si potrà chiedere - in quanto non previsti nei contratti- né condivisione, né parità. È lo schema già prevalente nei paesi dal cosiddetto alto sviluppo sociale. A quel punto la gente chiederà - ironia della sorte - di vivere meno, perché non ha più senso vivere quantitativamente. Se le recenti leggi sociali- la n. 266/1991 sul volontariato; la n. 381/91 sulle cooperative sociali; la 104/92 sull'handicap-vorranno recuperare le dimensione umano-condividente, il rischio è in qualche modo ridimensionato. Se invece anche il volontariato e la cooperazione sociale saranno chiamati ad allinearsi agli standars dell'efficienza e dell'anonimato del servizio, ciò significa che l'emarginazione, combattuta sul versante dei servizi, sarà reintrodotta in forma più sottile e subdola. Ali' impegno contro l'emarginazione vecchia e nuova sono chiamati quanti credono all'umanità. LATERRA Per la pace e per il futuro Il volontariato internazionale Giulio Marcon 1. Migliaia di volontari ogni anno svolgono attività di solidarietà, di educazione, di tutela ambientale andando a lavorare nel Terzo Mondo o in altri paesi. Non è un fenomeno nuovo; nè per le esperienze concrete svolte, tantomeno per le ispirazioni. "Progetti di sviluppo", campi di lavoro, scambi: in queste e in altre forme tali esperienze si realizzano. Le Organizzazioni non governative per lo sviluppo, i Volontari per la pace, il Servizio civile internazionale, i Quaccheri, il Movimento cristiano per la pace: questi ed altri movimenti hanno promosso e continuano ad organizzare ogni anno centinaia di piccole e grandi iniziative di volontariato caratterizzate dall'incontro, dalla solidarietà e dalla cooperazione internazionale. Anche i precursori hanno ormai una storia di decenni. Non andando più in là di questo secolo, come non ricordare negli anni Venti il fondatore del Servizio civile internazionale (Sci), lo svizzero Pierre Ceresole che individuava in queste forme di volontariato internazionale un nuovo modo per connotare l'impegno per la pace e la nonviolenza (la prima iniziativa di Ceresole nel 1919 fu la ricostruzione di un villaggio intorno a Verdun, distrutta durante la prima guerra mondiale); oppure il presidente americano Kennedy con l'idea dei "peace corps"; o ancora negli anni Sessanta il sorgere di una tendenza culturale (più ideologizzata, e oggi morta) del "terzomondismo" e quella religiosa del missionarianesimo sociale. Nei paesi europei ed occidentali a tutto ciò corrisposero anche politiche e provvedimenti pubblici: la possibilità di svolgere il servizio civile sostitutivo al militare nel Terzo Mondo o incentivi al volontariato internazionale. In Italia la legge Pedini è del 1966: fu il primo provvedimento che incoraggiò e sostenne queste esperienze, ma anche una prima risposta, strumentale, al fenomeno dell'obiezione di coscienza: neritardò il riconoscimento al 1972, quando fu approvato uno specifico disegno di legge. Queste esperienze fino agli anni Sessanta sono state poco conosciute, considerate come minoritarie e svalutate, come d'altronde tutto il volontariato e le forme di azione sociale di base ed educative. La "politica vera" era un'altra: il partito, il sindacato, l'associazione di massa. Giulio Marcon (Roma 1959) è stato segretario nazionale del Servizio Civile Internazionale, branca italiana, dal1983 agli inizi di quest'anno e ha diretto il periodico di informazione sul volontariato "Centofiori". L'indirizzo di entrambi è in via dei Laterani 28, 00184 Roma. Lavora da qualche mese presso l'Associazione per la pace. 13 < I = .. ~ .. e z ~

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